«E come fai, mamma? Sguinzagli amici e investigatori? Non sarebbe meglio una telefonata ogni tanto?»

«Come tutte quelle che mi fai tu? Ma adesso non è il momento di parlare di questo. Né il luogo. La protagonista oggi è Rachel, e mi preoccuperei di più al pensiero che Megan possa portartela via di nuovo. In fin dei conti è già successo.»

«Non ho intenzione di trasferirmi in Cina se è di questo che state parlando. Frequenterò l'università a New York perché la mia vita è qui. E mamma non mi ha portata via, sono stata io a implorarla di portarmi con sé. Le cose qui a scuola una volta non andavano molto bene.»

«Quante cose chiaramente non sai, tesoro», mi dice.

Ehi, ma chi si crede di essere? Di certo non si sta rendendo simpatica.

«So che non ti conosco», ribatto piccata. «Naturalmente mi fa piacere che tu e il nonno abbiate trovato il tempo e la voglia di essere qui oggi, ma se la cosa vi crea disturbo, noia o qualsiasi altro sentimento negativo difficile da sopportare, be' sappiate che nessuno ve l'ha chiesto», sbotto.

La faccia della nonna è una maschera. Ora penserà che sono una maleducata. Darà la colpa ai miei genitori. «Adesso scusatemi, ma vado a sistemarmi», concludo dirigendomi verso gli spogliatoi. Appena entro, faccio un respiro profondo e mi siedo su una delle panche. Che senso ha non voler far parte della vita di tuo figlio, ma sapere ogni cosa che succede?

«Posso sedermi?» apro gli occhi e vedo Sanne. «Cambierebbe qualcosa se ti dicessi di no?» mormoro.

Lei si siede lo stesso.

«Che cosa vuoi?»

«Voglio scusarmi con te.»

Scoppio a ridere. «E di cosa esattamente?»

«Sono stata una stronza.»

«Partiamo già col piede giusto. Continua.»

«Non voglio giustificare il mio comportamento.»

«Non potresti. Anche perché niente di quello che dirai ti assolverà. Non voglio più avere a che fare con te.»

«E ti capisco.»

«No, non credo. Hai finto per mesi di essere mia amica. Hai finto che te ne importasse qualcosa. Hai recitato la parte della svampita, dell'innocente, di quella buona che ama il mondo in ogni sua parte. Tante volte mi sono sentita in difetto verso di sé, perché ero incapace di star dietro al tuo entusiasmo e a tutto l'ottimismo che ti portavi dentro. Invece era solo una maschera.»

«Non è così», prova a fermarmi.

«Ti sei schierata con Isabelle», preciso. «Dopo che ci ha fatto passare l'inferno».

«L'ho fatto per riscatto», il suo sguardo si indurisce. «Sono sempre stata tra gli ultimi. A scuola non contavo niente. Mi bullizzavano ed ero stufa. Isabelle mi ha sempre considerata una sfigata, io ho dimostrato a lei e a tutti gli altri che anche una sfigata può emergere, che alla fine valgo quanto lei. Le ho rubato il titolo di reginetta al ballo di fine anno.»

«E lei ti ha fatta fuori. Così mi ha detto Logan.» Parlare di lui è una stilettata al cuore. Distolgo lo sguardo.

«Non m'interessa», sorride. «Rachel, ma non capisci? Il liceo è finito, non avrei comunque più avuto niente a che fare con lei. Però è stata lei a portarmi alla vittoria. Lei, che prima mi schifava, mi ha visto prendere il suo posto. Ho vinto io!»

«E vale tutto quello che hai perso?» chiedo. «O forse comunque anche la nostra amicizia non avrebbe avuto seguito dopo il liceo.»

«Nella vita bisogna fare delle scelte.»

Non rispondo. Non condivido il suo pensiero, va bene così. Lascio correre.

«E un'altra cosa», dice. Il suo tono si fa più grave.

Ho già capito dove vuole andare a parare. «Non ne voglio parlare», dico.

«Rachel, lo sai quanto mi è sempre piaciuto Logan. Te l'ho detto in più di un'occasione e lui non mi ha mai considerata.»

«Sanne, non mi interessa.»

«Io voglio continuare. Lui era innamorato di te. Tutto il mondo girava intorno a Rachel Anderson. Sei arrivata a settembre e improvvisamente hai sconvolto tutti gli equilibri. I due ragazzi più belli e popolari della scuola. Che cos'avevi tu che nessun'altra aveva?»

«Non sono voluta io tornare qui. Sono stata costretta da mia mamma.»

«Mi serviva un ragazzo popolare. Lo so che Logan non proverà mai per me quello che prova per te.»

«Sanne, Logan ha cercato di farmi del male. Lo difendi?» Sento gli occhi bruciare. Credo che piangerò ogni volta che ripenserò a quella storia. «C'è stata una rissa ieri. Hai visto Logan là fuori? Ha la faccia che sembra carne macinata e non ho ancora visto Connor. Hanno chiamato la polizia. Io mi auguro che il mio ragazzo stia bene. Del tuo, sinceramente, non me ne importa un accidenti.»

«Ci siamo lasciati.»

Mi volto a guardarla. Ha gli occhi lucidi anche lei. «Lo so che non potrai mai perdonarmi. Ma sappi che mi dispiace. Forse, alla fine dei conti, tutto questo non ne valeva la pena. Forse sarebbe stato meglio continuare a essere una normale studentessa, copiare i compiti di Malek, trascinarti alle feste. Avrei riso di più.»

«Forse sì. Ma è andata così.» Mi alzo in piedi. Apro la borsa e tiro fuori la toga, la dispiego e me la infilo. Sanne mi aiuta con la cerniera sulla schiena. Poi prendo il tocco e lo stringo in mano. «Ti auguro buona fortuna per tutto, Sanne.» Allungo la mano.

Lei me la stringe. «In bocca al lupo anche a te.»

Quando esco quasi mi scontro con Connor e gli getto le braccia al collo. «Ommioddio sei qui!» esclamo. «Dimmi che stai bene.» Sto tremando. Lui cerca di sciogliere l'abbraccio ma io stringo la presa. «No, per piacere. Ho bisogno di te.» Allora mi stringe anche lui e il mio cuore si placa perché capisco che va tutto bene. Pensavo che fosse arrabbiato, deluso, pensavo che fosse stufo di litigare di nuovo con Logan per colpa mia.

«Tranquilla. Sono qui»

«Sul serio?»

«Sempre.»

«Com'è finita?».

«I genitori di Logan hanno deciso di non sporgere denuncia. Ha detto che è stato lui a cominciare, che mi ha provocato.»

Sorrido. Sono così sollevata.

«Però il preside Gordon non è stato così clemente», aggiunge. Sgrano gli occhi. «Ci farà diplomare per non averci più tra i piedi, ma ci ha denunciato ai servizi sociali. Ci sarà un'udienza informale per tutti e due, probabilmente trascorrerò buona parte dell'estate a ripulire il parco dalle cartacce e dai mozziconi di sigaretta, o aiuterò le vecchiette ad attraversare la strada, dipingerò staccionate o tutta una serie di cose del genere.» Connor mi bacia dolcemente e mi prende per mano.

«Dobbiamo andare», dico con un sorriso. «Il nostro futuro ci aspetta.»

«Devo chiederti una cosa, prima». Il suo sguardo è serio. «Quando tornerai dalla Cina, verresti con me a cercare mio padre? Voglio sapere chi sono. Voglio sapere chi è. Guardarlo in faccia, avere delle risposte. Non riesco a stare nell'incertezza. Ma ho bisogno di te. Da solo non sarei capace. Non potrei.»

«Mi stai chiedendo una cosa importante», ho il fiato sospeso.

«Metto la mia vita nelle tue mani. È così che si fa quando si ama, no?»

Annuisco commossa. Adesso so che la nostra storia non è finita. So che lui mi aspetterà e che per noi ci sarà anche un futuro. 

Another (The Again Serie #2)Where stories live. Discover now