3 Pensieri Amari

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E ci stava pensando davvero Natale, il famoso "Barba Natale", ad una possibile vendetta.

Il fanciullo sempre serio e orgoglioso della sua forza, in quel preciso momento non era più se stesso. Era incazzato, talmente tanto che quasi non ci vedeva più. Letteralmente.

Natale muoveva i piedi un po' a casaccio, diciamo a dieci a dieci e ogni tanto tirava un pugno nei muretti del suo quartiere, giusto per far capire ai bambini della zona che era ancora lui il capo nonostante le ferite di guerra.

Il suo migliore amico, Paolo, detto il silenziatore per via dei suoi pestaggi silenziosi, lo aspettava davanti al cancello di casa sua.

«Forte quel Lucio, non me lo sarei aspettato» Disse Paolo.

"Se avessi trent'anni" Pensava Natale "Sarei come Santino pazzo, il mio mentore. Prenderei il mio scooter verde modificato e lo investirei"

«Se solo avessi schivato quel colpo, ma quel rossiccio è stato più veloce degli schiaffi che tira mio padre. Non sono abituato» Replicò Natale.

Paolo non riusciva a nascondere un po' di preoccupazione. Si sedettero sul marciapiede davanti casa a guardare il meccanico che sbraitava al telefono e il figlioletto accanto che estraeva le impurità dal naso.

«Per dare un destro simile, suo padre doveva essere certamente un pugile quando era in vita»

Vi era la convinzione, tra tutti i ragazzi della città, che più forte menava il padre, più forte diventava il figlio a picchiare. Nacque quindi una competizione a chi le prendeva di più, a chi versava dopo più lacrime a letto e attività simili.
Si poteva piangere solo nella propria cameretta, rigorosamente di nascosto e se ti scoprivano in quel delicatissimo stato di transizione al vero uomo, potevi dire addio alla tua dignitá da pestatore.

«Non ne voglio più parlare» Rispose secco Natale.

Santino, detto il pazzo, non sarebbe stato orgoglioso di lui, certamente lo avrebbe tramortito un'altra volta, con crudeltà.

Una volta ricevette per sbaglio un pugno da lui e per una settimana credette di parlare con il cane di sua nonna. Santino, nel suo immaginario, doveva essere più forte di Lucio; vociferavano che fosse sopravvissuto a dieci pistolate in testa e che si fosse recato da solo al pronto soccorso; degli aggressori non se ne sarebbe saputo più niente da allora.
Oppure che fosse riuscito ad andare a centosettanta km/h con il suo cinquantino verde, dopo aver seminato dieci pattuglie della polizia, per poi recarsi nella sua abitazione come se non fosse successo nulla.

Sicuramente era così forte da poter zittire per sempre Lucio.

Un sorriso, quasi peccaminoso, si mostrò in quel che ne era rimasto del viso di Natale.

Dall'altra parte della città, Lucifero, si stava avviando verso casa. Un po' appesantito dalle maledizioni e dai brutti pensieri da parte dei parrocchiani.

Attraversò il giardino comune del suo quartiere e si fece notare dalle vecchiette sedute sulla panchina, davanti al negozio di Santina. Ai loro occhi risultava un bel ragazzo, forse un po' troppo magro.

D'altronde come tutti i sbarbatelli della zona, quel bel cappello rosso risaltava ancora di più i suoi occhi neri.
Neri come la pece o come la maledizione che gravava ancora più prepotentemente sulle sue spalle; non fece che attirare l'attenzione di Santina, che oltre ad essere parrucchiera toglieva anche il malocchio.

«Senti Lucio, ti vedo un po' appesantito, entra pure da me un attimo»
Lucio, che dentro di sé voleva scomparire, accettò il suo invito accennando un timido sorriso e con i piedi rivolti altrove; sperava che se ne accorgesse e per pietá lo lasciasse andare ma niente da fare.

Il negozio, pieno di mosche e zanzare nonostante fosse ancora inverno, era parecchio scialbo. Lo specchio rotto e riparato con della colla bianca, le sedie di legno con gli angoli appuntiti che potevano infastidire pure il Diavolo in persona, il tutto sapeva di una cheesecake andata a male.

Entrarono nello sgabuzzino angusto e a fatica riuscirono a sedersi.

«Ti levo il malocchio, e ti faccio pure una protezione dalle forze del male»
Asserì convinta.

Lucifero, che non sapeva se ridere o fingersi preoccupato, si lasciò andare ad una via di mezzo.

Santina sorrideva, in cuor suo avrebbe voluto trovarsi in una spiaggia paradisiaca delle Bahamas in quel momento ma si accontentava di ricevere le attenzioni di Lucio.

Finita l'operazione, che agli occhi di Lucifero risultava un procedimento banale, consisteva nel mettere un po' di olio sul piatto e di ripetere delle frasi a lui quasi sconosciute. Probabilmente era un miscuglio tra il dialetto messinese e l'aramaico.
Venne forzatamente congedato da un bacio umido sulla guancia, che lo turbò fino a notte tarda.

Quella sera, mentre Don birra, ignaro di tutto, si gustava la sua quarta bionda artigianale sul suo divano a forma di dosso; i parrocchiani, invece, si trovavano in un'agitazione collettiva ancora più seria, perché l'indomani avrebbero rivisto sicuramente Lucio.

E potevano insorgere dei guai seri.

Le Cronache di un Diavolo TravestitoWhere stories live. Discover now