Gigli Bianchi

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Ed io sono restato solo,
solo senza più nulla,
solo col buio e i miei pensieri atroci
e il tuo ricordo straziante.

Inspira

Espira

Inspira

Espira

È questo ciò che mi ripeto mentre respiro con fatica.
Un altro incubo. Ancora.
Sogno ancora Jason, il padre delle mie bellissime figlie. Quella sera avremmo dovuto fare una cena di famiglia che organizzai con premura due settimane prima per fargli una sorpresa: Ero incinta.
Ma quella sera, mentre mettevo in tavola la Soupe à l'Oignon e riponevo con delicatezza i gigli bianchi dentro ad un vaso, suonarono il campanello. Con un sorriso alle labbra, mi incamminai verso la porta.
Jason era a conoscenza della folle passione che avevano le sue donne verso la botanica ma ne è sempre rimasto affascinato, così quella sera decisi di riporre dei fiori diversi dal solito, dei fiori che indicavano una sola cosa: la nascita
Suonarono di nuovo al campanello.
«Jas sto arrivando!» mi girai verso lo specchio, guardai la mia immagine riflessa, portai i lunghi capelli neri dietro la schiena e respirai profondamente.
Ero pronta.

Sentii solo un tonfo. Nient'altro. Cocci di ceramica risiedevano accanto ai miei piedi, i gigli sul suolo con i petali piegati. Potevo sentire il mio cuore sgretolarsi in mille pezzettini. Il sorriso mi morì sulle labbra quando continui a fissare delle persone a me sconosciute. Ero spaventata? Stavo piangendo? Non lo so. Ricordo solo che in quel momento mi sentii spaesata, come se un pezzo di terra si fosse staccato dal suolo e stessi precipitando. Mi sentii sola.

«Mamma andiamo a giocare fuori?» continuai a fissare la parete dinanzi ai miei occhi sentendomi incapace di compiere qualsiasi altra azione. Come se il solo movimento di muovere la bocca, avrebbe potuto in qualche modo farmi del male.
«Mamma?» Adelaide si aggrappò al letto e salì continuando a guardarmi con un'espressione indecifrabile. La guardai. La osservai. La mia bambina era qui. Le feci un sorriso seppur appena accennato e l'abbracciai.
Ce l'avremmo fatta insieme.

Primo giorno di lavoro ad Annecy e finalmente avrei potuto trascorrere una giornata senza impazzire a causa dei pensieri. Riuscii ad ottenere un impiego in una delle più importanti enoteche della città, Les Caves Du Chateau.
Ho ricordi vaghi della mia infanzia ma non dimenticherò mai le passeggiate lungo la campagna con mio padre mentre esploravamo la natura. Nella nostra casetta in campagna avevamo anche diverse vigne e spesso con mio padre facevamo il vino o almeno ci provavamo. Lavorare in questo ambiente spero mi faccia bene. Spero di riuscire a tirare un sospiro di sollievo.

«Buongiorno» fui accolta da un anziano signore dietro al bancone
«Buongiorno sono Maëlys Blanc, ho ricevuto la proposta di lavoro qualche tempo fa» tentennai avvicinandomi al bancone
«Ma certo, ti aspettavo in realtà. Mi serve proprio un aiuto, come vedi non sono proprio nel fiore dei miei anni» sorrise «Prima di tutto, ecco a te la lista di tutti i nomi dei nostri vini, devi saperli tutti. E queste sono le ordinazioni che dovrai fare entro questa settimana» mi diede un blocco di fogli ed iniziammo a lavorare.

Quindici bottiglie di Château Bois Pertuis e venti clienti dopo, finalmente Bérard chiude il negozio.
«Come ti è sembrato il primo giorno?»
«Fantastico. Mi piace questo posto» appena finii la frase la porta del negozio si aprì ed entrò un uomo «Mi dispiace ma siamo chiusi» l'uomo entrò, chiuse la porta dietro di sé e abbracciò l'anziano accanto a me ignorandomi.
Non era un cliente.

«Vecchio mio! Ero da queste parti e ho fatto un salto, ti tieni sempre occupato a quanto vedo» si girò verso di me e mi squadrò da capo a piedi.

«Mason, figliolo! Quante settimane sono passate dall'ultima volta che mi hai onorato della tua presenza? Hai finito di giocare a fare l'esploratore? Non pensi sia arrivata l'ora di stabilire della radici?» rise «E smettila di fare le tue solite battute da quattro soldi, lei è la nuova arrivata. Maëlys lui è Mason, ho avuto la fortuna di conoscerlo qualche anno fa»

La mia attenzione venne catturata dall'uomo di fronte a me. Capelli castano chiaro, colore occhi ancora non visibile, altezza maggiore della media (tutti sarebbero più alti della sottoscritta) e spalle larghe. Però, un bel tipo. Potrebbe sfiorare i trentacinque anni.

«É un piacere conoscerti, Maëlys» tornai alla realtà quando vidi la sua mano fluttuare davanti a me in attesa della mia stretta di mano.

«Il piacere è tutto mio» sorrisi «Bérnard finisco di sistemare le ultime cose e vado a casa» informai il mio capo.

Dopo circa un quarto d'ora Mason era andato via.

«È un bel tipo vero?» mi guardò con sguardo illusorio

«Sì, certo. Simpatico»

«Sai, mi sembri una brava ragazza. E lui non è fidanzato. Magari nasce qualcosa tra voi giovani»

«Oh no no» lo guardai scioccata «Bérnard io ho una figlia» gli feci un sorriso di circostanza e gli augurai una buona serata recandomi fuori dal negozio.

Ho una figlia.
Ingoiai il groppo in gola.

Inspira

Espira

Inspira

Espira

È ciò che continuo a ripetere con fatica perdendomi ad osservare il chiarore del cielo sperando di poter alleviare le mie pene.

ANGOLO AUTRICE

Buon pomeriggio a tutti!
Come state?
Spero che questo capitolo vi piaccia. Secondo voi Mason che ruolo avrà nella vita della nostra Maëlys?
Domani cercherò di postare un nuovo capitolo.

Un abbraccio!

La vita in uno sguardoWhere stories live. Discover now