"Giorno uno": Suono Bianco.

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Scrivere bene il titolo è il primo, importantissimo passo.
Significa stabilire un ordine e dettare delle regole. Non solo per le parole, le righe, le pagine che riempirò su questo quaderno. È un po' come se lo stessi facendo anche per la mia disciplina.
Poco importa se lo scriverò centrale, a sinistra o a destra del foglio, in intestazione o al centro della prima pagina. Ciò che conta è che sia scritto a dovere. Si ripete da secoli, no? Chi ben comincia è già a metà dell'opera.
Oddio, metà forse è un po' eccessivo. In fondo è solo il primo giorno di trecentosessantacinque. Ma se mi mettessi a contare quanti siano effettivamente trecentosessantacinque giorni, probabilmente mi arrenderei prima di raggiungere il centinaio. Invece la realtà è un'altra, e urla a gran voce che non posso permettermi di arrendermi, stavolta. O arrivo a trecentosessantacinque, o sarà come aver fatto zero.
Uno è già qualcosa di più di zero. In fondo sono le nove di sera, penso di potermi permettere di dire che sono a uno. Potrei quasi vantarmene. Ma non lo farò, perché uno è molto meno di trecentosessantacinque, e sarebbe ridicolo esultare solo per un misero uno. Ma anche se arrivassi a cento, o duecento, o persino trecento, non sarebbe quello il motivo per cui gioire.
Sentirsi finalmente puliti, questo potrebbe esserlo. A posto con la coscienza, smettendo finalmente di imbrattare la fedina penale con una denuncia dopo l'altra, e soprattutto di imbottire il mio corpo con qualcosa che mi imprigiona più di quanto possa farlo qualche mese di carcere. Almeno così ne ha parlato la strizzacervelli; non mento quando dico che non ho ancora la forza di parlare della droga in questi termini. È grazie alle sostanze se ho superato momenti difficili come... no, devo rifuggere da questi pensieri e ricordarmi che sono mie nemiche, non amiche. La strizzacervelli ripeteva sempre di ricordare tutto ciò che la droga mi ha tolto, quando riaffiorano queste idee nella mia testa. Il lavoro. Soldi, moltissimi soldi. La casa. Lui.
Riprendo in mano il quadernino, ancora tremante. La pagina completamente vuota mi trasmette un senso di angoscia che mi provoca un brivido, scuotendo tutto il mio corpo. Mi concentro qualche secondo: via i pensieri negativi. È solo l'inizio.
Impugno la penna e stringo la presa, come se sentissi una nuova energia fluire in me. È un bene, lo sento.
Avvicino la penna al foglio.
Scrivere bene il titolo è il primo, importantissimo passo.
Scrivo con calma, ma in modo sicuro. Ne esce un gran bel titolo, chiaro e ordinato, che campeggia sul resto della pagina.
"Giorno 1".
È il momento di riempire il resto della pagina di oggi. 

Tria Cerberus oraWhere stories live. Discover now