1 Dannata noia

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Nel vecchio Paradiso, un poco più a destra dei monti celesti e un poco più a sinistra dei monti poco celesti, si ergeva una cittadina splendente abitata da lucenti angeli; entità caratterizzate dalla curiosità sfrenata verso tutto quello che non comprendeva il loro dolce mondo.

Dalle fogne si poteva intravedere il mondo degli umani, anch'essi delle entità ma poco evolute.
Questi esserini erano il passatempo preferito degli angeli che frequentavano le scuole medie e che puntualmente perdevano l'interesse nei primi anni delle scuole superiori. Ma lasciamo perdere per il momento la questione umani.

In un angolo, un poco a destra del Palazzo mega principale ultra divino, edificio progettato da Dio in persona che gli aveva richiesto una certa mole di lavoro, si trovava Lucifero.
Ammirato da tutti per la luce che riusciva ad emettere e idolo nei cantieri che si erano stancati di usare l'elettricità.
Icona leggendaria per tutti gli scolaretti della città per via della sua enorme intelligenza e fantasia nel proporre indovinelli/quesiti settimanali puntualmente cestinati da Dio. Sì, proprio lui insomma.

Ma c'era un dettaglio che nessuno tollerava: la sua capigliatura rossiccia che lo rendeva unico e diverso da tutti i marmocchi della sua età e che non si abbinava bene con tutti quei palazzi dai colori che non riesco a descrivervi.

Lucifero, siccome l'autore non ha ben descritto cosa stesse facendo, stava seduto su un semplice marciapiede ad ammirare la terra da una delle tante fognature della sua città. Vittima di molteplici bocciature, poteva anche permettersi lo sfizio di non andare a scuola, sapeva già tutto.
Dio, francamente, cercava di stare lontano perché era una gran scocciatura avere a che fare con lui.
Nel vecchio Paradiso circolava una certa rigidità verso i curiosoni.

La psiche e l'anima di Lucifero erano strane.
Nonostante fosse negli ultimi anni delle superiori, mostrava ancora interesse verso l'umanità; voleva capire di più dagli esserini quasi insulsi che litigavano ogni giorno per le frivolezze.
Aveva più volte chiesto a Dio perché li avesse creati ma ogni volta la stessa storia: "Sono stati un errore di calcolo, Lucifero per favore chiudi la porta quando esci dal mio ufficio".
E puntualmente veniva cacciato simpaticamente e con parole amorevoli dal Palazzo mega principale ultra divino. E sistematicamente si sedeva sullo stesso marciapiede davanti allo stesso scarico della fognatura.

Una chicca che non vi è stata rivelata è che non esiste il tempo in questa dimensione. Quindi sì, poteva trascorrere anche secoli davanti alla fognatura senza accorgersene. E Dio se ne compiaceva così da poter stare tranquillo.
Era una vicenda triste. Sarà difficile trovare un sinonimo del tempo.

Lucifero aveva sviluppato nel tempo (ho scritto tempo per la miseria) una sorta di depressione che lo aveva portato a incupirsi e ad assimilare sempre più gli atteggiamenti umani.

Staccato finalmente lo sguardo dalla fognatura, non esitava ad urlare per le strade vantandosi di predire chi sarebbe stato il primo presidente Americano; anche se gli Stati Uniti non esistevano ancora.

Aveva costruito con il solo pensiero una bancarella per poter puntare i soldi luccicanti e profumati sui possibili candidati, ma aveva adescato solamente gli angeli bambini delle scuole medie, che di certo non avevano chissà quale somma da puntare.
Avvilito e terribilmente annoiato dai bambini che facevano solamente supposizioni ingenue, decise di ripresentarsi nell'ufficio di Dio.

«Che vuoi Lucifero? Sei eternamente annoiato»
«Padre, io mi annoio perché è tutto così... cioè, è tutto così normale qua e non ce la faccio più»

Dio fece segno con la mano di accomodarsi nella poltrona ultra bellissima divina ma Lucifero rifiutò perché aveva ancora le gambe intorpidite per colpa di quel marciapiede.

«Mi viene ansia a parlare con chi è alzato mentre sono seduto. Sai che ti dico? Ti caccio dal Paradiso così non ti annoierai più»
«Ma padre»
«Anzi, ti affiderò gli umani perché lasciati da soli non hanno chissà quale importanza. Inventerò qualche storia affinché possano essere dormienti e tu potrai giocare con loro, felice?»

Rivelava una finta freddezza, si vedeva lontano un miglio che rideva sotto i baffi.

«Ti aggrada questo compitino? Sarai tu il principe di quel mondo, ma te lo immagini un principe dai capelli rossi? Fatico pure io a crearlo con l'immaginazione»

A Lucifero, però, non dispiaceva questo nuovo gioco.
Con il tempo le sue gambe si erano pure incurvate per via delle strambe posizioni che assumeva in quei lunghi frangenti di lungimiranza.
Non poteva che fargli bene una gita fuori porta.

«Bene, vai e non farti vedere per un po', ho chiamato un taxi guidato dai nostri arcangeli che ti porterà nel pianeta terra»

E così Lucifero, in un secondo, venne accompagnato e dovette pure pagare la corsa.
Si costruì una dimora lontano da occhi indiscreti e aspettò almeno duemila anni nella totale noia.

Ben presto, rimarrà ingarbugliato nelle fitte vicende di un'umanità piuttosto interessante.
(Lo spera solamente, non è detto che finisca così)

Le Cronache di un Diavolo TravestitoWhere stories live. Discover now