- Do You Want Strawberries?-

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<< Pece tu mi hai dato della zitella acida >> avevo urlato furibonda sbattendo la porta di casa mia. Contro ogni più roseo proposito di passar il maggior tempo possibile lontana da lui, all'uscita della scuola mi ero infilata nella sua macchina, ed avevo iniziato ad elencargli insulti poco , davvero poco, carini. Ma il soggetto sapeva bene come farmi imbestialire ancora di più e non aveva risposto a nessuna mia provocazione, continuando a guidare tranquillo e pacifico come se non fossi presente nell'automobile. << Veramente io ho detto Piccola Zitella Acida >> aveva puntualizzato << E il "piccola" di solito non è un complimento per voi ragazze? >> mi aveva chiesto confuso. Ora ci sarebbe da aprire una parentesi, lo faccio o non lo faccio? E va bene, lo faccio. Sappiamo ormai tutti che Pece è bello, ed in quando tale non passa inosservato agli occhi della popolazione femminile e lui non si fa il minimo scrupolo facendo in modo che tale popolazione possa avere una conoscenza più approfondita del soggetto. L'ho presa alla larga ma penso che il concetto si sia capito, no? << Lo sarà per quelle quattro papere che ti porti a letto Pece >> avevo esclamato irritata. << Gelosa? >> mi aveva chiesto avvicinandosi – pericolosamente oserei dire – alla sottoscritta. << Da morire >> avevo risposto sarcastica, prima di defilarmi in cucina, dove era stata preparata una vera e propria festa per il mancato debito di Mattia. Mentre eravamo a tavola lo osservavo,pensando contemporaneamente ad efficaci modi per eliminarlo una volta per tutte dalla mia vita, se solo lo avessi fatto prima avrei anche evitato l'ergastolo essendo minorenne. Avevo penso l'occasione della mia vita. Sospirai afflitta. << Che c'è tesoro? >> mi aveva chiesto mio padre. Mi ero voltata nella sua direzione per rispondere ma ero stata preceduta da un'altra persona << Sta cercando vendetta perché sostiene che "piccola zitella acida" sia un insulto >> avevo detto alzando le spalle come a dire "e chi la capisce" per poi puntare i suoi occhi azzurri e lipidi su di me, prima di continuare << E nessuno le ha chiesto come è andata l'interrogazione per il nove che voleva fare >>. Ero rimasta paralizzata, non tanto per quello che aveva detto, ma per come l'aveva detto, cercando di scrutarmi dentro con quegli occhi. E poi..da quando aveva interesse per quello che facevo? Avevo inclinato la testa di lato confusa, prima di essere richiamata da mia madre << Oh è vero, come è andata Chià? >> mi aveva chiesto sorridente. << Bene >> avevo risposto senza dare peso alla conversazione, ma continuando a sostenere il gioco di sguardi con Pece ed improvvisamente il mio voto di storia non era più così importante...

<< Mamma >> avevo urlato nella speranza che la mia genitrice ricevesse il mio richiamo, ma niente. << Mamma >> avevo riprovato più forte, ma il risultato era rimasto lo stesso. Avevo allora gonfiato le guancie come una bambina e respirando a pieni polmoni ci avevo riprovato alla volta del "o la va o la spacca". << Mamma, corri immediatamente >>. Il messaggio questa volta era stato recepito, sentivo chiaramente dei passi veloci che salivano le scale – se fosse caduta avrei passato un bel guaio – prima che la figura di una bella donna di quarantacinque anno facesse il suo ingresso in camera mia. << Che succede? >> mi aveva chiesto tutta affannata. << Dove sono le mie fragole? >> avevo risposto con un'altra domanda, usando un tono di voce incrinato . Mi stupivo anche io di come riuscissi a sembrare realmente una bambina in certe occasioni. Mi madre mi aveva fulmina, letteralmente, con lo sguardo per poi dire << Chiara se non la finisci a fare questi scherzi, qualche giorno le prendi sul serio >> aveva pronunciato seria – che poi la minacciavo sempre con la storia del telefono azzurro anche se ormai ero fuori tempo per usarlo - << E poi dimmi che ci fai in mutande >> aveva chiesto notando il mio abbigliamento. Ebbene si, alla fine non ero andata al mare – Giulia doveva fare delle commissioni a sua detta "improrogabili" - e mi ero arresa a studiare qualcosina per il giorno dopo, ma ero rimasta in mutande dopo essermi tolta il costume – mi aveva avvisata tardi – considerato che il caldo era insopportabile. << Sono in camera mia, quindi anarchia totale cara >> avevo risposto , mentre lei mi guardava sconvolta. << E se entra qualcuno? >> mi aveva chiesto curiosa. << Non entrerà nessuno tranquilla >> avevo risposto sicura. Mi aveva guardata come a voler replicare ma poi aveva lasciato perdere ed era tornata al piano di sotto, non senza aver prima ricevuto un ultimatum circa l'intervallo di tempo che le mie fragole avrebbero dovuto impiegare per arrivare in camera. Mentre aspettavo impaziente sfogliando svogliatamente di tanto in tanto in tanto qualche pagina del libro di letteratura inglese avevo sentito altri passi salire le scale, passi che stupidamente avevo attribuito a mia madre. Avevo giù puntato gli occhi sulla porta, aspettando solo che mia madre la oltrepassasse, ma al posto suo era entrato qualcun altro . Mattia mi aveva guardato accigliato , con una coppa di fragole fra le mani, prima di chiedermi ridendo << Che fai così? >> facendo chiaro riferimento al mio abbigliamento. E se dovesse entrare qualcuno?Madre traditrice. << Che ci fai tu qui ? >> avevo chiesto io. << Prima io >>. Mi sembrava un gioco tra due bambini piccoli. << Sono in camera mia e sto come cavolo mi pare, d'accordo Pece? >> avevo sputato acida, molto contrariata dal dovermi alzare per infilarmi il pantaloncino. Stavo infilando l'indumento quando aveva detto << Comunque non c'è bisogno che ti rivesti, non stai male così >>. A queste parole avevo alzato lo sguardo, da tener conto che avevo una gamba dentro ed una fuori dal pantalone, e l'avevo fulminato, pensando – stupidamente- che non servissero parole per fargli capire cosa mi passasse per la testa, e pensando – altrettanto stupidamente- che sarebbe stato zitto. << No, guarda che non scherzo, non ricordavo fossi così ben attrezzata l'estate scorsa, anche se qualcosa già si intuiva dai pantaloni, complimenti Baltori >> aveva concluso divertito sedendosi sul mio letto. Avevo improvvisamente perso l'uso della parola, non riuscivo a rispondere, e lui ne era compiaciuto. Ma poi mi ero ripresa e rossa d'imbarazzo e rabbia gli avevo urlato << Pece, sei un pervertito! >>. << Ma non dire scemenze >> mi aveva rimbeccato subito lui << Ti stavo facendo un complimento , ma a quanto pare non accetti nemmeno quelli >> aveva concluso, unendo un'alzata di spalle – come se quella che problematica fossi davvero io. Per mantenere salda la mia salute mentale e la sua fisica, avevo deciso di accantonare il discorso, anche perché sennò non avrei mai potuto mangiare le mie adorate fragole. << Ok, va bene, ma adesso dammi le fragole >> avevo detto protendendo le braccia verso le fragole che sembravano chiamarmi a loro. << No >>. No?No?Noo?Aveva detto NO e si era alzato portando in alto le fragole così che non mi fossero raggiungibili. << Maledetto >> avevo sibilato a denti stretti << dimmi cosa vuoi e togliti dai piedi >>. Quando faceva così c'era sempre un motivo, e , prima lo individuavo, prima l'avrei cacciato a suon di pedate. << Dammi un bacio >> aveva affermato dopo qualche secondo di silenzio, procurandomi un mezzo attacco di risa isteriche accompagnate dallo stupore di tale richiesta, alla quale avevo risposto con una semplice parolina. << Scordatelo >>. Decisa e mai propensa a cadere nelle mani del nemico. << Va bene >> aveva risposto strafottente << vorrà dire che le mangerò io >> aveva risposto iniziando a portare il cucchiaino alla bocca. << Non ci provare Pece, questa me la pagheresti cara >> avevo sibilato, oramai allo stremo della pazienza. << Tu dammi un bacio >> insisteva! << E le fragole saranno tutte tue , a meno che.. >> e aveva lasciato in sospeso la frase, aspettando una mia reazione, che non era tardata ad arrivare. << A meno che cosa? >> avevo sputato acida. << Baltori tu sai baciare vero? O hai solo paura di non essere all'altezza? >>. Io non sarei all'altezza?

<< Chiara tu hai un problema >> mi aveva detto Giulia. Mi ero messa a ridere sguaiatamente, mi sembrava tanto un discorso che si fa a qualcuno con qualche dipendenza. << E quale sarebbe? >> avevo chiesto – ancora ridendo. << Le sfide! Le sfide sono il tuo problema >>.

Forse Giulia non aveva poi tanto torto, e sebbene la mia ragione diceva di lasciarlo perdere e di non cedere alla provocazione, vedere il suo sguardo – consapevole di avermi in pugno – mi aveva dato alla testa. << Va bene , lurido essere che non sei altro, fai quello che devi fare e poi sparisci >> avevo detto sull'orlo di una crisi di nervi, anche se la frase poteva sembrare ambigua. Come se il resto fosse normale! Aveva iniziato a ridere – le cose sono due: o non sono normale io, o non lo è lui – dicendomi << Forse non hai capito, sei tu che devi baciare me >>. Stavo iniziando davvero a pensare che i soldi destinati all'università e per costruirmi un futuro sarebbero stati spesi per seduta da un'analista che mi aiutasse a risolvere i problemi causati da quello. Ma ormai avevo raccolto il guanto di sfida e avrei fatto tutto – nei limiti sia chiaro – pur di non dargliela vinta. Avevo sfregato le mani tra loro, per scaricare la tensione. Mi ero sempre chiesta come sarebbe stato ribaciare Pece a distanza di tanti anni e con la consapevolezza che non sarebbe stato un bacio tra bambini. Mi ero avvicinata a lui, alzandomi velocemente sulle punte per raggiungerlo, presa dell'idea del "via il dente, via il dolore", e chiudendo gli occhi avevo sfiorato – altrettanto velocemente – quelle labbra , convinta di privarmi il prima possibile di quel contatto che – non lo avrei ammesso neppure sotto tortura – era stato...cavoli!Una scarica elettrica mi aveva attraversata! Ma proprio mentre stavo per ritirarmi, aveva posto la mano destra sulla mia nuca e mi aveva attirato a se. Non vedendomi reagire – anche perché non ne avevo avuto il tempo – e approfittando del mio smarrimento, aveva approfondito il bacio, a cui pian piano mi ero lasciata andare. Lo so , potreste dire che la coerenza non è il mio forte- e sicuramente avreste tutte le ragioni di questo mondo-, ma quel maledetto continuava a lasciarmi con il pollice brevi carezze , proprio sotto l'orecchio, rendendomi incapace di intendere e di volere mentre - anche – dolci brividi mi accarezzavano la schiena. Giustificazione valida?Forse. Improvvisamente a corto d'aria, mi ero staccata ansante e rossa d'imbarazzo, cercando nel suo sguardo una spiegazione – sempre che ci fosse stata . Ma a quanto pare non c'era , oppure non era minimamente intenzionato a darmela, perché dopo aver riottenuto la coppa di fragole, mi aveva sorriso – ed era strano quel sorriso – e se ne era andato, così, senza dirmi niente, mentre ancora sentivo il suo sapore sulle labbra, il sapore del mio peggior nemico.

Edge of LoveWhere stories live. Discover now