Capitolo 4

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«Harper» gridò qualcuno alle nostre spalle.

Mi voltai e vidi un ragazzo dirigersi con passo svelto verso la ragazza conosciuta da poco che, non appena venne affiancata, si portò le mani alla bocca estasiata.

«Eddy! Che ci fai qui, non dovresti essere dal coach?» urlò.

Furono le uniche parole che compresi prima di vedere Harper gettarsi tra le braccia del moro e sentirla dire parole a raffica. Lui non ne sembrò infastidito, contrariamente, le avvolse le braccia spoglie e muscolose attorno alla vita per poi darle un bacio a fior di labbra.

Probabilmente doveva essere il ragazzo al quale aveva precedentemente accennato il biondo.

Vidi il viso di lui, fino a poco prima nascosto dal volto di Harper, spostarsi lentamente da quello della mia amica e soffermarsi su di me. Non potei che notare la diffidenza nei suoi occhi mentre mi squadrava da capo a piedi. Si schiarì la voce e mi strappò dalla paralisi.

Lo fissai interdetta. Era alto, ma non poteva certamente essere molto più grande di me, probabilmente di uno o due anni. Due occhi verdi facevano contrasto con le ciocche castane ricadenti sul viso, mentre la mascella perfettamente rasata donava carattere alle labbra sottili.

Dopo qualche istante ritrovai la voce «Ehm io sono Audrey, piacere» dissi precipitosamente allungando la mano verso la sua ancora posizionata sul fianco di Harper.

«Tesoro è una tua nuova amica?» replicò verso la ragazza sollevando le sopracciglia in un'espressione indescrivibilmente arrogante.

Dovetti serrare le labbra e distogliere lo sguardo per trattenere l'incontrollabile voglia di scappare a gambe levate.

«Uhm?» sentii mugugnare da Harper che distolse lo sguardo dallo schermo del suo cellulare per poi guardare me.

Vidi lo smarrimento celarsi tra i suoi tratti.

«Merda, scusa Audrey...lui è il mio ragazzo: Edwin» mi disse scusandosi con gli occhi poco prima di rivolgersi a lui.

«Edwin lei è Audrey, è appena arrivata qui alla Thomas Jefferson» affermò.

Vidi la figura maschile ammorbidirsi e sfoggiare uno sguardo meno disprezzante del precedente rivoltomi.

All'udire di quelle parole mi tese la mano e strinse la mia, ancora a mezz'aria.

Con occhi indagatori sembrò percorrere ogni centimetro del mio corpo, fino ad incontrare nuovamente il mio viso.

«Ti ha raccattato al bar?» mi domandò con leggera ironia.

Vidi il viso di Harper imbronciarsi e il pugno della ragazza scontrarsi violentemente contro la spalla del ragazzo.

Udii un gemito di dolore accompagnato dalla risata di Harper.

«Così impari a prendere in giro la tua ragazza» esclamò lei facendogli la linguaccia.

Per tutta risposta il ragazzo la prese per la nuca, la baciò e le prese il labbro inferiore tra i denti.

«Sei una stronza» disse sciogliendosi da quella sorte di abbraccio e mostrando una fila di denti dritti e bianchi.

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