●Chapter 8●

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Quella sera non mi chiamarono, passai tutto il pomeriggio con il cellulare in mano, ma nulla. Aspettai una settimana ad aspettare una chiamata o un messaggio, che non arrivò. Probabilmente mi avevano chiesto il numero di telefono solo per non farmi rimanere male, per far finta di avermi fatto integrare nel gruppo solo per quel giorno, ma comunque in quei giorni di attesa feci un sacco di cose, non rimasi con le mani in mano: cucinai, sistemai la mia cabina armadio, feci esercizi fisico e scoprì un delizioso parco abbandonato che si trovava a pochi metri da casa mia.

Casa mia aveva il giardino, ma quel parco era magico. C'era un enorme albero di chissà quanti anni e mi ci sedevo ai piedi.
Il tempo che passavo in quel posto era infinito: disegnavo, ascoltavo musica, facevo delle fotografie e ogni tanto mi allenavo, strano da me! Perdevo così tanto la cognizione del tempo che un pomeriggio mi addormentai sul prato.

Mi sentivo bene lì, come se fosse il mio posto segreto, come quando da bambini scopriamo un posto nuovo e ce ne appropriamo rendendolo nostro con delle piccole cose o semplicemente con delle emozioni che ci lasciamo.
Questo parco non era molto curato, l'erba era parecchio alta, tranne ai piedi di quell'albero, come se fosse fatto a posta, come se fosse un posto segreto dove potersi riparare dal mondo esterno ed entrare in uno tutto nostro.

Comunque, quella domenica stavo spaparanzata sul divano quando suonarono alla porta.
"Chi può essere? Non aspettavo visite.." pensai. Ero anche sola a casa.
Mi diressi verso la porta con tanta pigrizia e la aprì.
Rimasi un attimo interdetta.
"Soraya?" Ero visibilmente sorpresa.
"Jò, finalmente ti ho trovata!" Mi abbracciò forte. "È una settimana che cerco di capire dove abiti e alla fine ti ho praticamente sotto il naso!"
Io continuavo ad essere confusa e con un cipiglio in fronte.
"Accomodati, entra pure.."

Ma in che senso, scusa?!

Ero più confusa di prima.

"Allora, ti spiego.." la ringraziai con un cenno perché non ci stavo capendo assolutamente niente.
".. Quell'imbranato invece di salvare il numero lo ha eliminato e quindi è una settimana che cerco di capire dove abiti o di incontrarti per strada per dirtelo ma, finalmente, stamattina ho visto tua madre uscire di casa e ho capito tutto.." Sbarrai gli occhi.
Che stupida che sono stata ad aver pensato a quelle brutte cose..
".. E abitiamo a tre ville di distanza, quindi, siamo anche vicine di casa!" Si mise a saltellare dalla gioia.

Io ero ancora un po' scossa ma ero davvero felice nel sapere che le importasse davvero di me e la assecondai sorridendole.

"Allora, posso offrirti qualcosa? Un caffè? Un succo di frutta?" Le sorrisi.
"Mh.." fece per pensarci. ".. Un caffè sarebbe la cosa ideale!"
"Ai suoi ordini señorita!" Le feci l'occhiolino.
Visto che con la macchinetta ero negata usai la mia arma segreta, la moka.
Mi piaceva di più il sapore; ci voleva più tempo ma era più buono il caffè, a parer mio.

Misi la moka sul fuoco e aspettammo.

"Hai una casa magnifica!" Esordì girando su sé stessa mentre ammirava ogni minimo dettaglio dell'appartamento.
"Ti ringrazio, è di mia zia.." sorrisi timidamente.
"Devo dire che ha buon gusto."
"Direi." Ridacchiammo.
"Allora.." -iniziai- ".. Che hai fatto in questa settimana?" Il caffè intanto era pronto ed io presi due tazzine e dei biscottini al burro d'arachidi guarnuti con un filo di cioccolata.
"Oltre a cercarti? Direi nulla. Spiaggia, letto, letto, cibo e.. No, direi che non ho fatto assolutamente nulla di interessante. Tu invece? Non ti ho più vista da quel giorno, nemmeno per sbaglio." Prese la tazzina di caffè e un biscottino.
"Nulla di estremamente interessante.." Le elencai le attività che avevo fatto mentre anch'io mangiucchiavo uno di quei deliziosi biscotti, omettendo il particolare del parco abbandonato. Non ero pronta a far entrare gente nel mio posto. Comunque quei biscotti erano la fine del mondo, avrei potuto mangiarne a quintali. Fino a scoppiare!

La mattinata passò tranquilla, parlammo del più e del meno fin quando non arrivarono mamma e zia.
"Ciao tesoro." Mamma mi stampò un bacio fra i capelli.
"Lei è Soraya, una mia amica."
"Ah la ragazza della pallonata" rise.
"In carne ed ossa. Salve signora." Le strinse la mano sorridendole.
"Per carità chiamami Arianna." Le fece l'occhiolino.
"Vuoi fermarti per pranzo? Potremmo ordinare del sushi."
Alla rossa le si illuminarono gli occhi.
"Certo!" -le si aprì un sorriso radioso- "ovviamente se non sono di disturbo.."
"Ma certo che no, ci fa piacere che la nostra Helen abbia fatto amicizia soprattutto con una ragazza dolce come te." Mia zia irruppe nell'invito e mi rubò un biscottino.

È mio! Nessuno deve permettersi di rubare i miei biscottini!

Chiamammo un ristorante che facesse d'asporto e ordinammo di tutto e di più: partimmo dagli uramaki ai nigiri, dagli spaghetti con i gamberetti agli involtini primavera e il pollo fritto, insalate e salse varie e, immancabilmente, quattro porzioni di gelato fritto con aranciata e coca cola.
Eravamo tanti porci.

All'ultimo abbiamo deciso di pranzare in giardino, sotto ad un enorme gazebo bianco.
Si stava benissimo fuori, all'aperto, l'aria era calda ma non troppo e si respirava aria d'estate. Mia madre e mia zia iniziarono a fiondare la povera Soraya di domande, mentre io decisi di allontanarmi e rollai una sigaretta sotto lo sguardo sorpreso e asfissiato della mia nuova amica.
Stavo fumando tranquillamente quando mi andò di traverso il fumo alla domanda "Sei fidanzata?". Tossì energicamente e quando mi ripresi rimproverai mia madre mentre la rossa se la rideva.
"Tranquilla, non mi da fastidio, mi sto divertendo! Comunque no, anche se mi piace un ragazzo della mia comitiva.." abbassò lo sguardo e divenne paonazza. Mi faceva tanta tenerezza. Mi avvicinai a lei.
"Vedrai che sarà lo stesso per lui." Sorrisi cercando di trasmetterle sicurezza.
"Io direi di no.. Lo hai conosciuto.."
Sbarrai gli occhi. Ho conosciuto troppa gente e non ricordo quasi nessun nome, lei lo capì.
"Michael.." boccheggiai.
"Puoi stare tranquilla allora. Lui non c'entra assolutamente niente con il fratello." Le misi una mano sulla spalla e con l'altra mi schiaffeggiai la fronte; nel frattempo le mie donne osservano senza proferire parola cercando di assimilare quante più informazioni.
"Se questo Michael ti fa stare male ci passiamo noi di sopra. Con la macchina." Avvisò mia zia scatenando una risata collettiva.

Suonarono alla porta.

Era ora! Si mangia!

Presi il ben di Dio, pagai e mi fiondai in giardino dove mi stavano aspettando le altre, affamate.
Ci guardammo e iniziammo a strafogarci come se non ci fosse un domani.

Altro che all you can eat..

Si creò un silenzio tutt'altro che imbarazzante; un silenzio che si crea quando sei in chimica e hai del cibo davanti.

Una volta finito di pranzare sparecchiai e visto che erano tutte cose di plastica buttai tutto e tornai in giardino mettendomi sotto il sole. Come si suol dire, pancia piena cerca riposo.

"Che impegni hai per oggi?" La guardai e feci per pensarci su in modo teatrale.
"Mh.. Dovrei controllare l'agenda.." ridemmo. "Nulla di nulla."
"Ti va se usciamo con gli altri stasera? Hanno una scommessa da pagare." Mi fece l'occhiolino. Già mi piaceva questa ragazza.
"Ci sto! Ma ora godiamoci il sole niña!"

Inutile dire che mi addormentai. Avevo perso la cognizione del tempo e non avevo idea di quanto avessi dormito, come al solito. Mi girai per prendere il telefono e vidi Soraya che sorrideva.
"Che hai da sorridere, eh?" Sussultò, non si era accorta che fossi sveglia.
"Buongiorno, eh." Sorrise. "Sorrido del fatto che hai dormito quattro ore"

Quattro ore?!

Sbarrai gli occhi, presi il cellulare e controllai l'ora: 19.17.
Mi alzai di scatto senza nessun risultato perché caddi per terra come una pera cotta. Sembrava un film comico. Soraya se la rideva beatamente e anche piuttosto rumorosamente.
"Tranquilla, abbiamo due altre ore di tempo per prepararci." La guardai con un cipiglio in fronte.
"Mentre dormivi mi ha chiamata Grace e mi ha praticamente ordinato di ritrovarci alle 21 spaccate davanti al BlueBay." Annuì mentre sbadigliavo.
"Caffè?"
"Caffè!"

Ormai prendevo più caffè che acqua, le abitudini sono dure a morire.

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