43. Mr. Sono un figo e so di esserlo

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"Ora vai avanti." Lo sprono accarezzandogli la mano.

"Venerdì scorso Madison Lewis ha dato una delle sue solite feste e noi non siamo stati invitati." Inizia a raccontare e io mi sento lontana anni luce da lui perché nel mio cervello continuo a vedere la mia amica.

"Sapevo che Sophie ci sarebbe andata e, visto la mia cotta per lei, ho convinto Ellie ad andarci.."

"Quando siamo arrivati la gente era così tanta e, nonostante non avessimo ricevuto l'invito, ci siamo imbucati facilmente. Girava un sacco di alcol e sia io che Ellie ne abbiamo approfittato. Non so precisamente quanto lei avesse bevuto ma ti assicuro che io invece ero completamente andato." Sussurra guardando il pavimento.

"Intorno alle tre abbiamo deciso di tornare a casa e ci siamo messi in viaggio. Guidavo io perché, come sai, Ellie non ha nè una  patente nè una macchina." Stringo i pugni e mi sento sopraffatta da tutti questi racconti.

"Non mi ricordo cos'è successo dopo, magari ho perso i sensi o mi sono semplicemente addormentato mentre guidavo. La mattina dopo mi sono svegliato in ospedale con qualche costola fratturata, mentre Ellie era già morta. Per colpa mia." Conclude mentre le lacrime iniziano a cadere anche dai miei occhi.

"Scusami scusami scusami." Continua a ripetere Jason avendo un aspetto così indifeso che mi fa pena.

Tremo e mi circondo le ginocchia con le braccia.

Mi sdraio sul letto e chiudo gli occhi, lasciando libero sfogo alle lacrime.

Inizio a singhiozzare e il cuore mi batte forte e nelle orecchie.

Lacrime calde continua a scorrere ininterrottamente mentre soffoco la testa nel cuscino.

Sento Jason iniziare a stringersi a me e gli accarezzo la fronte dolcemente.

"Fa male Jay-Jay." Sussurro.

"Se io non l'avessi convinta ad andare a quella stupida festa non sarebbe accaduto niente. Stavo anche guidando io Addison, perché io sto qua mentre lei no?" Domanda conficcando le dita sulla pelle del mio bacino.

"Perché qualcuno lassù ha voluto così probabilmente. Non lo so Jay, so solo che questo è terribilmente ingiusto." Spiego mentre la tristezza lascia spazio alla rabbia.

"Mi odi?"

"Come potrei farlo? Non è colpa tua Jason. Sarebbe potuto accadere a chiunque."

"Ho provato a parlartene prima ma tu non mi hai mai chiamato perché eri troppo impegnata a scoparti mister "sono un figo e so di esserlo." Sbotta rivolgendosi a Logan.

Non spreco nemmeno fiato per difenderlo, perché il pensiero di aver perso una delle poche persone che mi sono state accanto nel momento più difficile della mia vita, mi fa male al cuore.

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"Hai fame?" Chiedo a Jason che dopo due ore passate a piangere insieme è comodamente sdraiato con la testa sulla mia pancia.

"Non riesco a pensare al cibo in questo momento, a dir la verità non ce la faccio da quasi una settimana."

"Non mangi da un settimana?" Domando allarmandomi.

"Tranquilla, all'ospedale mi hanno riempito e anche mamma mi ha obbligato a mangiare quando sono tornato a casa, ma non ne ho voglia." Sussurra.

"Io invece voglio fare qualcosa che allevi il dolore anche solo per un attimo, quindi proviamo a cucinare o almeno alziamoci dal letto." Borbotto staccando la schiena dal mio comodo cuscino.

Lui grugnisce ma poi si gira appoggiando il suo peso sui gomiti.

Gli faccio un cenno con la testa e lui si alza completamente dal letto, stropicciandosi gli occhi.

Ogni secondoWhere stories live. Discover now