Le Sibille

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3. LE SIBILLE

Oh, grief, please, tell me why
That girl has more gold than I
More gold than I, more beauty, more fame
Yet for he it will be the same.”
(I Wish, The Unthanks)

Due settimane dopo.
Finn sobbalzò quando Amabel impregnò il cotone di alcol per disinfettargli la ferita.
“Come spiegherai a Diana che ti sei rotto il naso?”
“Diana non dovrà conoscere i dettagli. Le dirò che stavo lottando con Martin per scherzo e che mi ha rotto il naso per sbaglio.” Rispose lui digrignando i denti per il dolore.
Non appena Amabel aveva messo piede in clinica, Emily le aveva detto che suo cognato si trovava nel suo ufficio da mezz’ora e che aveva il naso fratturato.
“E in realtà com’è successo? Diana dice che ultimamente ti cacci sempre nei guai.”
“Io e Martin siamo andati al Garrison per bere e c’erano due idioti che ci infastidivano, perciò i cazzotti sono stati la conseguenza logica.”
“Logica. – ripeté Amabel – Quella qualità che manca ai Peaky Blinders. Con la violenza non si risolve tutto, Finn. Giocare d’astuzia è la vera conseguenza logica.”
Finn si tirò indietro quando Amabel si avvicinò con una nuova garza, però dovette arrendersi allo sguardo truce della donna e farsi medicare.
“Anche Diana dice che sono stupido. Voi femmine siete troppo esigenti.”
“Io non ho detto che sei stupido, dico che ti comporti come se lo fossi. Qual è il problema fra te e Diana? L’ho capito che le cose tra di voi non vanno bene come prima.”
Amabel aveva sorpresa Diana a piangere un paio di volte per colpa dei continui litigi di Finn, ma la sorella minore non aveva mai vuotato il sacco per proteggere il ragazzo.
“Non lo so. Penso che … io e Diana vogliamo cose diverse. Insomma, questo è il suo ultimo anno di liceo, poi sicuramente vorrà studiare all’università. Qualche tempo fa mi ha detto che vorrebbe studiare veterinaria e restare a Londra, ma io …”
“Tu vuoi restare a Birmingham.” concluse Amabel per lui.
Finn annuì, i suoi occhi erano pieni di sensi di colpa.
“All’inizio vivere con lei a Londra mi sembrava fantastico, in fondo tutti vogliono stare sempre con la persona che amano. Poi è diventato tutto strano, volevo tornare a Birmingham e lavorare per la famiglia, e così ho fatto. Però ogni volta che torno qui nel frattempo mi perdo un pezzo di Diana, e io non ce la faccio più.”
Amabel, che capiva quelle insicurezze dovute alla giovane età di Finn, gli circondò le spalle in un abbraccio materno.
“Se la relazione con Diana ti fa stare male, è meglio finirla. Lo so che sono la sorella e dovrei difenderla, però vedo che entrambi soffrite e non è giusto.”
Finn appoggiò la testa sulla spalla di Amabel per lasciarsi consolare dall’unica persona con cui poteva parlare dei propri sentimenti.
“Ci penserò. Grazie, Amabel.”
“Prego. Adesso vai al secondo piano a farti fasciare per bene il naso, poi puoi andare.”
Amabel lo aiutò ad indossare la giacca, gli diede un bacio sulla guancia e lo accompagnò al secondo piano. L’ora successiva si dedicò alle visite di routine nel reparto pediatrico, fece un paio di iniezioni e pianificò gli interventi di quella settimana con un team di chirurghi.
“Dottoressa Hamilton.” La chiamò Emily, l’infermiera che lavorava al suo fianco dai tempi della guerra.
“Dimmi.”
“C’è una signora che vi aspetta all’ingresso. Dice che ha urgente bisogno di parlare con voi.”
“Ci vado subito, grazie.”
Amabel imboccò il corridoio che conduceva al piano terra con il sospetto che la sua visitatrice potesse essere Polly. Negli ultimi due giorni aveva lamentato dei frequenti mal di testa, forse si era convinta a farsi visitare. L’espressione serena di Amabel si tramutò in disprezzo quando riconobbe sua zia Camille.
“Salve, zia. Sei invecchiata dall’ultima volta che ci siamo viste.”
“Le buone maniere non sono parte del tuo corredo genetico, nipote cara.” Replicò la donna con stizza.
Indossava un abito nero che metteva in risalto le rughe del viso e i capelli bianchi intrecciati sulla nuca.
“Tagliamo corto. Perché sei qui, zia?”
“Ho saputo che ti sei sposata. E’ possibile che debbano essere gli estranei a darmi certe informazioni su mia nipote? E’ inammissibile!”
Quel tono accusatorio ricordava ad Amabel quando la zia la rimproverava perché da piccola saltava nelle pozzanghere sporcandosi i vestiti anziché imparare a cucire come le sue coetanee.
“Non è affar tuo come conduco la mia vita. Io non ti devo dire proprio niente. Lascio che siano gli altri a parlare per me.”
“No, no. – obiettò Camille – Tu non me lo hai detto perché hai sposato quel criminale di Tommy Shelby. Sapevi che ti avrei sgridata come fossi una scolara indisciplinata.”
“E’ vero, temevo di dover sopportare i tuoi stupidi commenti sul mio matrimonio. Hai sempre avuto la cattiva abitudine di dare le tue opinioni non richieste, zia.”
Camille si portò una mano sul cuore come se quelle parole fossero una freccia in pieno petto.
“Mi accusi di impicciarmi? Scusami se voglio solo preservare il buon nome della nostra famiglia.”
Amabel emise una risata sarcastica, in quella situazione non c’è nulla di divertente.
“E quale famiglia? Diana abita a Londra con la sua balìa, Evelyn è andata a vivere in America dopo aver preso la sua fetta di eredità, e io non invito la mia unica zia al mio matrimonio. Beh, direi che il tuo concetto di famiglia va riconsiderato.”
“Sei tu che hai deciso di distruggere tutto alleandoti con certa gentaglia. Evelyn ha parlato con l’ispettore Campbell perché era la cosa giusta da fare.” Disse Camille, le mani che tremolavano per la rabbia.
“Per colpa dell’ispettore Campbell sono stata arrestata e incarcerata sotto false accuse, sono stata sedata e picchiata, sono stata rapita e costretta a dire addio al mio migliore amico. Evelyn si è fidata dell’uomo sbagliato come sempre. Deduco che mia sorella abbia ereditato da te la pessima scelta in fatto di uomini.”
“Anche tu non sei brava a scegliere gli uomini. Almeno io ho sposato tuo zio che era un uomo rispettato dalla comunità, mentre tu hai sposato uno zingaro che fa il criminale e ora si finge una persona perbene.”
Amabel si guardò intorno per assicurarsi che nessuno le guardasse, poi strinse i polsi della zia e si avvicinò al suo orecchio.
“Zio Mark era un uomo orribile, ti tradiva e ti picchiava ogni volta che ne aveva l’occasione. Thomas sarà pure uno zingaro e un criminale, ma almeno ama la sua famiglia e non alza le mani. Buona giornata, zia Camille.”
Camille sbarrò gli occhi mentre Amabel si voltava per tornare nel suo ufficio. Sua nipote era ormai perduta per sempre.

Red right hand 3 || Tommy Shelby Where stories live. Discover now