DECIMO

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10. Esattamente dove dovrei essere

Seungmin si è sempre sentito come fuori posto.

Non "fuori posto" del tipo "non sono come gli altri", ma una specie di "non sono dove dovrei essere".

Alle medie, quando i suoi amici iniziavano a parlare di ragazze e di sesso se ne era tirato fuori subito. Era un po' che se n'era accorto, ma non era attirato dalle ragazze come i suoi compagni.

Alle medie si era accorto di essere gay, ed era lì che si era distaccato per la prima volta.

Quando a pranzo si sedeva al tavolo con gli amici, non partecipava alle conversazioni, mangiava in silenzio, qualche volta rideva a una battuta o borbottava un "anche io". Quando uscivano il pomeriggio era sempre quello che stava tagliato fuori, il terzo che rimaneva indietro sul marciapiede, quello che teneva il posto mentre gli altri facevano qualcosa. Non era tagliato fuori, ma più che altro si tagliava fuori da solo.

Così dopo un po' ha iniziato a smettere di uscire con i suoi amici. Non proponeva più niente, e se era invitato rifiutava. Anche a scuola li evitava, si sedeva dove capitava o mangiava da solo.

Poi le scuole medie sono finite. Ha abbracciato i suoi amici alla cerimonia, e poi li ha rivisti solo per sbaglio nei corridoi.

Alle superiori, il primo anno aveva fatto amicizia con un gruppetto di ragazzi seduti vicino a lui. Il loro giro era sopravvissuto più di un anno. E poi si era innamorato di uno di loro.

All'inizio non gli era sembrato niente di che: semplicemente aspettava con più impazienza degli altri. Quando in classe si distraeva si accorgeva che stava guardando lui. Se per sbaglio sfiorava le mani di qualcun altro non gli faceva effetto, ma se erano le sue arrossiva.

Gli ci era voluto un po' per accorgersene. Ancora un altro po' per abituarsi all'idea. Un bel po' più di tempo per decidersi a confessarsi. Poi un giorno l'aveva preso da parte, "ho qualcosa da dirti", e "anche io", e "dillo prima tu" e "mi sono fidanzato!", e allora il suo cuore si era spezzato.

Non che si aspettasse di essere ricambiato, ma un rifiuto fa male lo stesso. Poi neanche glielo aveva detto, ma era perché gli faceva troppo male. Gli aveva sorriso e gli aveva fatto le congratulazioni, e poi era andato in bagno a piangere.

Hyunjin l'aveva conosciutó lì.

-Hey, perché piangi? Tutto ok? Stai bene? Vuoi parlarne?-, gli chiedeva con apprensione da fuori la porta chiusa del gabinetto e Seungmin l'aveva semplicemente fatto entrare.

"Che ho da perdere?", si era chiesto, e così gli aveva raccontato tutto.

-Posso abbracciarti?-, era stata la risposta del ragazzo dai capelli scuri che aveva appena conosciuto.

Da quel giorno, si era accorto che la situazione delle scuole medie si stava ripetendo: si stava di nuovo distanziando dai suoi amici. "Sono solo fuori posto. Ecco cosa sono.", si diceva, guardando il ragazzo di cui era innamorato insieme alla sua ragazza.

Così di nuovo si era distaccato, per la seconda volta.

Lacrime, notte insonni e brutti voti sono le cose che si ricorda di più di quel secondo anno.

Certo, c'era Hyunjin.

Lui era l'unica persona che lo faceva sentire come se fosse davvero nel posto giusto. Ogni suo gesto, ogni sua parola, era tutto giusto. Era la prima volta che si sentiva così.

Non si era stupito di essersi innamorato di lui.

Si era stupito di più di essere innamorato di due persone nello stesso momento.

Ma cosa gliene importava quando poteva tenere la mano di Hyunjin, e abbracciarlo, e accarezzargli i capelli? Tanto avrebbe avuto solo lui, anche se magari non nel modo in cui lo voleva lui. L'altro ragazzo l'avrebbe dimenticato presto.

Quando Hyunjin si era confessato, sotto la pioggia, con le sue lacrime che si mescolavano alle gocce, Seungmin l'aveva guardato con gli occhi spalancati. L'aveva guardato gridare "ti amo" da due metri di distanza, l'aveva guardato girarsi per andarsene. Le sue emozioni mescolate al temporale intorno a lui, si era sentito esattamente al suo posto quando aveva afferrato la manica di Hyunjin e l'aveva baciato. Si era sentito esattamente lì dove doveva essere.

Ogni volta che abbracciava il suo ragazzo si sentiva al posto giusto. Solo con lui. Lo amava più di quanto avesse mai amato qualunque altra cosa.

E allora perché Jeongin lo faceva dubitare di tutte le sue convinzioni? Si era accorto di come cercasse il suo viso quando entrava nel cafè, di come lo aspettasse come aspettava il ragazzo delle superiori.

"Possibile che possa ancora essere lo stesso ragazzino di prima?", si chiedeva all'inizio.

Adesso, camminando fianco a fianco, in mezzo al suo ragazzo e alla persona che gli sta facendo provare sentimenti vecchi di cinque anni, ha deciso di non pensarci più troppo. Non pensarci, ed è per questo che fa scivolare entrambe le sue mani a prendere quelle dei due ragazzi che camminano a fianco a lui.

Ed eccola. La sensazione di essere esattamente dove deve essere.

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Questo è forse il capitolo che amo più tra tutti quelli che io abbia mai scritto. Anche il nono di Green Pocky è bello ma-

Queste sono 800 parole ragazzi, 200 in più del mio solito. Ne è valsa la pena? Decisamente.

E poi boh. Buona giornata/nottata a tutti!

SAME COFFEE # k.sm + h.hj + y.ji [✓]Where stories live. Discover now