[ITA] One Shot

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KISS ME UNDER THE LIGHT OF THOUSAND STARS



Le luci delle case erano spente da ore. L'oscuro mantello tempestato di luci argentee ricopriva il cielo del piccolo villaggio di pescatori, il frinire dei grilli e delle cicale, adagiati sulle foglie delle ginko biloba, cullavano gli ormai addormentati abitanti. Mancava poco meno di un minuto alle due.

Nanase Haruka era già uscito dalla sua abitazione, scendendo lento e silenzioso lungo le scale che aprivano un serpeggiante e sconnesso sentiero per raggiungere la strada. Le uniche luci ad illuminare i suoi passi erano quelle delle stelle e della rotonda Luna, che lo guidavano passo dopo passo verso il basso, attratto da ciò, o da chi, lo stava aspettando.

Raggiunta la metà di quel sentiero si fermò per breve, lanciando una veloce occhiata alla casa vuota e buia lasciata ormai alle spalle, che regnava sovrana su quella dolce collina. Arrivato lì, a metà tra la sua casa e ciò che lo attendeva in strada, esattamente come altre sere prima di allora, il respiro gli si spezzò in gola, i battiti accelerarono ed una sensazione di vuoto e pesantezza gli riempirono lo stomaco. Chiuse gli occhi, lo sapeva a cosa stava andando incontro e, sebbene non gli fosse consentito, il sentimento che provava non gli dispiaceva affatto. Le gambe irrigidite dalla paura di essere scoperto da qualcuno si mossero di nuovo, e scalino dopo scalino iniziò ad intravedere la strada. Il respiro si regolarizzò, tutto ciò che lo bloccava e spaventava scomparve e ritornò ad essere più leggero quando vide che fuori dalla macchina c'era lui ad aspettarlo. «Rin» il ragazzo appoggiato alla macchina sorrise, lo sapeva che sarebbe venuto anche quella sera. «Haru» gli aprì lo sportello della macchina, invitandolo a salire e senza pensarci o chiedersi perché, salì a bordo del veicolo.

Quello che accadde quella sera non era per nessuno dei due una novità. Ogni mese, per una sola notte, allo scoccare delle due, quando tutti gli abitanti del villaggio dormivano, si vedevano in segreto nello stesso luogo, a bordo di una vecchia macchina comprata apposta solo per questo e nascosti dall'ombra della notte erano finalmente liberi di essere se stessi, di baciarsi sotto la volta celeste, sotto gli alberi di ciliegio in fiore o semplicemente in macchina. Si baciavano, accarezzavano i capelli, ma poi tutto terminava lì. Erano gli accordi che si erano dati, che Rin aveva proposto ed Haru aveva accettato. Non voleva mettergli addosso pressioni inutili, sapeva come chiunque altro che Haru non aveva mai avuto esperienze di quel tipo, che era sotto quell'aspetto ancora innocente sebbene sapesse con chiarezza come funzionavano quelle cose. Gli stava bene aspettare, lasciare che acquistasse maggior confidenza, che fosse lui a chiedere di fare altro. Rin non gli avrebbe mai fatto nulla senza il suo permesso.

Erano passati già quattro mesi da quando avevano iniziato a vedersi di notte, ma per entrambi sembrava essere sempre passato un solo giorno, da quando in quella buia notte di marzo Rin gli aveva mandato un messaggio. Ciò che mutò fu solo il carattere di Haru, che acquistò più sicurezza, facendosi a momenti avanti per primo, a chiedere e testare nuove cose. Da prima che era rigido ora sembrava essere era più rilassato. Quello che provava era semplicemente indescrivibile, una combinazione di paura, euforia, timore, passione, lo riempivano in corpo: da una parte comprendeva che era sbagliato, ma dall'altra tutto veniva spazzato via da un solo sguardo di Rin. Quell'uomo gli stava facendo scoprire orizzonti nuovi e sconosciuti, conquistandolo con dolcezza e pazienza.


La macchina partì, lasciandosi alle spalle la dolce collina, muovendosi verso un luogo che Haru probabilmente non conosceva. Non gli domandò nemmeno dove erano diretti, consapevole che Rin non gli avrebbe risposto, ogni viaggio lo rendeva una speciale sorpresa. Adagiò la fronte sul freddo finestrino, guardando il cielo che scorreva veloce sopra di loro, ascoltando distratto le tracce del CD che faceva da colonna sonora a quell'indimenticabile viaggio. Non capiva nessuna di quelle parole, cantate in una lingua straniera, ma la voce del cantante gli piaceva e anche la musica, probabilmente gli sarebbe piaciuta anche la canzone se fosse stato in grado di capirla. Rin tamburellava le dita sul volante, ripetendo a bassa voce il ritornello di quella canzone. Il ragazzo nel sedile del passeggero sollevò la fronte dal finestrino, posando gli occhi sul guidatore. «Cosa significa?» gli domandò, riferendosi alla musica. Rin smise di cantare, sorridendo divertito, dimenticandosi a volte che il suo amico non aveva una così vasta conoscenza dell'inglese.«È una storia» gli disse. «La storia di tanti ricordi di quando lui e i suoi amici erano giovani» accennò una risata, in qualche modo quella canzone gli stava ricordando la vita che aveva passato lontano dai suoi amici, vivendo per anni in Australia, ricordandogli quanto desiderasse tornare a casa da vincitore. Haru annuì e non chiese più nulla, probabilmente anche lui aveva capito cosa stesse pensando Rin.

[ITA/ENG] UNDER THOUSAND STARS // rinharuWhere stories live. Discover now