uno

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Vivevo in quello stato di agonia da mesi ormai.
Dopo essere riuscita a rompere definitivamente con il ragazzo che mi aveva ridotta in quello stato, non mi ero più ripresa.
Ero riuscita a chiudere una relazione che di buono non aveva più niente, ma il problema principale era che insieme a lei, mi ero chiusa anche io.
Lorenzo era riuscito a privarmi completamente della mia luce, mi aveva prosciugata e svuotata del tutto.
La nostra relazione era durata due anni, ma l'amore neanche uno.
Era una relazione tossica, violenta ed era diventata, con il passare del tempo, insostenibile.
Mi aveva rovinata, sotto tutti i punti di vista.
Che esagerata, penserete.
Una ragazza a diciannove anni ha ancora tutta la vita davanti.
Ma la mia vita negli ultimi mesi non si poteva neanche definire come tale.
Le mie giornate si dividevano tra università, lavoro e casa.
Non uscivo mai, se non quelle rarissime volte in cui, la mia migliore amica, nonchè coinquilina Mariavittoria, mi costringeva a mettere piede fuori di casa.
E detestavo quando lo faceva.
Ma non riuscivo a detestare lei.
Mariavittoria era l'unica luce nella mia vita buia e vuota.
Ci vedevamo solo la sera tardi, quando, esauste e reduci entrambe dal lavoro, ci concedevamo una cena nel nostro piccolo salotto, per passare la fine di quelle tremende giornate, insieme.
La mia amica, nonostante le estenuanti ore di lavoro e studio, era sempre di buon umore e sprizzava energia da tutti i pori, letteralmente.
Riusciva a far piegare involontariamente le mie labbra, che quasi mai accoglievano un sorriso.
Ed era sopratutto in quei momenti che quel poco di Giulia che era rimasto in me, veniva fuori.

Io e Mariavittoria eravamo completamente gli opposti.
Lei frequentava l'Università di moda, una delle più prestigiose di Milano.
Era una bellissima ragazza, con dei lunghi capelli biondi cenere e gli occhi verde speranza.
Amava la moda, ne era completamente fissata.
Anche solo per andare a buttare la spazzatura, ci metteva circa 10 minuti per scegliere l'outfit.
Gli aggettivi per descriverla non potevano che essere positivi.
Bella, intelligente e responsabile.
L'unico suo difetto?
Era disordinata, da morire.
Fortunatamente avevamo camere separate, ma le volte in cui mi capitava di entrare nella sua, dovevo attraversare un campo di guerra.

Io invece frequentavo l'Università di lingue di Milano.
Ero una ragazza abbastanza carina, nella media.
Avevo i capelli molto lunghi e castani, tendenti al corvino.
Gli occhi erano piccoli e color caramello.
A differenza di Mariavittoria, del mio outfit non me ne fregava niente.
Il mio armadio straripava di tute e capi oversize.
Nello scuro dei larghi capi che si trovavano al suo interno, se eri fortunato, riuscivi anche vedere qualche vestito, abbandonato al suo destino ormai da mesi.
Io però, al contrario della mia amica ero fissata con l'ordine e infatti, ero quella che faceva le pulizie e dava una sistemata alla casa.

Un altra cosa che ci distingueva era che lei non fumava, aveva toccato si e no due sigarette nella sua vita.
Ma alle feste, per Mariavittoria l'alcool veniva prima di qualsiasi cosa.
Io invece fumavo sigarette e canne da quando avevo circa 15 anni, l'acool non mi faceva impazzire, sopratutto per il fatto che non lo reggevo, per niente.
Alla bionda l'odore di fumo infastidiva, per questo quando ci trasferimmo, con la scusa del terrazzino, ero riuscita a prendermi la stanza più grande.

Era venerdì sera e finalmente l'indomani avrei potuto alzarmi tardi.
Amavo dormire, spesso faticavo a prendere sonno, ma quando riuscivo ad abbandonarmi alle braccia di Morfeo, non mi svegliava più nessuno.
Il sabato e la domenica mattina erano i momenti della giornata che preferivo e MaVi sapeva che prima dell'una, non mi avrebbe vista spuntare.
Mentre io apparecchiavo, la bionda mi guardava con uno strano sorriso sulla faccia.
Di sorrisi da parte sua ne vedevo in continuazione, sembrava che glieli avessero appiccicati in faccia.
Ma Quel sorriso non lo vedevo da tanto.
"Avanti, spara" cercai di parlare con un tono ammiccante, Mavi era facile da persuadere.
Ma sapevo che non avrei neanche avuto bisogno di convincerla, perchè mentre camminava con i piatti in mano verso il tavolo apparecchiato, aveva l'espressione di una che stava per svuotare il sacco.
Infatti, appena si sedette al suo posto, iniziò a parlare .
"Sono ormai due settimane che ogni pomeriggio viene al bar questo ragazzo.
Bellissimo Giu, davvero bello.
Parliamo sempre un sacco e indovina un po'..oggi mi ha chiesto il numero!"le sue guance rosee si stavano tingendo di rosso e il tono della sua voce era piu alto, quasi stridulo.
"È fantastico! Come si chiama?"ero entusiasta per la mia Mavi.
Aveva avuto tante piccole storielle nell'ultimo periodo, ma si erano rivelate tutte insignificanti e lei non si era mai mostrata molto presa.
Per questo vederla così leggera e felice mi colmava il cuore di serenità.
"Matteo"la bionda aveva gli occhi sognanti mentre pronunciava quel nome.
"E ti ha già scritto?"chiesi.
"Si, ci vediamo domani, ci sarà una festa a casa di un suo amico. Ci verrai anche tu" mi guardava tentando di impormi la sua autorietà, ma i suoi occhi ridenti dicevano tutt'altro.
"Scordatelo" scuotevo la testa con dissenso, non ci sarei mai andata.
La mia voglia di uscire e mettermi in tiro era sotto terra.
"Dai Giu, non puoi lasciarmi da sola in un occasione del genere" i suoi grandi occhioni mi stavano implorando a gran voce.
Come potevo dirle di no?
Mavi era tanto persuasibile quanto persuasiva.
Con un "va bene" chiuso in un profondo sospiro la accontentai e ne era talmente felice che si alzò dal suo posto e mi buttò le braccia al collo.

Il venerdì sera solitamente io e Mavi lo passavamo a guardare serie o film, fino alle primissime ore del mattino.
Ma quella sera non fu così, perche Matteo l'aveva chiamata e mi aveva porso le sue scuse per poi chiudersi in camera sua.
Mi stesi ugualmente sul divano cercando qualcosa di interessante da vedere, ma nessuna delle proposte di Netflix mi aggradava.
Mi spostai in cameria mia e iniziai a fare su una canna.
Non so bene il perchè, ma era una serata triste.
Non ero più una persona allegra, ma quella serata era particolarmente malinconica.
Avevo bisogno di rilassarmi e fare su mi aiutava un sacco.
Mi dovevo concentrare e quello mi liberava la mente, lasciando da parte alcuni dei mille pensieri che mi occupavano la testa.
Mi posizionai sullo sdraio del mio terrazzino con una coperta e il computer sulle gambe.
Il posacenere sul bracciolo dello sdraio e la playlist di Tedua in loop, fino alla morte.
Quell'uomo era, oltre che un genio, un poeta e i testi delle sue canzoni mi facevano sentire capita e ascoltata.
Il mio sogno più grande era quello di andare ad un suo live, ma non ne avevo ancora avuto l'opportunità e piu passava il tempo, più la mia voglia di vederlo aumentava.
Sulle prime note di "Telefonate"avvicinai l'accendino alla canna, che in qualche secondo iniziò a fumare.
Il forte sapore di fumo mi invase i polmoni e iniziai a sentirmi più sollevata.
Da un lato mi intristiva pensare che oltre a passare il tempo con Mavi, quello fosse l'unico modo per scaricare il mio stress.
Ma allo stesso tempo, vivevo in un costante stato di agonia e ansia, e fumare mi aiutava ad alleviare tutti i miei mali.
Avere per qualche ora la mente vuota era la mia autoconcessione a un po' di liberta da tutto ciò che mi circondava.

Ero nel bel mezzo della fattanza, mentre la bionda aveva la testa sulla mia pancia e mi raccontava della chiamata con il ragazzo che le aveva preso la mente.
Era felice e spensierata e io lo ero per lei.
I capelli biondi le incorniciavano il volto allegro e gli occhi ridevano un po più del solito.
Mi trasmetteva serenità e sentivo i problemi lontani da me.
"Gli ho parlato di te e mi ha detto che i suoi amici sono molto tranquilli ed estroversi. Non ti porterei mai a una serata in cui potresti sentirti a disagio, lo sai vero?"mi guardava con occhi premurosi e preoccupati.
Annuì e le accarezzavo il viso con un sorriso.
Il bene che volevo a Mavi era difficile da esprimere a parole.
Sembrerebbe banale dire che era la mia forza, ma era vero.
Ero affondata nel dolore, ma lei mi teneva a galla, stringendomi a se e rassicurandomi costantemente che andava tutto bene.
Era la mia famiglia, letteralmente.
I miei genitori erano separati sin da quando ero piccolissima ed essendo figlia unica, non fu una cosa facile da affrontare.
Con mio padre non ci parlavo da mesi ormai, mentre mia madre mi chiamava qualche volta alla settimana per assicurarsi che non stessi ricadendo nel baratro.
E no, non ci stavo cadendo di nuovo, grazie a Mavi.

La bionda si era addormentata nel mio letto, fortunatamente aveva il sonno profondo, così mi alzai e andai in balcone a fumare una sigaretta.
Mi stesi sulla sdraio e intanto guardavo la grandissima e luminosa luna.
Era una serata piuttosto limpida ma fredda, infatti il gelo di inizio gennaio mi stava completamente avvolgendo, mentre mi stringevo nella pesante felpa.
La fattanza mi era passata e tanti pensieri stavano ricominciando a riafforarmi in mente.
Ma guardare la ragazza addormentata sul mio letto con il viso angelico mi trasmetteva tranquillità.
A volte pensavo che avrei voluto essere come lei, alta,slanciata e bella da morire.
Prima della mia ultima relazione il mio carattere era sempre stato uguale al suo.
Ero molto estroversa, sempre allegra e con tanta voglia di fare.
Anche la mia autostima era piuttosto alta, mi sentivo bella e sicura di me.
Adesso il mio amor proprio non esisteva più e la sicurezza che avevo prima, era completamente sparita.
Ero molto magra, spesso mi veniva detto che sembravo malata.
Il mio viso era costantemente scavato dalle occhiaie e nonostante provassi a migliorarmi con un filo di trucco, non riuscivo a sentirmi carina.
Vivevo nella stanchezza e nella voglia di stare da sola, ma allo stesso tempo senza Mavi.
Non capivo come facesse a stare ancora accanto a me.
Erano mesi ormai che ero cambiata e nonostante avesse visto i miei lati peggiori, era ancora qua, nonostante fossi diventata una persona veramente insopportabile.
A volte pensavo che lo faccesse per pena, nella maggior parte dei casi non capivo che cosa ci vedesse in me.
Mi sembrava sempre di non dimostrarle abbastanza quanto io ci tenessi a lei e spesso glielo dicevo.
Ma Mavi non si stancava mai di ripetermi che io e lei ci davamo tanto a vicenda, sempre.
Dopo quasi 19 anni insieme, lei era ancora con me.
I giorni e le settimane passavano e sentivo come se il tempo stesse volando, senza darmi la forza di riprendere in mano la mia vita e tirarmi su.
Non volevo stare a galla, volevo nuotare.

SantanaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora