La somma di una differenza

222 68 80
                                    

Io e te una somma corretta un po' distratta

Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.


Io e te una somma corretta un po' distratta.
Non avevamo decimi o centesimi al seguito, eravamo una somma di numeri interi, anche se tu eri la metà complementare a una metà incompleta.
Che senso aveva?
Quello che la natura non era stata capace di assemblare aveva provveduto il destino.
Prima o poi ci sarebbe stata una percentuale maggiore di complementarietà per quell'insieme imperfetto.
Perché stavamo lasciando che la matematica gestisse il sentimento?
Il nostro bivio, che si presentava freddo e distante, non poteva portarsi via quella voglia di stare insieme.

Il ricordo francese tornò nel nostro spazio.
Sullo sfondo, le scale colorate che avevamo percorso per Montmartre e la meraviglia del sole di Parigi che ne filtrava i raggi attraverso la maestosa ferraglia della Torre.
Quella torre simbolicamente conteneva il disegno di un amore: le basi distanti che si avvicinano gradualmente, con aperture, i contorni della vita paralleli alla storia, fino a stringersi, piano, per ritrovarsi in quel punto che quasi tocca il cielo.
C'è chi fa le scale, chi prende l'ascensore e in ogni pausa c'è una riflessione, un filtro che cuce i dissapori: destinazione unica, il due che diventa una sola vita, ecco che torna l'aritmetica.
Al caffè "Vrai Paris Montmartre" che ci ospitò quella mattina a colazione, albergammo seduti in quella fila di divani stile "Happy days" e quelli furono davvero i nostri "Happy days"; è lì che ci chiedemmo come da una strada di periferia e da un biglietto di un vecchio calendario fosse nata la nostra Storia a pastelli che ci aveva condotto a Parigi.

Quel weekend parigino sembrava tenerci lontani dall'isola dove vivevamo, che tornava puntuale al risveglio e quel giorno il risveglio fu particolare.
Uno squillo ripetuto allentò il nostro abbraccio, ci diceva che il volo Parigi-Palermo ci attendeva, era lì, la nostra realtà, il sogno francese stava per infrangersi come un pugno improvviso sulla tavolozza del pittore e in un attimo il muro si riempì bruscamente di colori mescolati, indefiniti.
Il nostro abbraccio, il nostro incontro, tutto portato via dal suono improvviso, regolarmente programmato che ci sembrò inatteso.
Il distacco: quasi come una ferita che si schiude, ma non ci sono punti che tengano quando due persone si dividono, i lembi restano aperti nell'attesa che le braccia si ritrovino.
Ci ritrovammo così su quel volo che oltre a ricondurci alla nostra terra, fondamentalmente ci proiettò alla quotidianità.
Il volto di Parigi sembrava allontanarsi quasi volontariamente.
Più andavamo in alto più la terra sembrava priva di abitanti, come le terre che vediamo riprodotte nei mappamondi.
Le montagne si elevavano, mentre, allontanandoci, sembrava quasi toccassimo il sole.
Dall'oblò dell'aereo i monumenti diventavano punti indefiniti
e l'altezza lasciava il continente nelle acque, che lambivano le sue coste senza risucchiarne le terre.
Quelle restavano in superficie, tra le schiume bianche e i riflessi del sole.
La Francia spariva dall'oblò e lasciava alla vista lo stivale galleggiare nell'acqua azzurra del Mediterraneo senza affondare.
Ci avvicinavamo alla scogliera di Palermo dove sembra che sia il mare ad accoglierci, si vola basso fino quasi a sfiorare le acque ma è soltanto un'impressione.
Toccammo terra insieme, la nostra isola, soltanto poche ore prima la bellezza francese aveva assediato i nostri sguardi e un piccolo Bed & Breakfast era stato un dolce complice del nostro amore.
Nelle foto, noi due tra i marciapiedi spalmati di Bouquinistes nel quartiere latino sulla riva sinistra della Senna, signora di Parigi, che culla culture ed amori, nel movimento costante di acque mai stanche di occhi stranieri.
Eravamo giù, nel nostro mare, lontani ormai da quel sogno durato troppo poco.
La nostra storia a pastelli, adesso, aveva anche un tocco francese,
il tocco delle scalinate che portavano a Montmartre, scalinate di gradini paralleli divise da un passamano, come dei binari, paralleli come le nostre vite, che riescono quasi a toccarsi per un po' per poi staccarsi come ferite che si schiudono e richiudono.
Vite parallele che il destino avvicina e allontana, sono linee geometriche che mantengono le distanze che malgrado tutto ci uniscono.
Forse è questa distanza che ci salverà?

Una storia a pastelliWhere stories live. Discover now