II.

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Alle otto del mattino, quando Salvemini arrivò in questura, trovò ad attenderlo un Sensi dall'aria sbattuta e con un occhio nero.

«Lei non ha dormito» disse, entrando nel suo ufficio.

«Brillante deduzione.»

«È anche parecchio in anticipo» continuò Salvemini, andandosi a sedere dietro la sua gigantesca scrivania.

«Ha notato anche questo» rispose il commissario, lasciandosi cadere su una delle scomodissime poltroncine di design.

«E ha un occhio nero.»

«Mi avessero rotto una gamba, sarebbe stato meglio» commentò Sensi.

Salvemini si coprì la bocca con una mano. «È andata così male, quindi.»

«Immagino che sia andata esattamente come si aspettava che andasse, se è questo che intende.»

Salvemini scosse la testa. «Veramente mi aspettavo che andasse meglio. Mi aspettavo che lei svicolasse. È il suo forte, se non sbaglio.»

«Anche la mia cialtroneria ha dei limiti» spiegò Sensi. «Vorrei solo capire perché non ha mandato la Riu. Sarebbe stata perfetta.»

Il questore assunse un'espressione vaga. «C'erano dei dvd...»

Sensi non sembrò stupito. «Già. Stava per essercene anche un altro. Una forma di cortesia, suppongo. Sono una delle persone meno ricattabili della città.»

«Ha detto che stava per esserci» puntualizzò Salvemini, improvvisamente attento.

«Mh-mh. Poi, ho involontariamente urtato la videocamera nascosta... Ahimé, si è rotta. Anche il computer su cui stava registrando si è rotto. Un altro incidente.»

La bocca di Salvemini si contrasse in un breve sorriso. I suoi piccoli baffi a forma di mosca guizzarono e ricaddero al loro posto.

«Sa, Sensi» disse, di nuovo serissimo. «in fondo lei potrebbe essere davvero la persona giusta per questo caso.»

Il commissario si alzò. Aveva la faccia stanca e più scura del solito.

«Sì, certo. Aspetto di ricevere per posta la licenza di uccidere, okay?» disse, uscendo.

Il questore non si scompose. «Quella l'ha avuta quando si è arruolato» rispose, senza alcuna traccia d'ironia.

***

«Capo, ho sentito dire che ha fatto a botte con un ragazzino» lo accolse Mainardi, quando Sensi comparve nella sala della mobile. Poi, aggiunse: «Ma che cosa ci fa qui, a quest'ora?»

Sensi gli lanciò un'occhiata vacua. «Prendo un caffè e poi me ne vado a dormire, mi sembra ovvio. E non ho fatto a botte con un ragazzino. Il ragazzino mi ha fatto un occhio nero: è diverso.»

Mainardi lo guardò dirigersi a passo stanco verso il distributore automatico, inserire la chiavetta e selezionare una bevanda.

«Comunque» riprese, seguendolo. «i genitori del ragazzo vogliono denunciarla per abuso d'ufficio.»

Sensi estrasse il caffè dallo sportello e bevve un sorso. «Ah, sì?»

«Dicono che non aveva il diritto di rompere il finestrino di non so quale macchina» spiegò Mainardi, servizievole. In quanto radio-serva ufficiale della questura, doveva tenersi aggiornato.

«La macchina che stazionava davanti alla mia impedendomi di uscire, probabilmente» commentò Sensi, senza la minima preoccupazione.

Mainardi sembrò eccitato. «Quindi gli ha rotto il finestrino.»

Quello che non sai - Un'avventura del commissario SensiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora