Capitolo tre

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Io e Samuel arriviamo a casa e lasciamo gli zaini nel piccolo ingresso.

Troviamo Mike sul divano intento a fare zapping.

<<Ciao ragazzi>> ci saluta voltandosi verso la nostra parte.

<<Ciao zio>> lo saluto e insieme ci andiamo a sedere sul divano ai due suoi lati.

<<Com'è andata la scuola?>> si riferisce a suo figlio seduto al suo lato destro mentre mangia una barretta di cioccolato fondente.

<<Ah si, io e i miei amici abbiamo fatto un bellissimo scherzo. Quando il professore stava scrivendo alla lavagna, sono andato vicino alla cattedra e o aperto il suo astuccio.
Poi quando l'ha aperto ci ha trovato dentro una lucertola, messa da me ovviamente. Si è messo ad urlare e stava quasi per svenire. Per il resto tutto uguale>> parla tranquillamente Samuel sotto lo sguardo arrabbiato del padre, mentre io rido sotto i baffi.

Samuel come ho detto, e un ragazzo che sprizza felicità da tutti i pori e a volte fa degli scherzi davvero divertenti.

Mi ricordo che un giorno, Samuel, senza farsi vedere ovviamente, mise sulla spalla di Victoria un insetto di gomma, e quando lei se ne accorse corse per tutto il giardino per poi cadere nella, non tanto grande piscina.
Si infuriò con Samuel ma lui ovviamente negò.

<<Samuel quante volte ti ho detto che la devi smettere con questi scherzi di poco gusto. Se la scuola mi chiama, per te saranno guai>> Mike usa un tono severo.

<<E a te cara, com'è andato il tuo primo giorno di scuola?>> adesso si rivolge a me.

<<Oh e andato alla grande, ha affrontato uno dei ragazzi più popolari e temibili della scuola>> parla Samuel al posto mio.

Parla troppo questo ragazzo!

<<Non è stato niente di che, non dovresti preoccuparti. Comunque penso sia andato bene, ma non mi sento tanto a mio agio dopo tre anni>> uso un tono triste.

A scuola non mi sono sentita granché. Ho paura dei giudizi degli altri anche se so che me ne dovrei fregare, ma è più forte di me.

<<Non preoccuparti Summer, vedrai che man mano che i giorni passeranno ti troverai sempre meglio e comunque signorina, non rispondere più a tono a dei ragazzi più grandi di te>> mi punta un dito contro.

<<Adesso venite qui e abbracciate questo uomo che deve andare a lavoro>> allarga le braccia e Samuel subito lo stringe in un abbraccio, mentre io rimango a fissarli spensierata e addolorata. Quando ritornavo da scuola, la prima cosa che facevo era abbracciare mio padre.

Mio zio mi guarda e mi sorride tristemente.

Si alza dal divano e raggiunge la porta, ci saluta con un cenno della mano e poi si dirige verso la sua auto per poi partire a lavoro che non dista neanche cinque minuti da qui.

Mio zio lavora come istruttore nello zoo acquatico di Los Angeles dove lavorava prima mia madre. Esso si trova a poca distanza dall'oceano. Vi ho parlato che ha anche un bar ma a lasciato la gestione a Victoria. Così si hanno due stipendi visto che con uno non si può  guadagnare granché.

Salgo in camera mia, ho bisogno un po' di pace dopo questa mattinata movimentata.

Mi cambio e indosso dei vestiti più comodi per stare in casa.

Cerco di trovare le mie calze preferite ma ho trovato solo una calza.

Aspetta non dirmi che...

Esco subito dalla mia camera è perlustro tutta la casa da cima a fondo. Solo quando sento dei rumori capisco dov'è finito quel mascalzone di Tobia.

Nelle tue veneWhere stories live. Discover now