Subito dopo suonò la campanella, gli alunni si fermarono da qualsiasi cosa stessero facendo e andarono a sedersi prima dell'arrivo dell'insegnante. Helen tornò al suo posto, come se nulla fosse accaduto. L'insegnante entrò nell'aula più tardi,
"Oh mio Dio, Otis (Helen)! Che cosa è successo?" Helen aveva talmente tanti lividi ovunque e così visibili che l'insegnante li aveva notati appena entrata in classe.
Tutti si girarono a guardarlo, in attesa di una risposta, mentre lo fissavano con sguardi omicida.
"Sono caduto dalle scale, signorina" rispose. Le occhiatacce svanirono subito.
Dopo il ritorno a casa da scuola, anche i suoi genitori gli chiesero cosa fosse successo, e lui rispose con la stessa scusa. La giacca blu che indossava copriva tutte le contusioni, tranne quelle sul suo viso. I suoi genitori gli credevano, senza dubbi. Di solito, quando i genitori di Helen gli chiedono come è andata a scuola, lui diceva sempre che era andata bene. Aveva anche mentito dicendo che si era fatto un sacco di amici, vivendo allegramente tutti i giorni. Si rifiutava di dire ai suoi genitori la verità, dal momento che non voleva farli preoccupare.
Pochi mesi dopo, si era abituato ai commenti negativi su di lui, ed essere picchiato o umiliato erano pene quotidiane, era immune a quelle cose adesso. Chi lo aveva preso di mira? Perchè gli facevano questo? Quello non importava più. Nulla gli importava più, ormai.
"Ciao! Come va?" Helen ricevette un messaggio da un utente sconosciuto su Facebook.
"Chi sei?" Gli chiese.
"Sono Tom, il tuo compagno di classe." Tom non aveva mai interagito con lui prima di allora. Questo lo sorprese un po'.
"Che c'è?", Chiese Helen. "Uhm... stai bene?" "Non sono affari tuoi." Rispose alla domanda di Tom.
Tom scrisse per un bel po' prima di uscirsene con un "Ascolta, io so come ti senti in questo momento. Sei nella stessa situazione in cui sono io. Vorrei davvero aiutarti, ma non ci riesco... mi dispiace."
Comunque, Helen e Tom si scrissero per un bel po' di tempo, e Helen si sentì molto meglio raccontandogli di tutto il dolore e delle vicende che aveva vissuto. Ogni tanto scherzava con il ragazzo, spesso utilizzando la faccina ":)" per mostrare la sua felicità.
Quella era la prima volta che pensò di aver trovato un amico. C'era un clima tiepido quel pomeriggio.
"Vieni a raggiungermi sul tetto nel primo pomeriggio. Dobbiamo parlare, non chiedermi perchè". Scrisse Tom la scorsa notte. Seguendo le sue istruzioni, Helen incontrò Tom sul tetto, agitò la mano e camminò nella sua direzione
"Hey Tom! Che succede, amico?".
"Uhm... ho qualcosa da dire... qualcosa di importante...", disse Tom con espressione seria.
"Ricordi l'incidente dell'orologio?" Come potrebbe non ricordarselo? Era per colpa di quell'episodio che aveva iniziato a soffrire! Helen annuì per fargli capire che si ricordava.
"Ero io il colpevole!" Tom abbassò lo sguardo, per paura di guardarlo negli occhi.
"COSA?" Helen era sconvolto.
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𝕾𝖍𝖔𝖗𝖙 𝕳𝖔𝖗𝖗𝖔𝖗 𝕾𝖙𝖔𝖗𝖎𝖊𝖘
Terror𝕃𝕒 𝕥𝕣𝕒𝕟𝕢𝕦𝕚𝕝𝕝𝕚𝕥𝕒̀ 𝕕𝕖𝕝 𝕓𝕦𝕚𝕠... 𝕟𝕠𝕟 𝕝𝕒 𝕧𝕖𝕕𝕣𝕒𝕚 𝕡𝕚𝕦̀ 𝕒𝕝𝕝𝕠 𝕤𝕥𝕖𝕤𝕤𝕠 𝕞𝕠𝕕𝕠.
The Bloody Painter
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