Dario sgranò gli occhi.

"Dove?"

"Dietro di noi."

Dario manovrò la navetta invertendo la direzione. Mentre la navetta girava una mezzaluna bluastra apparve nel campo visivo della navetta. A guardarlo da quella, distanza sembrava un pianeta del tutto simile alla terra: una biglia verde-azzurra striata di nuvole bianche abbracciata da un sottile alone azzurro. Le masse di terra erano però diverse da qualsiasi mappa aveva mai visto.

"Sicura sia abitabile?"

"Secondo i sensori della navetta, la concentrazione di gas nell'atmosfera è quasi identica a quella della Terra."

Dario strinse le labbra annuendo. Non che avesse molte altre alternative. O scendeva su quel pianeta o sarebbe rimasto lì nello spazio fino a quando le sue risorse non si fossero esaurite.

"Prepariamoci a scendere."

"Traccio la rotta."

La luce rossa del display si spense e venne sostituita da una luce arancione pulsante.

"Rotta calcolata. Prepararsi alla discesa."

La navetta virò e si posizionò su un'orbita di rientro. All'inizio la discesa fu lieve e delicata come viaggiare su di un'aereo di linea. La navetta navigava senza intoppi fra gli strati rarefatti dell'atmosfera.

Man mano che scendeva, però, l'atmosfera si faceva più pesante e i venti più intensi e violenti. La navetta sballottava sempre più agitata.

"Abbiamo un problema con i motori di stabilizzazione."

"Che genere di problemi?"

"Il motore di sinistra è perforato. Funziona al venti percento dell'efficienza."

Qualcuno dei frammenti della Odyssey doveva aver raggiunto la nave.

"Quanto è un problema questo?"

"Dai record storici e simulativi, questo tipo di guasto aumenta considerevolmente la possibilità di fallito rientro."

"Non costringermi a strapparti le parole di bocca. Di quanto considerevolmente stiamo parlando?" incalzò Dario, sguardo fisso su quella palla luminosa parlante che comandava il computer.

Eva tacque, poi emanò due rapide pulsazioni del led rosso.

"Cinquanta percento."

"La Verga!" imprecò "Non che abbia molte altre possibilità. Ti prego, fai attenzione."

"La carenza di attenzione è un tratto squisitamente umano."

La navicella cominciò a scuotere più velocemente. Di colpo fece una piroetta su se stessa e lo stomaco di Dario sembrò schizzargli fuori dalla bocca.

"Attenzione ho detto!"

"Non avendo stabilizzatori a sinistra sono obbligata ad usare quello di destra ruotando la navetta. È possibile che questo causi lievi malori."

"Lievi? S—" cominciò una frase che fu mozzata da una seconda piroetta, questa volta in senso contrario.

"Ruotare la nave in direzioni alternate dovrebbe ridurre il disagio." disse l'AI.

"Sì. Come no." nuova rotazione, questa volta Dario sentì l'esofago bruciare d'acido "Sembra di essere in una cazzo di lavatrice qui!"

Sebbene urlare servisse a sfogarsi, Dario era consapevole che non aveva altra scelta che lasciare pieni comandi all'AI e sperare che il suo sistema di guida non si inceppasse condannandolo ad essere il primo uomo a schiantarsi su un pianeta alieno. Un primato che non lo avrebbe di certo consolato.

L'Astronauta e il MagoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora