1. "Serial killer?"

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<<Quando dobbiamo incontrare il responsabile dell'Associazione?>> chiese, tamburellando le dita sul legno della scrivania ed osservando Nathan distogliere lo sguardo dai fogli di giornale e dedicargli la sua completa attenzione.

<<Domani alle undici. Il signor Anderson ha organizzato un incontro>> affermò, passandosi le dita sulla cravatta nera prima di alzarsi e stiracchiarsi i muscoli mentre Jonathan annuiva accarezzandosi con una mano la barba scura, il cipiglio sul volto non sembrava volerlo abbandonare.

<<È pronto il progetto che presenteremo?>> domandò, appoggiandosi allo schienale della poltrona che inclinandosi leggermente lo accolse come una nuvola soffice.

<<Certo, Matthew se ne sta occupando>> affermò Nathan, infilandosi le mani nelle tasche e dondolandosi sui talloni.

<<Voglio la lista di tutte le persone che verranno con noi. Nome, cognome, professione. Tutto >> ordinò, alcuni secondi dopo con una smorfia sul volto.

<< Hai paura di partire con un serial killer?>> ridacchiò Nathan dandogli le spalle ed avvicinandosi alla zona bar dell'ufficio di Jonathan. Afferrò due bicchieri di vetro e versò in ognuno di essi due dita di whisky, aggiungendo poi il ghiaccio nel bicchiere del suo amico.

Jonathan, con un cipiglio infastidito nel viso, afferrò il bicchiere che Nathan gli porse con un sorriso divertito, per poi sorseggiare lentamente il suo drink preferito.

<<Non li conosco. Pensi che partirò con delle persone di cui non conosco niente, che dormirò sotto lo stesso tetto con dei completi sconosciuti?>> chiese duramente, alzando le sopracciglia e zittendo il suo amico che smise di ridacchiare annuendo con una smorfia.

<<Chiama la segretaria del signor Anderson e fatti dare la lista dei volontari, dopodiché inviala a Jones e lui farà tutto il lavoro>> ordinò, prima di ingurgitare gli ultimi sorsi del suo whiskey.

Sarebbe partito per l'Africa per quasi tre mesi con dei completi sconosciuti. Non lo preoccupava l'enorme differenza che avrebbe trovato una volta arrivato o il modo completamente diverso in cui avrebbe vissuto in quel periodo, ma l'idea di vivere con persone estranee.

Lo preoccupava la privacy che non avrebbe più avuto e sopratutto l'idea di lasciare il suo lavoro nelle mani del padre.

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Sentiva il sudore percorrerle la fronte e la pelle accaldata del collo mentre il suo petto scendeva e saliva velocemente.

Un piccolo sorrisetto le increspò le labbra secche quando riuscì a schivare l'ennesimo pugno che le sfiorò la coda di cavallo spettinata.

Si rimise velocemente in posizione per poi sferrare un perfetto gancio destro contro la guancia della sua avversaria.
Un gemito lasciò le labbra della ragazza che immediatamente tentò di aggredirla senza risultati, perché inciampò perderdendo l'equilibrio.

Una risata forte lasciò le labbra di Isabella che, senza fiato, si piegò su se stessa appoggiando le mani coperte dai guantoni rossi sulle ginocchia.

<<Vaffanculo>> sputò Kylie, stesa sul pavimento morbido, la braccia e le gambe spalancate mentre guardava di sottecchi la ragazza che piegata dalle risate si toglieva i guantoni tirando con i denti la fascia che stringeva i suoi polsi.

Isabella prese un respiro profondo passandosi la mano sulla fronte sudata e scostandosi le ciocche di capelli scappate dalla coda, per poi porgere il braccio a sua cugina che, tirandosi su, barcollò leggermente.

<<Sei una stronza, te l'ho già detto?>> domandò Kylie, affiancando sua cugina che con calma ed un sorriso vittorioso sulle labbra, camminava verso gli spogliatoi femminili superando la zona cardio e pesi dove, a quell'ora del giorno, c'erano solamente un paio di persone.

Perso Senza Di TeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora