Gryffindor!

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"Ti avevo detto di alzarti prima!" La madre di Sirius sbraitò, come era suo solito fare. "Ora faremo tardi!" Il ragazzino alzò la testa verso l'orologio, mentre continuava a camminare a passo svelto per la stazione: erano solo le 10:45, non gli serviva un quarto d'ora per raggiungere il binario 9 e 3/4. E già, 9 e 3/4! Era il binario verso il quale tutti i giovani maghi dagli undici ai diciassette anni si dirigevano il 1° settembre alle 11:00 in punto per aspettare l'Hogwarts Express, il treno che li avrebbe condotti alla scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Ma per arrivarci, bisognava ricorrere ad un medoto decisamente non convenzionale: attraversare il muro che divideva il binario 9 dal binario 10. "Dai, vai per primo!" La donna scorbutica dal naso sottile, gli diede un leggero spintone per incoraggiarlo. Sirius alzò gli occhi al cielo per quel gesto, poi respirò rumorosamente, rafforzò la stretta sul suo baule e corse fino ad attraversarlo con gli occhi chiusi. Qualcosa nell'aria all'improvviso era cambiato, se ne rese conto ancor prima di aprire gli occhi grigi e curiosi che scrutarono il un attimo il binario: c'erano tanti giovani maghi e streghe che chiaccheravano, creando così un forte brusio. Il treno alle loro spalle era grande e scarlatto, così come lo era la divisa dei Grifondoro. Già, i Grifondoro, una casata che Sirius avrebbe solo potuto guardare da lontano. Dai sotterranei, esattamente, perché era proprio lì che si trovavano i dormitori di Serpeverde. Sirius odiava quella casata, ma era destinato a farne parte, come tutta la sua famiglia: sua madre, suo padre, i suoi zii, sua cugina Bella e persino Dromeda, la cugina alla quale era più affezionato. Era destino, e purtroppo avrebbe dovuto rassegnarsi, anche se per lui, che era sempre stato un bambino testardo, non era poi così facile.

"Che fai? Non startene lì a guardare, prendi posto!" Lo esortò sua madre con tono arrogante e indisponente. Al ché Sirius si diresse verso il treno, decisamente infastidito, per posare il suo baule. Era molto pesante, forse più di lui! Se solo sua madre non lo avesse riempito di cimeli della famiglia Black...

"Bene, Sirius." Disse alla fine guardandosi intorno. "Mi raccomando, fai vedere a quei mezzosangue cosa significa fare parte dell'antica e nobile dinastia dei Black." Accennò un sorriso, o almeno ci provò. Il ragazzino annuì un po' scocciato, dopo di ché salutò entrambi i suoi genitori e suo fratello minore Regulus che guardava incantato il treno rosso brillante. Fra pochi anni sarebbe stato il suo turno, ed era chiaro che non vedesse l'ora. Sirius salì a bordo del treno e venne pervaso dal profumo di zuccotti di zucca e tè alla cannella mentre percorreva il lungo corridoio alla ricerca di un posto libero, ma all'improvviso andò a sbattere contro un ragazzino sghignazzante. Si girò verso Sirius, ancora il sorriso stampato sul volto. Era mingherlino, i capelli in disordine neri come l'ebano e gli occhi color nocciola. Portava un paio di occhiali rotondi che poggiavano sul naso lungo e sottile ed era alto più o meno quanto lui.

"Scusa, ero distratto." Disse quasi immediatamente. "Stavo parlando con uno dei ragazzi più grandi, dicono che durante il viaggio passerà una signora con un carrello pieno di caramelle e roba da mangiare! Dicono che ha di tutto, sai? Gelatine tutti i gusti + 1, Api Frizzole, Zuccotti di zucca. Aspetta, sai di cosa parlo o sei un nato-babbano?" Chiese un secondo prima di notare la spilla con lo stemma dei Black che sua madre aveva sistemato accuratamente sulla sua maglietta. "No, direi proprio che sai di cosa sto parlando." Ghignò.

"Scusate?" Esordì una voce gentile alle spalle di Sirius dopo essersi rumorosamente schiarita la voce. "Fareste meglio a prendere posto, state ostruendo il passaggio." Il ragazzo avvertì un filo di saccenza nel suo tono di voce ma non ci fece caso. Quando si girò verso di lei, vide una ragazza bassina con lunghi capelli rossi e profondi occhi verdi. Sul naso una spruzzata di lentigini sulla pelle chiarissima che le dava un'aria molto graziosa.

"È vero, hai ragione, scusaci!" Il ragazzo dai capelli corvini aveva le guance leggermente arrossate. Era ovvio che quella ragazza gli piacesse. "Vieni, amico." Afferrò Sirius dal braccio e lo portò con sè in un vagone vuoto. "Comunque io sono James!" Sorrise e gli porse la mano.

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