Capitolo 1 (pt.2)

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Forse è solo la sua immaginazione, o forse no, ma, mentre quel pomeriggio torna a casa in macchina, Kai rivede la Genesis nera, quell’auto con i vetri mezzi rotti e la vernice rigata che gli è così familiare. Se guarda attentamente, riesce anche a vedere le chiazze grigie. Non piove più ormai, ma l’auto perde il controllo e scivola selvaggiamente sulla strada fino a colpire frontalmente il muro che divide le corsie e la parte posteriore viene catapultata in aria, il metallo che sembra quasi privo di peso. Ricade sottosopra, rotolando ancora un paio di volte prima di crollare a pezzi, spargendo vetri e benzina lungo il percorso.
Qualche testimone grida mentre l’auto prende fuoco, le fiamme che si perdono alte in nuvole nere mentre la gomma e il metallo vengono fusi in un ammasso informe. Nessuno esce da quella carcassa. Kai inizia a fumare una sigaretta dietro l’altra restando a distanza finché non arrivano i pompieri.

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Kyungsoo si ferma che mancano tre scalini per raggiungere il piano del proprio appartamento. Probabilmente dovrebbe essere sorpreso nel vedere Kai seduto davanti alla porta, il cappuccio grigio tirato sul voto, eppure non lo è. A giudicare dai mozziconi di sigaretta che lo circondano, Kai deve essere lì ormai da un po’. Kyungsoo lo supera per aprire la porta. Kai salta in piedi.
“Non puoi fumare qui dentro,” lo fissa Kyungsoo e Kai alza le mani per rassicurarlo, il sorriso che si allunga sulle labbra lo fa sembrare incredibilmente giovane. Kai gli trotterella dietro, puzza di fumo e di pioggia mattutina.
“Cos’hai preso?” Kai si sporge oltre le sue spalle mentre l’altro tira fuori da una busta del tofu e un cartone di uova e le appoggia sul tavolo della cucina.
“Sei tornato per un’altra cena gratis?” Kyungsoo rotea gli occhi, scansando Kai per riporre una busta di latte nel frigo.
“Potrei pagarti, ma non mi sembra che ti manchino i soldi, signor Banchiere In Incognito.”
“Chi te lo dice che mi sto nascondendo?”
“Beh, ti sei appena trasferito qui ovviamente. L’appartamento è praticamente vuoto. E sono sicuro che guadagni abbastanza per permetterti di vivere in un posto decisamente migliore di questa bettola. Lo dico dall’aspetto. Dai l’idea di essere così incorrotto, sempre perfetto,” Kai gli sorride, un braccio appoggiato al tavolo, l’altro attorno alle spalle di Kyungsoo, “Quindi, cos’è che fai? Rubi qualche milione di won dalla camera blindata della banca ogni tanto?”
“Primo, ho un lavoro là, grazie mille. Secondo, non lavoro in una banca commerciale. Non c’è nessuna camera blindata da cui rubare,” tira fuori due uova dal cartone, poi si ferma per un secondo, e ne tira fuori altre due prima di rimettere il cartone al suo posto. Cucinare diventa complicato quando devi moltiplicare le porzioni. E il cibo finisce prima.
“Quindi in che tipo di banca lavori? Fai delle omelette?”
“Sì,” Kyungsoo sospira, “In una banca di investimenti, okay? Ma che ti importa comunque? Non te ne frega nulla di quello che faccio. Sono solo un altro noioso dipendente in camicia bianca,” uova, pancetta, sale, salsa chili, porri, olio. L’olio nella padella frigge, rumoroso e distraente. Mette su anche una piccola casseruola per la zuppa di tofu.
“Hey, mettici più chili. Hai ragione, non mi importa veramente, è che mi annoio. Quindi, signor Banca di Investimenti, cosa fai di preciso?”
“Vendo e compro titoli. Faccio contratti. Sgranocchio numeri. Scambio un contratto con un altro. Cerco di guadagnare dagli arbitraggi[1]. Roba noiosa,” Kyungsoo controlla quanto riso avanzato c’è. Non è molto per due, ma se lo faranno bastare. Kai prende una manciata di riso con le mani e se la ficca in bocca. Kyungsoo lo colpisce su un fianco con una spatola.
“Non credo che i soldi siano noiosi,” Kai si lecca le dita, la lingua bagnata contro il polpastrello del pollice in un gesto lento e provocatorio, come se stesse leccando via del miele invece che semplici chicchi di riso bianco. Kyungsoo ritorna alla sua pancetta triturata.
“Strano.”
“I soldi sono quello che più ti avvicina all’immortalità di questi tempi. Non ammassi di scartoffie tangibili, ma la corrente, il sistema, il flusso di numeri e sequenze elettroniche. Distruggono paesi e futuri. Dove lavori? Yeouido?”
“Yeouido. Isola finanziaria di vetri e acciaio e numeri verdi luminosi. Cubi di granito e grattacieli in cromo,” versa la mistura di uova sulla pancetta, il gomito che colpisce Kai di nuovo. Ha bisogno di una padella più grande.
“Ha senso. Sei così teso, tra tutti quei numeri, soldi e divise bianche perfettamente stirate. Scarpe laccate. Un piccolo fazzoletto ripiegato per bene nel taschino del completo in cashmere da milioni di Won, accanto ad una stilografica lucida. Un taglio ordinato e sobrio. Appuntamenti e pranzi frettolosi in torri di vetro vicino al fiume Han. Ti ci vedo. E poi, alle due di notte, partecipi a corse d’auto clandestine insieme a qualche altro ragazzino folle. Per un po’ di brivido.”
Il cibo odora di buono. Mangiano sull’orrendo divano color senape invece che in cucina.

ArbitrageWhere stories live. Discover now