7- Il caso de " La piccola Fuggitiva" (Parte 1)

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Era una giornata nuvolosa a Londra.
La vita scorreva per tutti quanti, chi andando a scuola e chi andando al lavoro.
Una persona, in particolare, era impegnata a cercare di tornare alla sua vita di tutti i giorni.
Con scarsi risultati, ovviamente.
Una volta che Sherlock Holmes entra nella tua vita, difficilmente torni alla normalità.
Questo era una cosa che aveva imparato quasi dall'inizio.
Ma ora non era molto sicura se la cosa la dispiaceva effettivamente.
Avendo vissuto una vita abbastanza tranquilla e normale, ritrovarsi ad avere a che fare con la criminalità le stava dando una carica di adrenalina mai provata nella sua vita.
Erano passati altri mesi da quando aveva fatto visita all'appartamento di Andry.
Da quando l'aveva visto seduto sopra il letto, salutandola con un sorriso.
Non aveva detto nulla a Sherlock, sapendo già come si sarebbe comportato.
Ma prima o poi l'avrebbe scoperta, non era stupido e lei lo sapeva benissimo.
Una voce interruppe i suoi pensieri, facendola sobbalzare presa alla sprovvista.
Davanti a lei c'era una persona molto insoddisfatta della situazione.
Il nuovo gestore.
Ah, vero.
In quel momento si trovava a lavorare al bar.
April deglutì, sapendo bene per quale ragione aveva quella espressione.
<< Cosa stai facendo, April? Sono minuti che ti osservo e non hai fatto altro che guardare il vuoto! >>
<< C-Chiedo perdono, ho tante cose per la testa >>
<< Tieniteli per quando sarai a casa. Sei al lavoro e non voglio nessuna distrazione >>
<< Ha perfettamente ragione. Chiedo ancora una volta perdono >>
Una volta che il gestore se ne andò, poté tirare un sospiro di sollievo.
Pensandoci era meglio che ne parlava con Sherlock, non avrebbe scoperto nulla senza il suo aiuto.
Finito il suo turno, andò immediatamente nell'appartamento affianco.
Salutò la signora Hudson con un sorriso e salì le scale con una certa fretta.
Ma si bloccò quando sentì una voce che non conosceva, rimanendo fuori dall'appartamento non volendo disturbare.
Che si trattasse di un nuovo cliente?
April entrò con lentezza dalla porta della cucina, rimanendo lì per aspettare che finissero di parlare.
Ora che era entrata, riusciva a sentire meglio quella voce maschile.
Bassa, profonda, calma.
Non riuscì a resistere alla curiosità e si affacciò leggermente, trovando la solita formazione delle sedie tipica di quando c'era un cliente.
Una posta al centro e davanti alle due poltrone.
Un uomo moro con occhi castani, seduto su quella sedia, parlava con il duo spiegando il suo caso con tono pacato.
April cominciò ad osservarlo in silenzio.
Per essere un cliente, a differenza di tanti altri sembrava essere troppo calmo.
Che fosse un uomo razionale? Un uomo che riusciva a rimanere tranquillo davanti a situazioni spiacevoli?
Per un secondo incrociò lo sguardo di Sherlock, che le lanciò un'occhiata più che eloquente.
"Vattene."
April mise il broncio, inarcando un sopracciglio e negando piano con la testa.
"No."
Sherlock alzò gli occhi al cielo, chiaramente scocciato dalla sua presenza, prima di tornare a dare attenzione al cliente.
Attenzione che durò molto poco, dato che il consulente si alzò improvvisamente dalla poltrona.
<< Noioso. Figlia scomparsa? Sarà una cosa tipica degli adolescenti >>
<< S-Signor Holmes, mia figlia non è adolescente, ha soltanto 10 anni. Dopo la morte di mia moglie, è l'unica cosa che mi è rimasta! La prego, mi deve aiutare! >>
John sembrò compatire i sentimenti dell'uomo, tanto da guardare Sherlock con aria preoccupata.
<< Non puoi fare uno strappo e aiutare questo uomo? >>
<< Dove sarà, secondo lei? Sarà a casa di qualche amica >>
<< M-Mia figlia non ha amiche, ha un carattere... piuttosto particolare >>
Calò il silenzio dopo questa affermazione, silenzio che April accusò male.
Bussò lievemente contro il muro per attirare l'attenzione, sorridendo ai tre uomini.
<< Buonasera. Posso offrire del tè al signore? >> chiese lei con un sorriso, volendosi dimostrare cordiale.
Anche John sembrò essere d'accordo con la scelta di parole di April, trovandolo un ottimo modo per smorzare l'atmosfera tesa.
Sherlock non era molto contento dell'intrusione della nuova.
Ma quello che sembrava meno contento di tutti era il cliente stesso.
Quando i suoi occhi si posarono sulla figura di April, si indurirono immediatamente e la figura dell'uomo si irrigidì come un tronco.
Non sembrava deliziato della presenza di lei, e questo non sfuggì agli occhi di Sherlock.
<< No... no grazie >> mormorò l'uomo distogliendo immediatamente lo sguardo dalla giovane adulta.
<< Ancora una volta, signor Holmes, la prego di accettare- >>
<< Va bene, accetto il caso >>
L'uomo rimase interdetto alle parole del detective, convinto che non avrebbe mai accettato.
<< D-Davvero? >>
<< Davvero, ora mi dica cos'è successo senza essere noioso >>
Il cliente non sembrò essere l'unico a essere sorpreso, anche John era sorpreso della svolta inaspettata, ma non proferì alcuna parola.
Quando il cliente se ne andò dopo aver spiegato la faccenda, John si rivolse immediatamente a Sherlock.
<< Perché hai accettato? Fino a qualche minuto fa, non ne eri interessato >>
<< Ora lo sono >> rispose semplicemente il moro, preparandosi per cominciare il nuovo caso.
Ma uno sguardo insistente lo fermò sul posto, facendogli alzare gli occhi al cielo.
<< No >> disse schiettamente mentre guardava April con sguardo duro.
April alzò le mani in segno di innocenza.
<< Non ho detto, fatto e pensato nulla >>
<< Sei un libro aperto, si vede che muori dalla voglia di venire con noi >>
<< Posso!? >> chiese con più convinzione, con gli occhi che brillavano di aspettativa.
Ormai era stata scoperta, che bisogno aveva di nasconderlo?
<< No >>
<< Oh, andiamo! >>
<< No >>
<< Che ti costa? >>
<< Mi disturbi >>
<< Dimmi un momento in cui ti ho disturbato talmente tanto da non farti risolvere un caso >>
<< Sempre >>
<< Cos-? Non è vero! John, Sherlock sta ridendo sotto i baffi! >>
<< Non è vero >>
<< Ora mi sta imitando con l'intenzione di irritarmi! >>
<< Ok, calmatevi ragazze >>
Tra i tre calò il silenzio, rotto da April qualche secondo dopo.
<< Sul serio, Sherlock. Mi hai lasciata indietro nei tuoi ultimi casi, questa volta voglio venire anch'io >>
Gli occhi di April erano seri e il detective lo vedeva perfettamente.
Era ferma nella sua decisione, non si sarebbe arresa tanto facilmente.
<< Perché ti piacciono i bambini? >> dedusse lui, mettendosi il cappotto.
<< È un problema provare affetto per loro? >>
Sherlock non rispose alla domanda, alzando soltanto gli occhi al cielo.
<< Fai come ti pare >> decretò prima di uscire dal piccolo salotto scendendo le scale.
April sorrise vittoriosamente, seguendo il duo investigativo con una certa fretta.

Adam Lewis, padre della piccola fuggitiva Emily, fece accompagnare i tre dentro la cameretta della bambina.
Ci fu silenzio per un paio di secondi, prima che Sherlock ordinasse all'uomo di andarsene dalla stanza.
<< La sua presenza, in questo momento, è inutile. Se ne vada in cucina o in salotto. Dove vuole lei, basta che ci lasci soli >>
Anche se titubante, Adam eseguì e li lasciò soli.
Il trio cominciò ad esaminare la cameretta cercando più indizi possibili.
April si perse nei colori pastello dei mobili, tornando un po' dietro con i ricordi.
Poi mormorò piano al detective.
<< Come fai a dire che la bambina non è stata rapita? >>
Sherlock le rispose senza nemmeno guardarla, impegnato a osservare degli scaffali.
<< Non ci sono segni di effrazione, segni di lotta e graffi. Hai visto quanto è stretto il corridoio? Se volesse, la bambina avrebbe graffiato il muro per far capire che era stata rapita >>
<< E se conosceva il suo rapitore? Sai, ti chiede di seguirlo e tu lo segui >> avanzò l'idea John, ma anche quella fu scartata da Sherlock.
<< Basta osservare la camera per capire che tipo di persona è la bambina. Una cosa è certa, il padre ha ragione a dire che è senza amici. Guarda la quantità di libri e quaderni per colorare >> prese un quaderno e lo aprì facendolo vedere ai due.
<< Le pagine sono consumate e i fogli quasi strappati a causa della continua frequenza di uso. Stessa cosa per le pagine dei libri >> spiegò prendendo anche un libro per poi aprirlo.
<< Il materasso è morbido, segno che la bambina si stendeva spesso. Molte maniglie dei mobili sono consumati. Tutto questi segnali indicano una persona che passa gran parte della giornata nella propria camera >>
<< Perché scappare? Una bambina così chiusa non prenderebbe una decisione così grande >> chiese John, grattandosi il mento.
<< Ho tre idee, ma ora pensiamo a dove potrebbe trovarsi in questo momento- >>
<< Aspetta, aspetta! >> scattò April guardando un punto fisso.
<< Avrei una domanda... >> iniziò avvicinandosi ai due per parlare piano, non volendo farsi sentire dal padrone di casa.
<< Come fa il padre a essere così sicuro che sia scappata? >>
<< April? >>
<< Mi spiego meglio. Anch'io una volta sono scappata di casa dopo un grosso litigio con i miei genitori. Scappai nel cuore della notte e loro si accorsero della mia assenza solo il mattino dopo. Nel panico generale, la prima cosa che pensarono era che fossi stata rapita, almeno fino a quando non tornai a casa >> raccontò lei, poi si fermò per un paio di secondi.
<< Se un genitore pensa inizialmente al rapimento, spinto dal timore di perdere il proprio figlio o figlia... come fa il padre a rimanere così calmo se la piccola Emily è l'unica cosa rimasta della sua famiglia? È così tranquillo e pacato che... non so, è strano >> mormoro confusa, mordendosi le labbra.
<< Non so come spiegarmi... >>
John le diede una carezza alla spalla come per tranquillizzarla.
Con la coda dell'occhio, però, vide che Sherlock stava sorridendo vittoriosamente.
<< Sherlock? >>
<< Ho due idee per quello, ma ora dobbiamo trovare indizi per capire dove si è nascosta >>
<< Nascosta? >> chiesero in coro John ed April, facendo sospirare il detective.
<< Ah... che mente leggera e tranquilla. Mi chiedo cosa si prova ad avere un cervello così leggero >>
<< Sherlock >> sospirò John.
<< Una persona non scappa senza motivo, John. Se quella bambina è scappata via, vuol dire che qualcosa non va in questa casa >> iniziò Sherlock, indicando tutta la camera.
<< Questa camera ci sta indicando chiaramente dov'è andata >>
<< Un attimo, tu sai dov'è la bambina? >> chiese incredulo John.
<< Certo che lo so, ora tocca a voi >>
Si mise davanti ai due, guardandoli dritti negli occhi prima di uno poi dell'altro.
<< Osservando la camera di Emily... ditemi dove si è nascosta e perché >>

Angolo autrice:
Eccomi tornata con un nuovo capitolo su Sherlock Holmes.
Ho inventato un nuovo caso di testa mia, sperando che esca bene.
Ci ho dovuto pensare a lungo.
Perché Sherlock si è interessato al caso, anche se inizialmente non lo era? Cosa ha attirato il suo interesse?
Spero di avere suscitato curiosità in voi.
See ya~

Carpe Diem ~ Cogli l'attimo (A Sherlock story)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora