Com(E) un tornado mi hai (S)travolto la vita

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Il sole era alto nel cielo quel giorno, antitesi del mio umore che sembrava impossibile da risollevare. Il giorno precedente avevo consegnato le lettere a J. ma lei non si era fatta sentire, neanche un minimo cenno. Quella mattina, durante tutte le sei ore di scuola, cercai di prepararmi almeno mentalmente alla fine della nostra relazione. Della nostra storia non era rimasto nulla di vivo, solo un grosso sacco con tanti ricordi che mi portavo continuamente dietro... mentre da parte sua nei miei confronti c'era solo l'indifferenza più totale ed io non riuscivo più a sostenerla. Era meglio chiudere...per entrambe. Avrei sofferto, ne ero certa ma non potevo continuare ad illudere me stessa credendo in una favola che aveva già il finale scritto, un finale non lieto purtroppo. Bussai alla porta d'ingresso con degli appunti di scuola per J. e fu sua madre ad accogliermi con un piccolo sorriso, lei era a conoscenza di come mi sentissi riguardo tutta la situazione.
"È nella stanza a leggere", annuii alle sue parole dopo un breve abbraccio, salii le scale e mi diressi verso quella porta bianca. Prima la definivo sempre "la porta del Paradiso", adesso ogni volta che vi entravo vi trovavo l'inferno. J. era lì con la sua solita espressione assorta: il labbro superiore tra i denti e quello inferiore sporgente, gli occhi leggermente socchiusi e la fronte corrucciata. Dopo qualche secondo J. sembrò accorgersi di me, chiuse improvvisamente il libro e mi destinò un dolce sorriso. Avevo così tanta voglia di baciarla e il non poterlo fare mi distruggeva. "Possiamo parlare E.?", acconsentii e mi sedetti a gambe incrociate sul suo letto.
"Sono stata tutta la notte a leggere le lettere e mi dispiace ma io non ricordo niente, neanche un minimo frammento...io-", sapevo che sarebbe successo ma nonostante ciò, non ero ancora pronta a lasciarla andare. La parte razionale di me però mi fece capire di doverlo fare, quella irrazionale seppur sottomessa alla prima decise di fermare il fiume di parole... non ne poteva sopportare altre.
"Non è colpa tua... non preoccuparti, ora però penso sia meglio che io vada...ti lascio gli appunti di oggi qui", adagiai i fogli sulla morbida coperta e cercai di alzarmi per evitare di scoppiare a piangere davanti a lei. Non era facile chiudere una storia come la nostra in questo modo come se fosse stato un qualcosa di futile ma avevo il cuore troppo a pezzi per affrontare una discussione seria.
"No aspetta E. non ti ho ancora detto tutto, vedi è vero che nella mia mente non ci sono i ricordi solo che...mentre leggevo ho sentito una sensazione strana nel petto, il mio cuore ricordava tutti i nostri momenti e so che ti sembra una cosa stupida ma... nulla di tutto ciò che ho letto mi è sembrato estraneo, ogni parola l'ho vissuta appieno perché i miei sentimenti hanno abbracciato quei ricordi mancanti; E. mi dispiace se in queste settimane sei stata male a causa mia e del mio comportamento ma me ne sono resa conto solo adesso...non ho mai smesso di amarti semplicemente stavo lasciando che la mente prevalesse sul cuore e tenesse rinchiuso tutto in una scatola", le lacrime mi rigavano il viso e per la prima volta dopo giorni e giorni di dolore, il mio cuore ritornò a respirare. Percepii il materasso muoversi e con esitazione J. mi si avvicinò piano, le sue dita scivolarono lungo la coperta morbida giungendo alla mia mano che si premurò di accarezzare.
"J. sei sicura? Magari sei solo... confusa, non voglio che tu faccia passi affrettati per poi...pentirtene-", il mio solito lato paranoico mi fece gelare nuovamente il sangue nelle vene. Sembravamo essere tornate all'inizio, lei quella sicura ed intraprendente ed io la solita paranoica temeraria. La vidi sorridere e afferrare dolcemente la mia mano tra le sue per poi portarsela sul petto. "Ascolta", sotto i miei polpastrelli la sua pelle pulsava freneticamente. "Ho una confusione in testa che neanche quanto ti vidi per la prima volta...", la mora mormorò divertita ed io nonostante la vista offuscata dalle lacrime lasciai andare una piccola risata.
"...nel cuore però il mio sentimento per te è rimasto quello di sempre, ti amo e davvero questa è una delle poche certezze che ho al momento", non c'era più bisogno di parole, l'abbracciai con così tanta foga da farla cadere di schiena sul letto. "Così mi spezzi dolcezza", scoppiammo a ridere e da lì iniziai a farle il solletico sapendo quanto lo soffrisse.
"Non è giusto però...tu non lo soffri quindi non posso...vendicarmi", mormorò la mora tra le risate ed io mi bloccai all'improvviso con le mani ancora sui suoi fianchi. "Te lo ricordi", dissi con gli occhi leggermente spalancati. "È stato strano... è come se mi si fosse catapultata una piccola scena davanti agli occhi".
"Forse col tempo i tuoi ricordi ritorneranno" "E se non ritornassero?", una tristezza le deformò l'espressione luminosa che aveva sul viso. "Non fa niente, non siamo mica ad un traguardo abbiamo tempo per crearne di nuovi", le presi dolcemente il viso tra le mani e strofinai il mio naso contro il suo. J. annuì con un piccolo sorriso avvicinandosi sempre di più alle mie labbra finché esse non si ritrovarono catturate in un bacio. Sorridemmo l'una contro la bocca dell'altra sentendo in noi quel senso di casa che tanto ci era mancato.
"Io ho già deciso quale dovrà essere il nostro primo nuovo ricordo", scorsi un sorriso malizioso sul suo viso mentre la sua mano iniziava a salire lungo la mia gamba. "Si anche io...", sussurrai con il viso vicinissimo al suo, "andiamo a preparare un bel dolce con tua madre e la informiamo che da oggi sono nuovamente e in veste ufficiale, la fidanzata di sua figlia", continuai trattenendo le risate per l'occhiataccia che J. mi destinò.
"Ma io volevo...pensavo che..." borbottò con un broncio infantile sul viso.
"Ti amo lo sai?", dissi mettendomi in una posizione più comoda proprio sulle sue gambe.
"Ti amo anche io solo che..." vidi lo sguardo di J. scendere dai miei occhi verso il basso.
"Solo che?"
"Staccati finché sei in tempo perché tra un decimo di secondo mi sa che non ti permetterò più di alzarti da questo letto", borbottò sempre col broncio sul viso.
Ridendo lasciai un piccolo bacio sulla sua fronte e mi alzai sentendola ancora imprecare. Erano stati tanti i momenti in cui avrei voluto lasciar perdere, la tua mancanza la sentivo fin dentro le ossa e avevo paura che mi distruggesse a tal punto da non riuscire più a ricompormi. Sarebbe stato il rimpianto più grosso della mia vita lasciarti andare. Come un tornado mi hai stravolto la vita, hai preso tutti i miei piani, li hai fatti in mille pezzettini bacio dopo bacio, parola dopo parola poi li hai bruciati perché erano stupidi pezzi che non avrebbero mai funzionato da soli. Mi hai teso la mano e mi hai accolto nella tua vita, mi hai prestato i tuoi occhi in modo che riuscissi a vedere attraverso te cosa fosse giusto per me, mi hai consolato quando la "normalità" tentava di inghiottirmi e la "diversità" mi spaventava.

Un Petalo Bianco ➸ LesbianWhere stories live. Discover now