Capitolo 12: "Ian"

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"È giusto che lo faccia Niall, non può perdere la sua popolarità."

<<Finchè un giorno lui si è semplicemente stancato. Si è stancato di te, ecco cosa è successo. Come se fossi un sacco di merda ti ha piantato in uno sgabuzzino delle scope dopo averti scopato al solito. E se n'è andato. Eri distrutto e non potevi crederci, così sei venuto da me per avere un appoggio morale. Eri sotto shock ed io volevo andare a picchiarlo. Ma non me lo permettesti. Il giorno dopo tutta la scuola sapeva che tu facevi servizietti gratis in ogni angolo della scuola a tutti i ragazzi. Iniziarono le proposte, i bigliettini con numeri di telefono per foto piccanti. Ian aveva detto a tutti che eri una puttana e che ti eri offerto di fargli un pompino dopo la partita, ma lui aveva rifiutato. Perché a quanto pare aveva una ragazza fuori dalla scuola che non aveva mai lasciato.>> fece una pausa per guardare Harry. Il riccio stringeva eccessivamente le gambe al petto, desideroso di poter sparire per non rivivere tutto ciò che lo aveva reso il codardo che era adesso. Anche Niall era distrutto da tutto quello, non erano stati bei tempi.

<<Non capisco cosa c'entri adesso lui>> la voce rotta del ragazzo alto e ferito dentro era come una scheggia di vetro tagliente. Non riusciva nemmeno a pronunciare il nome di Ian. Ridicolo.

<<Promettesti a te stesso da quel momento che non ti saresti innamorato più se non del ragazzo che avresti amato per il resto della tua vita.>> la voce del biondo era provata, come se stesse faticando a mantenere il controllo. Non rispose alla domanda del suo amico, parlò semplicemente con il cuore dicendogli ciò che credeva giusto come sempre. Certo, vedere Harry in quelle condizioni lo destabilizzava sempre. Ma non mosse un muscolo per stringerlo a sé. Non era lui che doveva abbracciarlo.

<<Ora io non so cosa provi per Louis, ma lo vedo dai tuoi occhi che lui ti ha smosso qualcosa. Forse è presto per parlare di amore, ma è qualcosa. E Louis non è Ian. È un bravo ragazzo che non si vergogna mai di prenderti la mano o dimostrarti quanto ci tiene. Dio, ti ha anche preparato una cazzo di torta solo perché avevamo sporcato la cucina! Lo sai come mi ha detto "Credi mi odi? Forse dovrei andare via". Voleva andare via di casa solo perché pensava fossi arrabbiato con lui!>> aprì le braccia in gesto esasperato. Louis era perfetto per Harry ed Harry questo lo sapeva fin troppo bene.

<<Perché mi stai dicendo questo?>> chiese finalmente occhi verdi, evidentemente provato da quel tuffo nel passato. Prese coraggio e guardò il suo amico. Testa alta, sguardo ferito. Ostentava una sicurezza che non gli apparteneva ormai da anni.

<<Perché sei scappato. E quando scappi vuol dire che hai paura. E tu di Louis non dovresti avere paura, perché non ti ferirebbe nemmeno se ci provasse. Non è da lui. E lo sai. È passato del tempo ormai, Louis lo considero come un amico. Ho capito che cattiveria in lui non ne risiede. E non l'ho mai pensato da quando l'ho visto. Ian puzzava di marcio fin da subito.>> puntò i suoi occhi blu nei suoi, determinato.
<<Non bruciati l'opportunità di amare di nuovo. Non tutti gli uomini sono dei bastardi. Alcuni meritano e Louis è uno di quelli. Perciò io adesso me ne andrò e ti darò ancora qualche minuto con te stesso. Poi ti alzerai il culo e verrai a casa, perché sono le cinque di mattina e Louis merita di svegliarsi con te di fianco.>> Niall si alzò, i suoi capelli biondi che spiccavano nel cielo rosato. Gli donò un sorriso pieno di parole e immerse una mano nei suoi ricci bruni. <<Non lascerò che tu ti distrugga con le tue stesse mani, non di nuovo.>> così disse prima di andarsene senza attendere risposta.
Ed infondo Harry non aveva bisogno di parlare, Niall aveva capito e aveva colpito i punti giusti per farlo ragionare. E per quanto volesse preservassi ancora, sapeva di non poter nascondersi per sempre. Avrebbe dovuto reimparare a restare, perché fuggire gli riusciva sempre troppo facile ormai.

Per la prima volta aprì il portone di casa con le mani tremanti. Non sapeva bene perché ma aveva molta paura di quello che sarebbe potuto succedere da lì a qualche istante. La casa era per lo più buia e l'orologio appeso al muro della cucina indicava le cinque e quarantacinque di mattina. Niall aveva lasciato la sua giacca sul divano e buttato le scarpe a caso vicino le scale, sinonimo che fosse ritornato a dormire. Si era alzato solo per venire da lui e farlo ritornare, per non lasciarlo da solo con i suoi pensieri. Niall sapeva che da solo non ce l'avrebbe fatta a prendere la giusta decisione. Harry era un ragazzo fortunato e ora più che mai sentiva la gratitudine ingrandirgli il cuore di due taglie. Salì le scale con lentezza. Ogni gradino un motivo per scappare ed uno per restare. E quando finalmente raggiunse la sua camera e la aprì silenziosamente ritrovò esattamente il motivo per cui era ritornato nascosto sotto le coperte, con il viso poggiato sul cuscino del riccio per poterne respirare meglio il profumo. Harry si morse il labbro inferiore mentre si toglieva i vestiti e, stando molto attento a non svegliarlo, si caricava di fronte a lui su un fianco. I capelli lisci gli ricadevano sugli occhi e le sue lunghe ciglia sfioravano gli zigomi. Il respiro era leggero come quello di un bambino che dorme. Le sue mani erano poggiate accanto al suo petto, semi intrecciate. Come se quando Harry era scappato Louis si fosse stretto da solo. Il riccio posò la sua testa nella metà del cuscino rimanente ed infilò lentamente una mano fra quelle del liscio. Subito sentì stringere la presa, il liscio sospirò nel sonno e si accucciò più vicino al corpo del riccio. Un calore familiare invase ogni millimetro del corpo dell'artista. La sensazione era quasi quella di essere stretto fra le braccia della sua mamma e di Gemma, ma molto più forte ed emozionante. Sentiva di poter piangere dall'intensità di quelle emozioni. La paura di esporsi era ancora lì, a fargli tenere le sue lunghe gambe distanti da quelle più corte del ragazzo di fronte e la mano libera sul materasso piuttosto che sul fianco di Louis. Ma andava bene così. Se davvero voleva dare una possibilità a quella strana creatura doveva farlo piano piano come quando ci si addormenta.
I suoi muri erano ancora numerosi e alti, così come la voglia di fuggire di nuovo, ora che Louis era ancora dormiente. Ma non voleva farlo, non voleva sentirsi di nuovo un vile, un immaturo. Sarebbe rimasto. Non dormì le ore successive, i suoi pensieri erano troppo rumorosi e si susseguivano senza sosta, lasciandolo frastornato e corrucciato. La sua mano era ancora racchiusa in quelle piccoline del ragazzo liscio anche quando i primi raggi del sole fecero capolino oltre le tende bianche di lino.

𝐓𝐡𝐞 𝐏𝐚𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫 𝐚𝐧𝐝  𝐓𝐡𝐞 𝐏𝐚𝐢𝐧𝐭𝐢𝐧𝐠// LARRY STYLINSON Kde žijí příběhy. Začni objevovat