4.

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Bussano alla porta e si affaccia a vedere chi è.
«Una volta varcata questa soglia, vi chiedo la massima tranquillità.»
«Sono sua madre. Ho il diritto di agire a mio piacimento.»
«Cara, per favore.»
I miei sono al di là della porta.
«Non mi costringa a chiamare la sicurezza, signora.»
Sento dei sospiri e il dottore si scansa per farli passare.
Mia madre si accosta immediatamente al letto.
«Come ti senti, tesoro?»
«Molto meglio.»
Mio padre è ai piedi e non ha il coraggio di avvicinarsi. Sembra ancora ferito per la gaffe precedente. Non saprei proprio che dire ad entrambi in questo momento.
«Possiamo accomodarci?»
Il dottore li invita a prendere posto sulle sedie, in modo da trovarmeli in semicerchio.
«Bisogna attuare l'intervento per cui ci siamo tenuti preparati in questi giorni.»
Non reagiscono molto bene.
Una si porta le mani giunte alle labbra e l'altro si toglie gli occhiali scuotendo la testa.
«Dottore, non ci sono altre-»
«Ne abbiamo già discusso. Più e più volte. Non mi sembra niente di complicato ed ho informato di tutto anche vostra figlia.»
Da una cartellina marrone prende dei fogli e una penna.
«Bastano delle firme e avvieremo la procedura. Come vi ho già spiegato, partiremo con la prima settimana di terapia in ospedale che prevede l'affiancamento di Alessandra nelle cose basilari. Speriamo basti per ottenere un miglioramento, in particolare della ferita che ha bisogno di mirate attenzioni. In seguito si può eseguire il trasferimento.»
«E non potremmo avere nessun tipo di contatto con lei.», conclude mio padre.
«Fa parte dell'esperimento.»
Alza le spalle.
Bussano nuovamente alla porta.
Neanche il tempo di aprire che una ragazza riccia scura si fionda verso di me.
«Alessandra, porca troia, sei sveglia!»
«E tanti cari saluti al fioretto sulle parolacce.», dice il ragazzo che entra dopo di lei.
«Quando non sono in me, non bisogna credere a ciò che dico.»
Ha gli occhi infossati, rossi e pieni di lacrime. Non ha dormito per nulla.
«Ale. Scusami tanto. Non avrei mai dovuto portarti a quello stupido parco divertimenti.»
Le prendo una mano accarezzandogliela.
«Stai tranquilla. Non me ne ricordo, quindi non c'è problema.»
Trattiene il respiro.
«Allora non mi stavi prendendo in giro.», dice rivolta al ragazzo.
«Te lo ripeto da giorni.»
Lei scuote la testa impassibile.
Poi mi guarda negli occhi e come se niente fosse, riprende vitalità. Di certo una reazione migliore.
«Ti staró accanto, te lo prometto. Non ti abbandono proprio adesso.»
«Ma come...»
Altra bussata.
«Ma questa stanza è una stazione ferroviaria?», chiede esasperata mia madre.
Il dottore apre la porta.
«Oh, dottor Matassa, la stavamo aspettando.»
Entra un altro ragazzo che dall'abbigliamento sembra tutt'altro che un medico.
I nostri occhi si incrociano. La macchina elettrocardiogramma inizia a dare segni di allarme con un segnale acustico.
«Cosa succede dottore?», urla mia mamma preoccupata.
«Niente di grave, piccolo innalzamento del battito cardiaco. Ora ci tranquillizziamo, vero Alessandra?»
Mi guarda in modo comprensivo e cerca di rilassarmi. Imbarazzatissima, tento di rallentare l'accelerazione avviata alla visione del figo che ho difronte. Evito di averlo nel mio campo visivo e la macchina si ammutolisce.
«Cose che capitano.», afferma il belloccio, cercando di smorzare un sorriso compiaciuto.
«Ritornando a noi.», riprende il dottore, «Ho voluto che il dottore Dario Matassa prendesse parte alla riunione. Lo avete già conosciuto come colui che ha salvato vostra figlia. La cosa scioccante è che è un ricercatore, di un centro di Bologna, appartenente allo studio che riguarda proprio vostra figlia. Tutto questo è formidabile.»
«Oh. Si è rivelato utile alla fine.», mormora la riccia. Mi freno dal ridere.
Devo averlo conosciuto prima dell'incidente. Questo spiegherebbe anche la mia reazione nel vederlo.
«Quindi verrei via con te, a Bologna?», chiedo.
Ti prego ECG, non suonare!
«Esattamente.»
«Voglio venire anche io! Non esista che lasci da sola la mia amica!», sbotta la riccia incrociando le braccia.
«Ho tentato di spiegarglielo mille volte.», si scusa il rossiccio.
«Sono d'accordo, dottore! Se io e mio marito non abbiamo la possibilità di sentirla e vederla, sarei più sicura se prendesse parte a questa cosa anche Cristina. La supplico dottore.», interviene mia madre.
«Per il progetto io posso essere il vostro unico tramite.», dice il presunto nuovo medico.
Lei lo fulmina e serra la bocca spaventato.
«Andiamo, doc. In fondo non si può dire che con Dario non ci abbia avuto a che fare. Per quello che ha detto lei, sull'allontanamento dalle persone conosciute per favorire il naturale ripristino e cazzi vari.»
«Per un attimo pensavo stessi dicendo qualcosa di intelligente. Poi hai aggiunto cazzi vari.»
Cristina fa segno di voler colpire il primo ragazzo.
Allora davvero l'ho già conosciuto.
Tutti sono in silenzio in attesa della risposta.
«Va bene. Credo che non comporti nessun tipo di interferenza, se questo fa stare meglio tutti.»
Finalmente in stanza si respira un'aria meno pesante e mio padre prende la penna.
«Sei sicura, piccola mia?»
Chiede guardandomi negli occhi.
«Fallo, papà.»

Like on a roller coaster // Space ValleyWhere stories live. Discover now