La Sirena

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La confusione durò un attimo. Ci fu una boato e una scossa talmente violenta che Matt e Dario vennero sbalzati terra, ognuno contro la parete sulla quale agiva quella strana gravità. Nel buio totale Dario sentì il metallo premergli sulla schiena sempre più forte e poi, un istante prima che diventasse insopportabile, cessò di colpo: si ritrovò di nuovo in assenza di peso e lo stomaco gli si rivoltò come nei dormiveglia in cui si sogna di cadere.

Con l'assenza di peso tornò anche la luce e la stanza si riempì di nuovo dell'incessante borbottare del generatore a fusione. Dario galleggiava nell'aria ferma della sala motori, Matt era sospeso davanti a lui.

"Che è successo?" chiese Matt, aveva gli occhi tesi e piccoli come spilli azzurri.

Dario si limitò a scrollare le spalle, la testa completamente vuota, poi sfiorò con un dito il bracciale.

"Capitano? C'è qualcuno? Che succede lassù?" Nessuna risposta. "C'è qualcuno? Qui sala macchine."

Il silenzio lo preoccupava più di quella strana esperienza.

"Pensi sia tutto finito?" Matt continuava a tempestarlo di domande. Dario lo ascoltava con fastidio, era girato verso un angolo cieco con l'attenzione puntata esclusivamente al suo bracciale.

"Eva, diagnostica? Rilevi danni sulla nave?" continuò.

Il bracciale si accese di blu. L'indicatore girava attorno al polso e ad ogni giro il cuore di Dario saltava un battito. Dopo qualche secondo, la voce femminile di Eva rispose.

"Il sistema di comunicazione della Odyssey è offline. Non riesco a trovare altri danni. Vuoi che esegua una scansione locale?"

"Procedi."

Dario si strofinò il mento con il dorso della mano.

"Meglio che vada di persona a vedere." disse Matt.

"Meglio aspettare che Eva finisce la scansione."

"Sì. E poi? E se non rileva niente? Se è successo qualcosa qui è successa ovunque. Vado a controllare se a qualcuno serve aiuto."

Dario sospirò. Matt non aveva tutti i torti.

"Va bene. Però rimaniamo in contatto diretto."

Matt e Dario poggiarono le dita sui loro bracciali i quali si illuminarono subito di verde. Poi Matt si avvicinò all'uscita della sala macchine. I due si scambiarono uno sguardo.

"Ci vediamo dall'altra parte, Vargas." Matt sorrideva.

"È una promessa."

Matt si voltò e si infilò per il portello della sala macchine e sparì nei corridoi della Odyssey.

E ora a noi due.

Dario voltò le spalle all'ingresso e fissò la grossa e spoglia parete di metallo. Sapeva che quello che era accaduto era collegato all'anomalia che aveva individuato in questi giorni. Dietro quella spessa parete metallica, attraversata da sensori, cavi e tubi di raffreddamento, c'era l'enorme stanza del reattore a fusione con al centro il tokamak toroidale che manteneva il plasma di fusione. Dario si avvicinò e toccò la parete: il metallo era liscio e caldo, quasi scottava.

"Che cosa ti succede? Non tradirmi." bisbigliò al motore che rispose con la sua solita monotonia.

D'un tratto Dario sentì un acuto rumore metallico alle sue spalle. Si voltò in tempo per vedere un piccolo dado metallico cadere dal piano di lavoro a pochi metri da lui.

"Matt?" sfiorò il display del bracciale "Matt? Rispondi, presto!"

"Che succede?"

"Sta accadendo di nuovo."

L'Astronauta e il MagoOnde histórias criam vida. Descubra agora