Epilogo, parte II

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PICCOLA MODIFICA: UN GENTILISSIMA LETTRICE MI HA FATTO NOTARE CHE HO COMMESSO UN ERRORE. DUE SETTIMANE FA HO MODIFICATO UNA PARTE DELL'EPILOGO MA NON HO SALVATO IL NUOVO TESTO, QUINDI STAMATTINA HO PUBBLICATO IL TESTO VECCHIO.
PER CORRETTEZZA E COMPLETEZZA, DI SEGUITO PUBBLICO LA PARTE MODIFICATA.
SCUSATE ANCORA PER LA MIA SBADATAGGINE E GRAZIE DI SOPPORTARMI ❤

Epilogo
Amabel si svegliò di soprassalto nel cuore della notte. Aveva il respiro accelerato come se avesse corso per chilometri. Invece, aveva fatto un incubo in cui stava scappando dalle bombe. Il letto era vuoto, Tommy doveva essersi svegliato tempo prima. Decise di andare a dormire nella stanza dei bambini in modo da riempirsi la testa con i loro visini dolci per spazzare via l’angoscia del brutto sogno. Si allarmò quando si accorse che Octavia non era nella culla, mentre Charlie sonnecchiava abbracciato al suo orsetto di peluche. Si precipitò al piano di sotto per avvisare Tommy, ma si commosse quando vide che padre e figlia dormivano sul divano. Si sedette sulla poltrona per ammirare quella scena assai tenera: Octavia dormiva con la schiena contro il petto di Tommy e la sua manina stringeva il dito del padre.
“Bel.”
Tommy sbatté le palpebre e nell’oscurità scorse l’ombra di sua moglie. 
“Scusa. Siete così belli e non volevo svegliarvi.”
“Tranquilla. Quando mi sono alzato Octavia cercava di uscire dalla culla, quindi l’ho presa per farla addormentare.”
“Tua figlia è ribelle come te.” disse Amabel sorridendo.
Tommy si mosse con cautela, anche se la bambina aveva il sonno profondo, e si mise seduto sul bracciolo del divano.
“Tu perché sei sveglia?”
Amabel si agitò sulla poltrona, di solito era lui ad avere gli incubi e lei lo consolava.
“Brutto sogno.”
“La guerra?”
“Sì. – ammise lei – Nel sogno scappavo dalle bombe. Correvo su un campo minato. Però adesso è passato, sto bene.”
Tommy conosceva la sensazione di stravolgimento causato da un incubo, ecco perché non credette a quella bugia. Amabel si inginocchiò accanto a Octavia per accarezzarle la guancia paffuta, sembrava un angelo mentre dormiva tutta rannicchiata sotto la copertina.
“Noi non stiamo bene, Bel.”
“Shh, non dire così. Abbiamo Charlie e Octavia, quindi stiamo più che bene.”
Tommy si spostò nello studio per fumare, aveva bisogno di allentare l’improvvisa tensione che gli gravava sulle spalle. Era così perso nei suoi pensieri da non accorgersi di Amabel che lo abbracciava da dietro.
“Che hai, Thomas?”
Tommy si stropicciò gli occhi arrossati dalla stanchezza. Neanche il fumo era d’aiuto.
“Oggi il terapeuta mi ha fatto parlare di Grace, come mi fa sentire averla persa. Mi è capitato di sognarla ultimamente.”
Amabel ghiacciò sul posto. Lo costrinse a voltarsi e nel suo sguardo lesse una determinazione irremovibile.
“Perché non me lo hai detto? Avrei potuto aiutarti magari.”
“Perché mi sembra brutto parlare con te di Grace. Con quale coraggio dico a mia moglie che sogno una donna che ho amato?”
Tommy si scostò e si appoggiò allo scrittoio con i pugni, era sfinito e la sua mente non voleva dargli tregua. Amabel gli accarezzò la schiena nuda con dolcezza.
“Thomas, va tutto bene. Noi non siamo una coppia normale, abbiamo sfide da affrontare che gli alti non hanno e va bene così. Grace non è solo la donna che un tempo amavi, è anche la madre di Charlie. E io amo quel bambino come se fosse mio, quindi è bene parlarne.”
“Polly mi ha detto tutto. Mi ha detto che hai paura di essere la brutta copia di Grace e che io possa ancora essere innamorato di lei. E’ vero?”
Amabel sospirò e annuì, anche se lui le dava ancora le spalle.
“E’ vero. Tu e Grace siete stati una bella coppia, vi siete mollati e ripresi, ancora mollati e ripresi, e certi amori non si dimenticano. Per di più è stata la prima donna a darti un figlio.”
Tommy allora si voltò e il suo sguardo si addolcì nel vedere Amabel stretta nelle spalle, con l’espressione di una bambina spaurita.
“La mia storia con Grace è stata importante, ci siamo amati e odiati ma siamo sempre stati insieme. E sì, è stata la prima a rendermi padre. Non potrò dimenticarla mai perché è stata una parte fondamentale della mia vita.”
“Lo so. – interruppe Amabel – Io non ti chiedo di dimenticarla, non potrei mai. E’ solo che … che …”
“Che hai ancora paura.” Concluse Tommy.
Amabel si appoggiò allo scrittorio passandosi le mani fra i capelli, era ancora turbata dall’incubo e quella conversazione stava peggiorando le cose.
“E’ solo che ti amo troppo per perderti, Thomas. Non posso stare con te se il tuo cuore pensa ad un’altra donna.”
“Non c’è nessun’altra donna. Ci sei tu, Bel. Ci sei sempre stata. Greta è stato il mio primo amore, giovane e allegro, e dopo di lei credevo che non avrei mai più amato. Poi ho conosciuto una ragazzina che faceva la dottoressa e mi ha salvato la vita, dandomi la speranza di andare avanti. E’ stato allora che ho capito che in qualche modo io e te ci saremmo ritrovati. E mentre ti aspettavo ho incontrato Grace, ci siamo innamorati e abbiamo avuto un figlio. Cose che capitano di continuo.”
“Non direi proprio.” Ridacchiò Amabel.
Tommy le sfiorò la fronte con le labbra e le prese le mani.
“Ho amato molto Grace, davvero molto, e la sua morte mi ha distrutto. Però oggi sono qui, vivo, con due splendidi figli. E sai perché? Perché io stavo aspettando te, Amabel. Io ho sempre aspettato che quella dottoressa tornasse per salvarmi di nuovo. Sei arrivata, mi hai stravolto e sono diventato tuo marito. Tu non sei la brutta copia di Grace perché di Grace c’è n’è una sola. Tu sei Amabel Hamilton, sei unica e sei la donna della mia vita.”
“Oh, Thomas …”
Tommy le sollevò il mento con le dita e le stampò un bacio sulla bocca.
“Stasera Polly ha detto che finalmente riesce a vedere il vecchio Thomas. Grazie a te sono tornato a ridere, a vivere decisamente meglio, e mi rendi felice. Tu e i bambini avete migliorato la mia vita di merda.”
“E hai paura di perdere tutto.” continuò Amabel per lui.
“Stasera alla festa ho capito che io non valgo niente senza di voi. Sento di nuovo di essere Thomas e non voglio che questa sensazione se ne vada.”
Amabel provò un moto di tremenda dolcezza per Tommy. Per quanto agli occhi della città fosse un uomo spietato, per lei restava quel ragazzo ammiccante che aveva conosciuto dieci anni prima. Era palese che la seduta col terapeuta stesse facendo emergere le sue paure ed era una cosa che detestava perché sentiva di star perdendo il controllo.
“Tesoro, tu non perderai me e i bambini. Noto che la tua mente è stata messa a dura prova e ora la terapia porta a galla le tue emozioni. Stai solo reagendo alla terapia. Anche io mi sentivo così quando Oliver era il mio psicologo, e fa parte del processo di guarigione. Tu hai bisogno di guarire, Thomas.”
Tommy posò la fronte sulla spalla della moglie e inspirò il suo profumo, un miscuglio di lavanda e crema per bambini.
“Sì, hai ragione. Ho bisogno di guarire.”
“E per la questione di Grace, ti prometto che non avrò più alcun timore. Mi fido di te.”
Tommy per un istante rivide la ragazzina di venti anni che lo aveva curato, giovane e intimorita, ma pur sempre salda nelle sue scelte.
“Bene così.”
“Dovremmo andare a dormire. Octavia non può passare la notte sotto quella copertina leggera.” Disse Amabel.
Fece per alzarsi quando Tommy le avvolse le braccia intorno ai fianchi. Le diede un bacio sul ventre che fece rabbrividire Amabel.
“E se riportassi Octavia in camera sua e poi tornassi qui?”
Tommy si era già abbassato a baciarle il collo mentre le sue mani vagavano sotto la camicia da notte per toccare le cosce della moglie.
“Mio marito ha in mente qualcosa?”
“Ti voglio addosso per tutta la notte.”
Bel lo attirò un bacio passionale, mordendogli il labbro e accarezzandogli le spalle muscolose.
“Allora ti aspetto.”
Tommy le regalò un sorriso colmo di malizia prima di tornare in salotto per occuparsi della bambina.

Tre mesi dopo, maggio.
Amabel si riparò gli occhi dalla luce mentre tentava di leggere il telegramma speditole da Diana. Era un sabato mattina soleggiato, faceva abbastanza caldo, e il rumore del mare era un suono piacevole. Tommy aveva deciso di portare la famiglia ad Exmouth per trascorrere una giornata lontano dalla clinica e dal parlamento, e soprattutto dai Peaky Blinders. Octavia e Charlie costruivano castelli di sabbia con l’aiuto del papà, che sembrava piuttosto bravo nella realizzazione delle torri.
“Diana scrive che all’università sta andando bene e che Finn si impegna molto per il maneggio. Scrive anche che ad agosto verranno a trovarci per comunicarsi una notizia importante. Secondo te hanno già comprato un cavallo?”
Tommy lanciò un’occhiata obliqua a sua moglie, alle volte sapeva essere davvero ingenua.
“Si sposano.”
“Come, scusa?”
“Due settimane fa ho beccato Finn a Londra che girovagava tra le gioiellerie. Abbiamo comprato insieme un anello di fidanzamento, quindi suppongo che quella sera stessa le abbia fatto la proposta.”
Amabel lo colpì alla nuca con il cartoncino del telegramma.
“Due settimane?! Finn vuole chiedere la mano di Diana e tu non me lo dici? Miseriaccia, Thomas!”
“Non prendertela con me. Finn mi ha fatto giurare di non dirti niente perché temeva che tu glielo avresti impedito. E non dire di no! Lo sappiamo tutti che per te lo studio viene prima di tutto, soprattutto del matrimonio.”
“Papà!” esclamò Octavia tuffandosi fra le braccia del padre.
Charlie, dal canto suo, andò a farsi coccolare da Amabel.
“Diana ha solo diciannove anni! Il matrimonio è alquanto precoce!”
“Bel, il fatto che tu ti sia sposata a ventinove anni non implica che anche per tua sorella sia così.” Disse Tommy.
Amabel si fece abbracciare da Charlie per trovare conforto.
“Stai dicendo che mi sono sposata da vecchia? Ti ricordo che tu hai trentasette anni!”
“Questo che diavolo c’entra? Stai accampando scuse stupide per non far sposare tua sorella.”
Octavia si staccò dal padre e tornò a giocare con la sabbia, subito seguita anche da Charlie. Amabel si alzò e si scrollò i granelli dalla gonna con fare nervoso.
“Non ti avvicinare a me, Shelby! Traditore!”
Tommy rise per quell’indole infantile della moglie che riusciva ad oscurare anche quella dei figli.
“Ah, sì? Eppure l’altra notte mi pregavi di avvicinarmi tra un gemito e l’altro.”
“Thomas! Ci sono i bambini!” lo incalzò lei, schiaffeggiandogli il braccio.
Tommy le tirò un lembo della gonna per gioco, era divertente prenderla in giro.
“Quanto sei carina con le guance arrossate!”
“Smettila! Ti picchio con il rastrello!”
Amabel raccattò il rastrello dei bambini e lo brandì come fosse un’arma mortale.
“Provaci!”
Tommy incominciò a indietreggiare fino a quando si mise a scorrazzare verso la riva. Amabel lo rincorse ridendo a crepapelle, si sentiva più piccola di Charlie. Difatti, anche i bambini si misero a strillare e a correre per tutta la spiaggia. Amabel inciampò e cadde addosso a Tommy. Si ritrovarono l’uno sopra l’altro con le onde che gli coprivano d’acqua.
“Mi hai preso.” Disse Tommy, sorridente.
Amabel si sistemò a cavalcioni e gli puntò il rastrello alla gola, ma continuava a ridacchiare senza sosta.
“Sei mio prigioniero.”
Octavia e Charlie si buttarono su di loro, le loro risate cristalline creavano una perfetta sintonia con il mormorio delle onde. Tommy fu sopraffatto dalla felicità in quel momento, con la sua famiglia riunita, con il divertimento come motivo-chiave di quella giornata.
“Gelato! Mamma! Gelato!” strillò Octavia indicando un carretto dei gelati.
“Volete il gelato, piccoli? Andiamo!”
Tommy riuscì ad alzarmi e Amabel gli spazzolò la camicia per eliminare i residui di sabbia, però restavano comunque bagnati e spettinati. I bambini si stavano già incamminando verso il carretto mentre decidevano quale gusto scegliere.
“Credi che Diana mi chiederà di essere la sua testimone di nozze?” domandò Amabel.
Tommy le circondò le spalle con il braccio e le baciò la tempia, poi fece incastrare le loro dita.
“Credo di sì. Allora, gelato al gusto nocciola?”
“Mi conosci troppo bene, Thomas.”

Red right hand 3 || Tommy Shelby Where stories live. Discover now