- You Want To Bet With The Devil? -

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Quella stessa sera ero invitata a cena. Da chi? Ma dai Pece, ovvio. Solo che quella non era un cena come le altre, era il venticinquesimo  anniversario di matrimonio dei coniugi Pece – anche se la festa vera e propria ci sarebbe stata la settimana successiva -  e pertanto non potevo cercare nessuna scusa per scamparla ,anche se, non avevo più motivi per volerlo fare. Così mi ero infilata un vestitino carino e alle otto in punto mi ero presentata con tutta l'allegra famigliola alla porta della famiglia affianco. Il mio caro amichetto era venuto ad aprire la porta e mi aveva tenuta sotto controllo tutta la serata. Lo sentivo bene il suo sguardo su di me mentre cenavamo - non che io fossi da meno - ,  mentre giocavo con il fratellino e mentre aiutavo a portare il cibo a tavola. C'era qualcosa sotto, lo sapevo, ed ero più che sicura che entro la fine della serata avrebbe fatto qualcosa per peggiorare il mio equilibrio mentale già di per se poco stabile. Non mi sbagliavo ... Verso mezzanotte, quando il sonno iniziava a palesarsi ai miei occhi, mi ero accomodata sul divano, con il piccolo Marco in braccio che dormiva tranquillamente. A mezzanotte e due minuti, avevo sentito al mio fianco il divano sprofondare di poco, eccolo : Mattia Pece..Il Ritorno! Senza aprire gli occhi – anche perché non avrei saputo  dove trovare il coraggio per farlo – avevo detto  << Pece so per certo di non averti mai chiesto favori >> ma – mentre parlavo – mi aveva interrotta <<  Vuoi sfogare la tua ira repressa in una nottata di passione con il sottoscritto? >> aveva chiesto con una chiara – non è un gioco di parole – nota di strafottenza nella voce. Dopo che il mio cuore aveva fatto una capriola – che mi ero sforzata di ignorare – avevo aperto gli occhi riducendoli a due fessure. <<  Pece, davvero, dovresti smetterla di paragonarmi a quelle piccole assatanate che ti fai ogni sera >> . Pungente  e Perfida. <<  Baltori dal tuo tono deduco che in realtà ti piacerebbe essere al loro posto >> aveva replicato osservandomi con cipiglio curioso. << Ma sentilo, sei troppo sicuro di te caro, io faccio volentieri a meno delle tue presunte doti >> . Non giocare con il fuoco Chià. Mi sentivo sicura, con il fratellino tra le braccia non avrebbe potuto fare quei gesti sconsiderati che invece avrebbe fatto se da soli, perché lo conoscevo, e anche bene. Ma  la fortuna – sempre quella stessa  che non ne voleva sapere di stare  dalla mia parte – era tornata a trovarmi, palesandosi ai miei occhi come Patrizia, che , proprio mentre Mattia stava per rispondermi, mi aveva detto  << Tesoro dammi Marco che lo porto a dormire >>. Ero rimasta scioccata, non tanto per quello che mi aveva detto, ma per aver visto un sorriso illuminare il volto del figlio, quello grande. A malincuore avevo lasciato andare il piccolo e mentre mi ripetevo "ho fatto una cazzata, ho fatto un enorme cazzata " guardavo la madre ed il bambino che uscivano dal salotto. Prima che fossi pronta psicologicamente ad affrontare il seguito della mia conversazione con l'altro questo mi si era avvicinato improvvisamente soffiandomi all'orecchio << Quindi stavi dicendo, se non sbaglio >> finta pausa << che io sarei troppo sicuro di me e che tu , invece >> aveva riso <<  fai a meno delle mie eccellentidoti  >>. Non sarei caduta nella sua trappola (?), e poi ero fin troppo animata dal tono di scherno utilizzato nelle sue parole.  Mi ero voltata per guardarlo. Cazzo se era vicino. Riducendo  gli occhi a due fessure avevo risposto << Esattamente perché tu.. >>. << Io cosa? >> aveva chiesto avvicinandosi. << Tu sei >> avevo continuato dopo aver deglutito rumorosamente. << Cosa sono ? >>. Si era avvicinato, ancora. << Tu sei convinto che io >>. << Che tu cosa, Chiara? >>. Vicino, troppo vicino. Sapevo qual'era il suo piano:  era fermamente convinto che io lo desiderassi  e doveva solo portarmi a cedere per avere la sua vittoria e potermi sbeffeggiare a vita. Così sebbene volessi – e lo volevo tanto- che quelle labbra sfiorassero di nuovo le mie, avevo represso il desiderio nell'angolo più remoto del mio corpo, ritirando fuori la voce – e il coraggio – per rispondere << Mattia finiscila! >> avevo tuonato << Te l'ho già detto : Io non sono come loro, quindi smettila di fare >> non mi aveva fatto finire – nuovamente – e mi aveva interrotta avvicinandosi ancora di più – bastava un centimetro e le nostre labbra si sarebbero sfiorate -  << Scommettiamo >>. Uh scommettiamo. La conoscevo fin troppo bene quella parola. <<  No. Non se ne parla >>. I miei complimenti Chiara, hai fatto il primo passo per superare il tuo problema. << Codarda >>. Quel maledetto bastardo sapeva bene dove andare a parare per mettermi in ginocchio. Così, stringendo le mani a pugno, avevo replicato << Puoi dire quello che vuoi, non mi interessa. >>. << Davvero? >> mi aveva chiesto , con finto tono dispiaciuto, sfoderando il suo faccino d'angelo. Prima che potessi mandarlo definitivamente a quel bel paese si era mosso repentinamente, raggiungendo il mio orecchio per poi sussurrarmi << Cosa ti costa eh? Se sei così sicura di potermi resistere perché non stai al gioco?Avresti la vittoria in mano, oppure, in realtà mi desideri più di quanto io possa pensare >>. Oh. Brividi, brividi, tanti brividi. << Io >> stavo cercando un modo per riprendermi e poi , tutto sommato...forse... avrei anche potuto No Chiara! Non farlo! E' lui, Pece! << Ok. Ci sto >> avevo esclamato rinvigorita dalla possibilità di una vittoria, perché io non avrei ceduto ... vero?

Edge of LoveWhere stories live. Discover now