1. Caratteristici

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«No, no, no!», sbatto un pugno sul volante della mia macchina e poi, sospirando di sconforto, ci appoggio sopra la fronte.

Perché Dio si ostina ad odiarmi tanto? Proprio oggi doveva far morire il mio unico mezzo di trasporto?

Rigiro la chiave: una, due, tre volte. Niente. Il motore è morto.
«Accidenti», mordo il labbro inferiore e prendo la borsa sul sedile accanto per chiamare un taxi.
Devo raggiungere Kelly. Ormai sarà già arrivata e se le dò buca, un'altra volta, come minimo mi uccide.

La conosco fin dai tempi dell'asilo ed è l'unica, oltre al nostro amico comune Lee Burns, a sopportare la mia fobia di non voler socializzare con le persone.
Perché sì, io non amo le feste, mi prende il panico stare in mezzo alla folla e, se potessi, eviterei pure di uscire di casa.

Sono una noia, lo so, ma inspiegabilmente lei mi vuole bene e quindi il fatto che riesco ad arrivare al locale solo quindici minuti dopo, non dovrebbe alterarla più di tanto.
O almeno credo.

Perciò, annaspando, spalanco la porta a vetri del Jhonny's, e cerco subito la mia amica tra i tavoli.

Il locale è in stile anni cinquanta con divanetti in pelle, quadri di Cadillac appesi su tutti muri, e un jukebox autentico dell'epoca. È un luogo molto in voga tra i giovani e per noi è come una seconda casa, tanto che ogni volta il proprietario - per l'appunto Jhonny - implora la mia amica di uscire con suo nipote: lei rifiuta sistematicamente, lui cerca di corromperla con il cibo.

Tutte le fortune alle altre, insomma.

Finalmente intravedo la chioma castana di Kelly, sicché mi sistemo meglio il vestito grigio sulle gambe e ticchetto fino al tavolo in fondo.

Ho una specie di ossessione per gli abiti. Li adoro, però essendo alta fatico a trovarne uno con la gonna abbastanza lunga da coprirmi il sedere come si deve.

«Sei in ritardo», dice lei, non appena mi butto a peso morto sul divanetto.
«Lo so», esalo, «La macchina mi ha abbandonata».
«Di nuovo», ribatte piccata.
«Oh, dai, è successo solo tre volte», mi difendo.
«In due mesi», ci tiene a precisare, trafficando con il suo preziosissimo telefono nuovo.

I capelli mossi fino alle spalle le ricadono in avanti, e resto ad osservare come la sua bocca a forma di cuore, con tanto di neo all'angolo, si arricci nervosamente; ha un trucco impeccabile, davvero, e il colore verde chiaro della sua camicetta contrasta nettamente la sua pelle olivastra.

Kelly sembra a tutti gli effetti una bambolina, ma posso assicurare che il suo carattere turbolento è meno grazioso.

«Dolcezza, te lo devo dire, sei l'unica ragazza di ventitré anni che vive Miami e che guida un'auto decisamente fuori moda», posa il cellulare sul tavolo e punta i suoi occhi blu nei miei.

«Ehi, la mia macchina è vintage!», esclamo, difendendo la povera vettura decennale.
«È un rottame, fidati, devi cambiarla», mi rimbecca, afferrando il menù.
«In questo momento non posso», alzo una mano per salutare Jhonny e lui mi ricambia con un sorriso; poi lancia un'occhiata alla mia amica e le strizza l'occhio indicandole le patatine.
Kelly, di tutta risposta, ticchetta l'indice.

Ordinato dei frullati, io alla vaniglia e la bruna alla fragola, dopodiché lei si alza per andare alla toilette e così, rimasta da sola, mi sfilo la giacchetta di jeans e guardo fuori dalla vetrina.

Le persone passeggiano tranquillamente sui marciapiedi, godendosi questa splendida giornata soleggiata di fine Giugno; c'è chi corre in spiaggia, chi a fare shopping e ammetto che se non fosse per il mio portafogli vuoto, anche io mi concederei la gioia di qualche spesuccia.

Come il canto della SirenaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora