CAPITOLO 1 -L'ARRIVO DI WILL-

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"32 ... 32 ... 32 ... Eccolo!"

Finalmente trovai il mio armadietto in fondo al primo corridoio e, impaziente di scoprire cosa ci fosse dentro di tanto importante da metterci un lucchetto, l'aprii con la chiave datami in precedenza dalla segreteria e rimasi molto deluso quando vidi che non c'era nulla, ma poi, vedendo molti studenti che ci infilavano le loro cose, capii la sua funzione e cominciai a metterci i libri scolastici attenendomi all'orario scritto sulla porticina dell'armadietto. Mi avviai verso la mia classe e stupito dal fatto che fossi primo, mi sedetti e mi preparai in ​​attesa del professore, che entrò dopo qualche minuto seguito da tutti gli studenti che come formiche si stabilivano ai loro banchi, e come alcuni si preparavano a sparare palline di carta usando la penna come fucile, altri facevano la stessa cosa che avevo fatto io. Il professore dopo un breve saluto e una leggera riverenza per presentarsi, iniziò la lezione che però fu interrotta subito dal collaboratore scolastico che entrò e disse un qualcosa all'orecchio del docente, che visibilmente infastidito, ci chiese scusa e uscì dall'aula lasciando il nuovo arrivato a tenerci d'occhio. Dopo circa cinque minuti che avevo passato ad osservare il comportamento di tutti, dalla porta entrò una ragazza, bassina e con gli occhi verdi coperti da una ciocca di capelli, subito nella classe calò un clima angusto con molte risatine e sussurri vari, la ragazza chiaramente a disagio corse a sedersi nell'unico posto libero, ma inciampò in uno scalino e perse l'equilibro schiantandosi a terra e facendo cadere insieme a lei tutti i libri che portava, la classe scoppiò in una risata fragorosa che coinvolse anche il collaboratore scolastico, il quale la aiutò ad alzarsi e a portare i suoi libri al banco davanti al mio.

"Scusate il ritardo Mr. Jones"

Queste furono le uniche parole che uscirono dalla sua bocca, quasi come forzate poi si raddrizzò sul suo banco e aspettò insieme a noi l'arrivo del professore.

"Nessun problema signorina" disse il bidello

Il professore tornò subito dopo l'accaduto e richiedendo scusa ricominciò la lezione. Una volta finita la giornata scolastica mi diressi verso il dormitorio per posare i miei effetti e sulla strada incontrai di nuovo la ragazza, il mio sguardo si incrociò con il suo per un attimo poi lei lo indirizzò a ciò che aveva davanti, io abbastanza in imbarazzo continuai a camminare finché non trovai la mia stanza, poi l'imbarazzo lasciò il posto alla sorpresa, era davvero spaziosa, le pareti erano di un rosso intenso che dava energia mentre i pavimenti di parquet scuro, ma rovinato dal sole che sbatteva continuamente nella stanza, era uno spazio aperto, occupato da una scrivania al lato della porta e da un letto a castello posizionato sul muro davanti alla stessa, qualche poster di cantanti qui e là e un enorme armadio. Ma la mia eccitazione aumentò quando scoprii che dovevo condividere la stanza con un altro, un ragazzo alto, biondo e dagli occhi azzurri, che una volta entrato mi porse la mano presentandosi e rivendicando la sua proprietà del letto in alto. Un sorriso si fece spazio tra l'espressione da ebete che avevo in faccia facendomi avere la parvenza di una persona normale e felice:

"Certo, puoi dormire dove vuoi" dissi

"Oh, mi aspettavo molta più resistenza, come ti chiami?" mi chiese

"Kyle Anderson, tu?"

"William Li"

"Ok, piacere William, sono sicuro che ci divertiremo molto insieme"

Cercai di abbozzare qualcosa da quello che avevo imparato sulle relazioni, e sembrava quasi che l'avesse capito, infatti mi strinse la mano e si sedette sul suo letto, tirò fuori un libro dal suo zaino e cominciò a sfogliarlo frettolosamente, una volta finito saltò dal letto e disse

"Bene, ci vediamo dopo eh"

e uscì dalla stanza lasciandomi solo. Io invece presi tutto il tempo che mi serviva per studiare la cartina scolastica per evitare di perdermi e aprii il libro di testo sfogliandolo allo stesso modo di William, ma perché con me sembrava non funzionare? Non mi ricordavo nulla, quindi cercai di leggere con più attenzione e dopo due ore finii chiedendomi come avesse fatto lui a imparare così velocemente. Era il tramonto quando decisi di uscire dall'istituto per conoscere nuove persone. Mi avviai velocemente, ma capii subito che fare amicizia non era facile quanto sembrava, ogni persona, mi passava vicino, ma non mi guardava neanche, fortunatamente quando mi avvicinai verso le 'zone verdi' notai che varie persone tra cui mamme si aggiravano cercando invano di intrattenere i figli e padri che tornavano stremati dal lavoro, poi, girando lo sguardo, rimasi senza fiato da quello che vidi... il sole scendeva lentamente in acqua facendosi spazio fra le nuvole, l'avevo sempre visto dall'alto, ma mai da così vicino, quindi cominciai a correre per riuscire a trovare una zona isolata dove potessi vederlo meglio e arrivai alla fine della strada, qui mi accorsi dell'esistenza di un burrone profondissimo separato dalla terra tramite una rete, non riuscivo ancora a vederlo in modo limpido a causa delle rocce posizionate davanti alla rete poco prima del burrone, allora scavalcai l'impedimento e una volta arrivato al limite che le rocce segnavano, finalmente, vidi quella palla rosso fuoco scendere nel mare e spegnersi lentamente, non riuscii a resistere e allargai le braccia, il venticello fresco mi passava tra le dita e lo sentivo sul viso, mi sentivo libero, come se potessi volare, non lo dimenticherò mai, le nuvole avvolgevano il sole e lui si spingeva lentamente in acqua lasciando spazio alla sua gemella, la luna, uno spettacolo così bello, da lasciare a bocca aperta anche uno come me. Rimasi a guardare quello spettacolo per un'ora intera, finché non si fece notte e dovetti tornare al dormitorio. Le luci di New York mi accecavano, non mi ero ancora abituato a quelle immagini abbacinanti che una dopo l'altra mi scorrevano davanti agli occhi e mi facevano vedere prodotti nuovi e scoperte scientifiche, ma sembravo l'unico a cui dessero fastidio, tutti gli altri camminavano come disinteressati, ma immersi nei loro pensieri, nessuno guardava in faccia nessuno, ognuno per se e se qualcuno lo faceva era soltanto perché non aveva nulla da nascondere. Una volta davanti alla porta della mia stanza, entrai e senza esitare un secondo mi spogliai e mi diressi verso le docce, purtroppo comuni, la paura che qualcuno potesse aprire da un momento all'altro mi divorava, fortunatamente non fu così, mi rivestii e corsi in camera, mi lanciai sul letto e impostai la sveglia per le sette e mezza della mattina dopo, i pensieri della giornata presero il sopravvento e dovetti stare un bel po' a ripensarci per riuscire ad addormentarmi...ma alla fine, ci riuscii.

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