Capitolo 3

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Kevin continua a picchiarmi.
Mi sto assentando dall'università.
Prima era facile nascondere i miei lividi, ma ormai è impossibile.
Nessuno sa quello che mi sta facendo quel mostro.
Tutti i giorni, a tutte le ore, viene di prepotenza a casa mia e mi picchia.
Nella mia stessa abitazione, fra le pareti spesse delle mie stanze, si consuma un massacro silenzioso.
Mi accusa tradirlo.
Mi fa male tutto, e credo di avere delle costole rotte.
Mi vergogno di dirlo a qualcuno, ed ho tremendamente paura di come possa reagire lui.

Stanotte, verso le tre si è presentato a casa mia.
Ha sfondato la porta.
Credo fosse ubriaco fradicio.
Gli ho detto di andarsene o avrei chiamato la polizia.
Lui mi ha immobilizzata, stringendomi con forza i polsi.
Mi ha colpito alla testa.
Mi sono svegliata legata al mio letto, con le mie stesse lenzuola bianche avvinghiate agli arti.
Ho sentito il suo corpo sopra di me, il suo gemere animalesco sul mio collo, dilaniato dal suo respiro pesante.
Mi ha sfilato gli slip, palpando con insistenza il mio seno.
Ha abbassato la lampo dei suoi jeans, ed è entrato dentro di me con violenza.
Mi ha violentata.
Non so se si può definire violenza l'atto sessuale ricevuto dal proprio ragazzo.
Non riesco a descrivere come mi sento.
Il dolore fisico e psicologico è atroce.
Se n'è andato.
Non ho detto a nessuno quello che mi è successo.
Da due giorni Kevin non si è fatto vivo.
Io mi sento malissimo, e, constatato il fatto che non portasse il preservativo, ho il terrore di essere incinta.

Oggi pomeriggio ho comprato un test di gravidanza.
È positivo.
Cosa devo fare?
Abortire? Tenere il bambino?
Questa creatura è frutto di quell'atrocità.
Ma che senso ha abortite? Lui non ha colpa.
Ho preso una decisione.
Lascerò Kevin, lo denuncerò, racconterò tutto quello che mi ha fatto e terrò il bambino.

Oggi è venuto nel primo pomeriggio.
Dice di avermi visto comprare un test di gravidanza.
Era furibondo.
Ha aggiunto anche che quello non è suo figlio, perché non avevamo mai avuto rapporti.
Ero senza parole, indignata.
Come poteva mentire? Mi ha violentata.
Ha iniziato a spintonarmi.
Poi ha preso a pugni il mio ventre, quando sono finita per terra, gridando che quello era figlio di un bastardo.
Non aveva tutti i torti.
Io urlavo di smetterla, e cercavo di fermare i suoi pugni con le mie esili braccia.
Se n'è andato dopo avermi lasciata agonizzante sul pavimento.
Subito dopo ho avuto delle perdite di sangue.
Alla fine ho espulso quello che avrebbe essere il mio bambino.
Sono stanca.
Sono arrabbiata.
Sono disperata.

Demoniac: Non toccarmi - Don't touch me ✔Where stories live. Discover now