2.

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Cristina deve andare in bagno, così ci infiliamo in uno dei più vicini.
I nostri piedi calpestano un lago di acqua. Proviene dal lato delle femmine e si riversa in tutto il corridoio.
«Merda! Credi che dovremmo avvisare qualcuno?»
«Scherzi? L'ho trattenuta tutto il pomeriggio. Corro in quello non guasto, ci pensiamo dopo.»
Cerco invano di ripararmi dagli schizzi che crea nella fretta e mi ritrovo scarpe, calzini e jeans zuppi.
«Potevi evitare di dar vita ad uno tsunami!»
Seccata mi appoggio alla parete, cercando il più possibile di stare alla larga dalla pozza e stare all'asciutto.
Arrivano due tizi che per un instante hanno la mia stessa reazione, per poi dirigersi incuranti verso il bagno in fondo dei ragazzi.
Per dei secondi ho uno scambio di sguardi con uno di loro mentre mi passa davanti.
Ma è Dario.
Perfetto. Si è già dimenticato di me.
«Oh, Alessandra.»
Dicevo?
Si blocca di colpo e si gira su se stesso.
«Ero sovrappensiero, non ti ho notata. Stai di nuovo male?»
«No, assolutamente. Sono ancora in piedi dopo altre cinque attrazioni, quindi direi di essere sopravvisuta.»
«Menomale. Ero in pensiero.»
«Mi hai pensata?», sbotto scioccata.
Questo perché ho il cervello direttamente collegato alla bocca. Non esiste pensare e formulare per me. Proprio no.
«Quella psicopatica ti ha trascinata via prima che potessi accertarmi che ti fossi ripresa.»
«La psicopatica è nel bagno alle tue spalle!», urla lei.
«Se vuoi te lo ripeto, psicopatica! Mi hai fatto girare tutto il parco sulle vostre tracce.», ricambia lui.
«Mi hai cercata?»
Cazzo, Alessandra, stai zitta.
Mi mordo l'interno della guancia per farmi tacere una volta per tutte.
Se ne rende conto e sorride compiaciuto.
«A quanto pare, sfuggi te stessa dalla tua mania del controllo.»
"Forse perché sei tu a farmelo perdere?". Per fortuna stavolta è solo un pensiero.
«Non sono cose che ti riguardano. Non avresti dovuto impegnare la tua giornata a cercarmi. Mi sono ripresa subito.»
«Beh. Evidentemente, non era l'unica motivazione.»
La sua bocca mostra un ghigno malizioso.
«E quale sarebbe l'altro motivo?»
Fisso il pavimento.
Sento il suo respiro addosso. Ha ridotto nuovamente le distanze.
«Il motivo per cui la mia voce assume questo tono in tua presenza.»
La porta del bagno dove si trova Cristina viene spalancata in malo modo.
«Okay, fine dello show. Non si può neanche pisciare in santa pace.»
Lo tira per il retro del colletto e lo spinge via.
«Due metri di distanza!»
«Non siamo mica portatori di malattie infettive che ci possiamo trasmettere l'un l'altra.», replica lui.
«Aspetta. Tu si?», chiede poi preoccupato.
Io e Cristina alziamo gli occhi al cielo.
«No, perché lo decido io. Forza, andiamo.»
La sua capacità nel cambiare idea sulle persone, è incredibile.
Notando che non la seguo, si rigira accigliata.
«Alessandra!»
Pongo verso Dario uno sguardo di scuse.
«Ci siamo incontrati due volte, perché non far succedere una terza?!»
«Mi auguro anche una quarta... una quinta...».
Ha un sorriso stupendo.
«Aspiri a troppo, adesso.»
Mi incammino e in un attimo non capisco più niente. Tutto si sgretola.
Avete presente quando siete belli tranquilli e il vostro piede, senza che ve lo aspettaste, decide di non avere più attrito e di iniziare a slittare manco foste Carolina Kostner? E iniziate a bestemmiare in tutte le lingue del mondo perché avete visto la morte passarvi di fianco?
Bene.
Perché è proprio quello che mi è successo. A differenza che il tempo di bestemmiare non c'è stato, grazie all'impatto della mia testa contro il pavimento.
Mi sa che dovevamo chiamare subito qualcuno.

Like on a roller coaster // Space ValleyWhere stories live. Discover now