Frammento - 1

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L'anziano dai capelli blu si stava alzando dalla sua sedia scavata nella roccia; "è il momento" pensava, mentre si avviò verso la grande porta di smeraldi che gli stava davanti.

Diede uno sguardo al suo braccio rinsecchito e indossò il suo grande copricapo da vescovo. Poi vide una pozza d'acqua, causata dalle infiltrazioni che c'erano da secoli nella sua caverna, cosi decise di guardare cosa era diventato in tutto quel tempo: uno scheletro, ecco cosa, una grossa calavera umana era rimasta al posto del suo volto. Ebbe un attimo di esitazione, questo era quello che Loro gli avevano fatto in diecimila anni, e forse anche di più, perché mai avrebbe dovuto servirli? Meritavano davvero la sua fedeltà dopo tutto questo? Poi qualcosa balenò nel suo cranio, una piccola idea proveniente da un cervello inesistente: se lui era ancora vivo, voleva dire che forse qualcosa di buono gli avevano donato, l'immortalità, e magari avrebbero potuto donarla anche ad un'altra persona che non dovesse essere per forza lui. Del resto non aveva intenzione di aspettare ancora, non sarebbe rimasto un decennio di più, e poi se i suoi padroni avessero voluto uscire dalla loro dimora, lo avrebbero fatto lo stesso, bastava vedere quello che era successo in Germania, voleva davvero essere la persona che non avendo tenuto fede alla sua servitù, aveva causato migliaia, forse milioni di morti?

No, lui non voleva essere questa persona, voleva essere parte di qualcosa di grande, qualcosa che soltanto Loro potevano fare. Si decise, alzò la testa e puntò il suo sguardo dritto sulla fessura davanti a lui. Incominciò a camminare lentamente e quando fu lì davanti, infilò il braccio.

Una luce, un grande bagliore si levò dalla porta di smeraldo. L'uomo era scomparso, nemmeno le ossa erano rimaste di lui, per aria iniziò a muoversi un moscerino, che volava via dalla caverna.

Poi, qualcosa di grande uscì dalla porta.

Il suo nome era Felgrand, il dio del Sole. Era il capo delle cinque grandi Divinità, coloro che da sempre governavano le Terre in segreto attraverso la loro ira e la loro distruzione. Tutti si erano sempre inchinati a loro. Tutti tranne Giona. Felgrand si sentiva un idiota ad avergli creduto; come poteva una divinità cadere nella trappola di un comune mortale? Comunque non era il momento di pensare al passato, si doveva pianificare la vendetta. Iniziò a scrutare la caverna con i suoi grandi occhi fiammeggianti, in cerca del vecchio che ormai non esisteva più. Mosse un passo in avanti e la terra sotto i suoi piedi iniziò a tremare, e continuava ad ogni suo passo. Dall'ultima uscita erano passati tanti anni. Quel maledetto Giona aveva ingannato tutti con la storia delle tre calamità, e nel frattempo era riuscito a salvarsi la pelle; un atto egoista certo, ma lui aveva vissuto a pieno, senza tener conto dei suoi successori. Lo stava rifacendo. Non-doveva-pensare-a Giona!

«Stratos! Elios!»

Dietro Felgrand si mossero altre due creature, più piccole ma pur sempre enormi. Il primo era il dio della Velocità, Stratos. Il secondo il dio dell'aria, Elios.

«L'ora è giunta.» disse Felgrand con la sua voce possente

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