«Così è questo che sei andato a dirgli?»

«Esattamente. Gli ho detto che avrei suggerito a Burnes di farlo semplicemente avanzare di grado. Sarebbe stato più facile e veloce piuttosto che dover scegliere uno degli altri ragazzi. In più adesso ci sono gli scrutatori e Logan avrà la sua occasione per mettersi in mostra. Con me presente non sarebbe stato possibile, lo so io e lo sapeva anche lui.»

«Immagino che sia stato felice»

«Se avesse potuto abbracciarmi l'avrebbe fatto. Evidentemente si è ricordato che non siamo più amici e che non sarebbe stato opportuno. Comunque sì, era felice. Ha sudato un sacco per arrivare al suo obbiettivo. Gliel'ho servito facile, però a lui che importa? Si prenderà la sua dannata borsa di studio e sparirà da qui. Contento lui, contenti tutti.»

Nel frattempo siamo arrivati a casa sua. Le luci sono spente, segno che il signor Brown e Sarah non ci sono.

«Eppure mi sembra tutto ancora molto strano», dico mentre mi tiene aperta la porta d'ingresso.

«Che cosa è strano?»

«Non sembri tu», provo a spiegare. «Sei sempre stato un personaggio. Il ragazzo più ambito della scuola. Uno tra i più carini», aggiungo. «Non fare quella faccia compiaciuta. Come se non lo sapessi», rido e gli batto amichevolmente una pacca sul braccio. «E poi tu e Isabelle, la coppia perfetta. Adesso invece sembri un ragazzo come tanti. Come me.»

«E ciò è male?» mi chiede. Si mette di fronte a me e mi guarda negli occhi. Un attimo dopo ci stiamo baciando. Siamo ancora al buio, il corridoio è illuminato dalla luce della luna che entra dalla portafinestra del giardino.

«No. Anzi», mugugno tra le sue labbra. «Credo che se avessi conosciuto questa parte di te prima, non avrei avuto tutte queste paure.»

«Hai paura di me, Anderson?» Mi morde il lobo dell'orecchio. Io reclino la testa.

«Ho paura dell'effetto che mi fai», mi sforzo di rispondere. «Quando sono con te è come se non capissi più niente. E mi hai già fatto male più di una volta. Nella mia testa tutti i campanelli di allarme stanno suonando dicendo che lo farai ancora.» Mi afferra per le gambe e mi issa a cavalcioni su di lui. Poi mi appoggia contro la parete.

«Non sono più il Connor di prima», dice divorando le mie labbra. «Non ho ancora idea di chi sono, purtroppo, ma spero che questa fase transitoria passi velocemente.» Infilo le mani tra i suoi capelli e glieli tiro leggermente. «So solo che quando sto con te mi sento perfetto.»

«Potrei compiacermi un po' troppo della cosa», sorrido.

«Perché non la smettiamo di parlare e non andiamo di sopra?»

«Mi sembra un ottima idea»

Quando il mattino dopo mi sveglio, ho la mano di Malek sulla faccia. Mi volto verso di lei che dorme ancora profondamente. Cerco di scostarmela di dosso, prendo la mia roba dalla sedia e mi chiudo in bagno. Sono tornata tardi ieri sera, papà già dormiva, Malek invece era sul divano che guardava un documentario sugli animali in via d'estinzione.

«Ti rendi conto che potremmo essere gli ultimi a vedere queste specie?» mi ha chiesto. «Il mio bambino potrebbe essere costretto a sentir parlare di loro dai libri di scuola» e si è indicata la pancia.

Parla spesso del suo bambino. E la vedo sempre più sovente con la mano sulla pancia. A scuola cerca di controllarsi, anche se probabilmente la voce ha già fatto il giro di tutte le classi. Da quando siamo andate alla visita in consultorio si è come calmata. Certo, per il momento nessuno le restituirà il sorriso, però vedere il piccolo muoversi, sentire il suo cuore battere ci ha commosse. Per un istante mi sono chiesta come dovesse sentirsi Patricia, a lei la vita ha tolto per sempre questa possibilità. Poi ha mandato l'immagine del bambino ai suoi genitori.

Another (The Again Serie #2)Where stories live. Discover now