VII. Cigno

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Il fuoco scoppiettava davanti a lei, nonostante fosse maggio inoltrato.
Sophie scorse per un istante tra le fiamme l'ombra di un cigno, ma non potè rimanere a pensarci a lungo perchè sentì il rumore di qualcuno che scendeva le scale.
La cosa bella della torre di Grifondoro?
Non potevi venir colto alla sprovvista, perchè le scale scricchiolavano.
"Ehi" la voce calda di Sirius la raggiunse.
Sophie sorrise al buio.
Non lo vedeva, perchè il ragazzo continuava a stare dietro di lei, eppure immaginava  perfettamente il gioco di ombre e luci che il fuoco stava facendo sul suo viso.
Era sicura fosse bellisismo.
Sirius le mise le mani sulle spalle come se volesse farle un massaggio.
"Sei nervosa" constatò "i tuoi nervi sono tutti accavallati"
"Forse perchè fra qualche settimana ci sono i G.U.F.O.?" replicò.
Sirius rise.
"O forse perchè sei con me" fece "forse sono io che ti rendo nervosa"
Sophie rimase in silenzio.
Lo sentì muoversi dietro di lei e scostarle i capelli biondi da un lato.
Si chinò e le baciò il collo, salendo poi verso la mascella.
Lei emise un gemito, stringendo le mani chiuse a pugno sulla gonna della divisa.
Sirius scese poi vicino alla curva delle labbra.
Fu allora che Sophie si voltò di scatto e lo guardò negli occhi.
"Cosa stai facendo?" sussurrò.
Il cuore le martellava nel petto come se fosse impazzito.
Sirius sorrise, sporgendosi in avanti.
"Buon compleanno Sophie"
Sophie si alzò di scatto, con il cuore in gola.
Lily fece un salto indietro, spavantata da tanta irruenza.
"Cosa?" fece Sophie, guardando l'amica "Hai detto qualcosa?"
"Buon compleanno Sophie" ripetè la rossa "e ha funzionato, visto che ti sei svegliata"
Sophie si guardò intorno: era nella camera che condivideva con Lily, come tutte le mattine, e di sicuro di Sirius non c'era alcuna traccia.
Era stato un sogno: bellissimo, ma pur sempre non reale.
Come quando sogni qualcosa di splendido, che ti sembrava accaduto davvero, e quando ti svegli ti assale quella terribile sensazione che ti fa avere quella morsa nello stomaco.
Ti senti triste, illuso, perchè avresti voluto fosse successo davvero.
Era così che Sophie si sentiva.
Ma non lo diede a vedere, perchè quello era il giorno del suo compleanno e non sarebbe stata triste.
Sedici anni si compivano una volta sola.
"Grazie Lils" le sorrise e Lily l'abbracciò.
"Che ore sono?" fece poi.
Lily frugò nel suo baule, come alla ricerca di qualcosa.
"Siamo in ritardo per la nostra tabella di marcia" disse "quindi salterai la colazione"
"Io? E tu?"
"Oh io sono sveglia da ore, per organizzare tutto"
Sophie inarcò un sopracciglio chiaro.
Lily si voltò verso di lei e le puntò un dito contro.
"Ora vai a prepararti" ordinò "e fra cinque minuti ti voglio pronta per questa magnifica giornata"
Lei rise, annuendo.
Cinque minuti dopo era pronta e Lily le andò incontro con un foulard in mano.
"È questo che stavi cercando prima nel tuo baule?" chiese Sophie.
"Affermativo ragazza"
"E vuoi mettermelo sugli occhi?"
"Ci puoi giurare"
Lily soffocò le proteste dell'amica e la bendò, conducendola poi fuori dal loro dormitorio.
Sophie pensò distrattamente che quasi non ne poteva più di venire trascinata in posti che non conosceva dai suoi amici, ma alla fine non era poi così male.
Certo, Lily era stata la prima a bendarla.
"Manca poco" promise la rossa, spingendo l'amica da dietro "promesso"
"Anche perchè sto per diventare cieca"
"Oh quante storie"
Sophie sorrise, curiosa di vedere cosa avessero organizzato per il suo compleanno.
"Eccoci qui"
Lily la fece fermare e poi le tolse il foulard dagli occhi.
"Buon compleanno" sussurrò, con le mani sulle sue spalle.
Sophie spalancò la bocca, attonita.
Erano nel giardino di Hogwarts, con il sole al massimo della sua traiettoria che tingeva d'oro l'acqua del Lago Nero davanti a lei.
All'ombra di una grossa e antica quercia, c'era una tovaglia da pic-nic come quelle che si vedevano nei film anni cinquanta, con gli scacchi bianchi e rossi piena di tutte le prelibatezze che gli elfi domestici producevano nelle cucine.
La cosa più spettacolare, che sapeva essere un tocco di Lily, era una scritta che volteggiava sopra la tovaglia, lettere d'oro che andavano a formare la frase "BUON COMPLEANNO SOPHIE!"
E poi c'erano i suoi amici.
"Oh ragazzi" fece lei, senza parole "non so cosa dire"
Jennifer le corse incontro e l'abbracciò, seguita a ruota da Alex.
"Buon compleanno, sorellina" le bisbigliò all'orecchio, facendola anche alzare da terra per farle fare una giravolta, provocando le sue risa.
Quando la mise giù, la guardò un po' triste.
"Mi dispiace che lui non ci sia" disse a bassa voce, in modo che solo lei sentisse.
Sophie, con un braccio d Alex ancora sulle spalle, si voltò a guardare i malandrini.
E le venne una fitta la cuore.
Sirius non c'era.
Si impose di far calare una maschera sul viso, perchè nessuno notasse quanto questo l'avesse ferita.
In un piccolo angolo della sua mente, ma in tutto il suo cuore, aveva sperato che il sogno di quella notte potesse diventare realtà.
Ma a quanto pare era destinata a sbagliarsi.
I malandrini l'abbracciarono a turno, facendole gli auguri.
Quando si sedettero sulla grossa tovaglia, Sophie li guardò uno per uno.
"Grazie a tutti, davvero" disse "non so come farei senza di voi"
"Sei speciale, Sophie" disse Jennifer, con un sorriso.
Aveva la testa appoggiata sulla spalla di Alex e parevano un quadretto di san Valentino.
"Confermo" fece il fratello "e se lo dico io, è tutto dire"
Sophie gli mollò un pugno sul braccio, ridendo.
Lily le poggiò il mento sulla spalla, annuendo alle parole di Jennifer.
"Mi è dura ammetterlo" fece James, annuendo "ma sei il collante di noi malandrini"
"È grazie a te se siamo sempre uniti" aggiunse Remus.
"Concordo" fece Peter, mangiando uno zuccotto.
Sophie sorrise, poi prese il coraggio tra le mani e fece la domanda che si era tenuta dentro per tutto il tempo.
"Sirius?"
I malandrini si lanciarono uno sguardo.
"Avrebbe voluto esserci" assicurò Remus "ma questa mattina a colazione ha ricevuto una lettera ed è fuggito via"
"Oh"
"Sono sicura che si farà vedere" fece Jennifer "almeno per farti gli auguri"
"Sì, sicuro" commentò Sophie, ma non ne era così convinta.
Ricordava quando Remus le aveva detto che Sirius aveva parlato con suo fratello, al ballo di Carnevale, mesi prima, e ricordava la sua reazione.
Era scappato.
E se in qualche modo la lettera ricevuta quella mattina fosse collegata alla sua famiglia con la quale aveva un rapporto delicato?
Sophie avrebbe tanto voluto dare una mano, ma non conosceva tutte le carte in tavola.
Passarono il pranzo ridendo e scherzando, perfino Lily e James andarono d'accordo.
Ad un certo punto Alex guardò il lago e si dipinse sul suo viso uno sguardo che Sophie conosceva fin troppo bene.
Era lo stesso di quando da piccoli la trascinava nel giardino di casa loro e cominciava a tirarle la neve addosso.
"Oh no" fece lei "non ci pensare nemmeno"
Lui si voltò a guardarla con un sorrisetto in volto.
"Cosa?" fece Lily, guardando i fratelli.
"Alex?" fece Jennifer.
"Questo silenzio mi sta inquietando" commentò James "e specialmente gli sguardi di Sophie e Alex"
"Questa è la classica conversazione muta tra fratelli" spiegò Remus "ci scommetto quello che vuoi"
"Non ci provare" intimò infine Sophie.
Ma Alex si era già alzato in piedi.
Lei lanciò un urlo quando lui la prese in braccio e si mise a correre verso il lago.
"Fermatelo!" gridò.
Le ragazze e i malandrini si misero a ridere.
Quindi si alzarono e presero anche loro a correre, facendo pensare a Sophie che forse l'avrebbero aiutata.
Peccato si sbagliasse di grosso.
"Giuro che ti uccido" sibilò lei al fratello.
Alex rise e la lanciò in acqua.
Il grido di Sophie fu soffocato quando dovette trattenere il fiato.
Si tirò su con uno scatto, completamente bagnata.
"Oh quando ti prenderò!" intimò e prese ad inseguire il fratello, cercando di bagnarlo.
Così iniziò una battaglia vera e propria a suon di schizzi e grida.
Si erano create due squadre: ragazzi contro ragazze.
Alla fine vinsero le ragazze, com'era prevedibile.
"È solo perchè avete avuto l'aiuto della piovra gigante" commentò James, bagnato fradicio.
"Oh non credo proprio Potter" replicò subito Lily, ancora ridendo "la piovra gigante ha semplicemente contribuito perchè aveva capito fossimo noi già in vantaggio"
"Oh si" concordò Jennifer, battendo il cinque alle altre due.
"In tutto questo ognuno di voi concorderà che è stata tutta colpa di Alex" commentò Sophie, a braccia conserte.
"Alex è stato il nostro migliore soldato" osservò Remus.
I malandrini fecero il saluto militare, mentre Alex si inchinò.
"Almeno siamo pari, adelfh" commentò lui "come vedi sono completamente fradicio"
Sophie finse di pensarci su.
Poi si chinò, veloce come un lampo, e lo schizzò in viso.
"Ehi!"
"La faccia era ancora asciutta" lei alzò le mani in segno di resa.
Tutti scoppiarono a ridere.
Il sole stava lentamente tramontando dietro le montagne scozzesi, tingendo d'oro e color corallo il cielo.
"Forse è il caso di rientrare prima di prenderci tutti un malanno, specialmente voi cinque che siete bagnati" disse Lily, ovviamente la più responsabile del gruppo.
"Hai ragione" fece Sophie, mettendole una mano sualla spalla "sarà meglio cambiarsi prima di cena"
Così raccolsero le loro cose e i ragazzi insieme a Sophie andarono nei propri dormitori.
Lei si mise davanti allo specchio, una volta pronta per scendere, e si fermò a guardare il suo riflesso.
Non sembrava avere un anno in più e nemmeno se lo sentiva.
Lo sguardo castano che i suoi occhi le restituivano era sempre lo stesso.
Allegro, ma che serbava un velo di malinconia.
Avrebbe tanto voluto passare quel giorno in compagnia di Sirius.
I suoi sentimenti la stavano torturando: come si poteva provare qualcosa per una persona e starci così male?
Era una vera ingiustizia.
Sospirò e uscì dal dormitorio, scendendo le scale a chiocciola.
Sentiva le voci dei malandrini che litigavano per chi dovesse farsi la doccia per primo e sorrise, perchè erano proprio incorreggibili.
Quanso si ritrovò nella sala comune, il cuore le fece un balzo nel petto.
Sirius era lì, seduto sul divano davanti al fuoco che giocava con una piccola scatola nera.
"Chi non muore si rivede" fece lei, senza riusicre a mordersi la lingua in tempo.
Lui si voltò di scatto, quasi spaventato, e il suo viso assunse uno sguardo colpevole.
"Mi dispiace tanto" disse.
Lei fece qualche passo in avanti, piazzandosi accanto a lui.
"Per quel che vale, è ancora il tuo compleanno" continuò Sirius, con un piccolo sorriso "perciò auguri"
Si odiava per questo, ma Sophie non sapeva resistere a quel maledetto sorriso da piantagrane.
Lei gli fece un piccolo sorriso, sedendosi accanto a lui.
Si rese conto con un brivido che era la prima volta che rimanevano da soli dal ballo.
E che quella situazione era la stessa del suo sogno.
"Cos'è?" fece quindi, indicando la scatolina.
"Oh me ne stavo quasi dimenticando"
Sembrò riscuotersi dallo stato di trance in cui era caduto e gliela porse.
"Per te"
Lei gli strinse la mano, per un istante, e sembrò che una scarica di elettricità scoppiasse tra i due.
L'aprì e prese tra le mani la collanina.
"Un cigno?" fece Sophie, con un sorriso.
Guardò il ciondolo d'argento che brillò alla luce del fuoco.
"È il simbolo della tua famiglia, no?" chiese Sirius.
Lei inclinò la testa, continuando a studiare il cigno.
"E tu come fai a saperlo?"
"Non vengo certo a rivelare i miei trucchi a te"
Sophie rise.
"E poi ha anche delle radici greche" proseguì "secondo la leggenda, Zeus si trasformò in un cigno per sedurre Leda"
"E da Leda nacque Elena"
"La donna più bella del mondo"
Non aveva mai visto gli occhi grigi di Sirius così intensi.
Quello sguardo aveva un qualcosa di ipnotico, che la spingeva ad avvicinarsi sempre di più.
Si sporsero in avanti in conteporanea, come attratti dalla stessa calamita.
Non seppero mai chi dei due avesse fatto il primo passo, di chi fosse stata l'idea o se fosse stato qualcosa a cui erano destinati.
Sapevano solo che ad un certo punto si stavano baciando, mentre Sophie aveva una mano sulla guancia di Sirius.
Se prima era parsa una piccola scossa, adesso era scoppiato un temporale in piena regola.
Sirius l'attirò più a sè, posandole le mani sui fianchi.
Lei mise anche l'altra mano a coppa intorno al collo di lui.
Le labbra di entrambi crepitavano, segno che volevano di più, bramavano più contatto.
Era il suo primo bacio, eppure era come se Sophie sapesse perfettamente cosa dovesse fare.
Forse era l'istinto a guidarla.
Era strano da spiegare, ma quando le loro labbra si incontrarono fu come se entrambi avessero capito che era questo quello a cui erano destinati.
In qualche modo, di sicuro non semplice ma alquanto complicato, si appartenevano.
Non poteva esistere l'uno senza che esistesse anche l'altro.
Erano destinati l'uno all'altra.

Hold on | Sirius BlackWhere stories live. Discover now