120. D N A

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Le rose della sera prima erano rimaste sul tavolo da pranzo. Miralem era appena tornato dal supermercato con le buste piene. Non aveva mai fatto una spesa così grande.
Il frigo di Celeste era vuoto e non sapeva cosa mangiasse la ragazza per poter dare il latte al bimbo.

Non si parlavano da due giorni e Miralem per farsi perdonare le aveva portato un mazzo di rose rosse anche se Celeste non le guardò nemmeno.
Il calciatore si affrettò quindi a cercare un vaso prima che i fiori si appassissero, ma non lo trovò da nessuna parte.
«Cercavi questo?» , esordì la bionda sulla soglia della porta con un vaso di vetro in mano.
Miralem annuì e la ragazza si diresse a riempire d'acqua l'oggetto,  per poi immergere le rose.

«Senti, io in questi giorni ho avuto modo di riflettere... e ho deciso di fare a Edin il test del DNA, così avrai modo di toglierti tutti i tuoi dubbi.»
Il numero cinque della juventus la guardò con gli occhi lucidi e corse ad abbracciarla.
«Guarda che sono ancora incazzata con te.»
«Celes, io non volevo offenderti, ho detto quello che ho detto perché voglio essere certo che questo bambino sia mio per davvero e non arrivare tra qualche anno e scoprire che non è così.»
«Okay, va bene, ma non ti aspettare che saremo una famiglia una volta che avrai la conferma che sei tu il padre, perché ce l'avrai.», disse crudamente Celeste.
«Perché dici così?»
«Non potrei mai stare con te pensando che avevi dubbi sul fatto di essere suo padre.»
«Oddio, no! Ancora con questa storia? Celes, sono io quello che dovrebbe essere incazzato in questo momento, non tu. »
«Lo vedi? Lo vedi perché non potremmo mai essere una famiglia noi? Tu non mi capisci, pensi solo a te stesso.»
«Dovrei capirti pure? Mi hai tradito e sono io quello che dovrei capire te?»

I due continuavano a litigare animatamente fin quando non si trovarono a pochi centimetri di distanza.
Si leggeva nei loro occhi la passione e la voglia che avevano di eliminare ogni distacco con un bacio.
Ma non accadde nulla, perché furono interrotti dal pianto di Edin.

[...]

Erano passati cinque giorni da quando avevano fatto il test. Miralem e Celeste si trovavano seduti sul divano, abbracciati, a vedere un film comico in lingua inglese.
Ridevano come dei matti. Era da tempo che entrambi non si sentivano così felici.
La distanza, il lavoro di Miralem e i continui tradimenti da parte di Celeste erano stati dei veri e propri ostacoli per la loro relazione.
Sembrava che a Los Angeles avessero trovato la loro serenità, lontano da Roma, lontano da Torino e lontano da tutti quelli che continuavano a intromettersi nel loro rapporto.
C'erano solo loro tre.

«Che palle, continua a piangere.» , si lamentò la neo-mamma portando la testa all'indietro.
Edin si era svegliato per l'ennesima volta e dopo essere rimasti tutta la notte svegli a causa sua, i due erano stremati.
«Lo prendo io.» , si offrì Miralem.
Il calciatore bianconero si alzò, lo prese e cercò di farlo riaddormentare, ma fu inutile.
«Mi sa che vuole te.»
Miralem porse il bambino alla ragazza, pronta ad allattarlo, e ritornò a guardare il film anche se ogni tanto si voltava ad ammirare quella scena e sorrideva.

2 giorni dopo...

«Buongiorno dormiglione.» , entrò Celeste urlando dalla porta della camera da letto.
«Shhhh, non urlare. Edin sta dormendo.» , rispose Miralem ancora insonnolito indicando la culla.
«Edin si è svegliato tre ore fa. Si vede che hai il sonno pesante, eh.»
«Che ore sono?»
«Le nove.»
«Cosa? Perché non mi hai svegliato? Avrei fatto riaddormentare io il piccolo. Guardati, sei esausta.»
«Già, peccato che tu non possa allattarlo.» , gli ricordò la bionda ridendo.
«Beh, se potessi lo farei sempre al posto tuo. Vieni qui, riposati.» , disse battendo la mano sul materasso.
Celeste salì sul letto e si avvicinò a Miralem che iniziò a circondarle la vita con le braccia per poi baciarla.
«E quella?» , chiese vedendo tra le mani della ragazza una busta.
«Stamattina mi hanno chiamata e sono andata a ritirare le analisi.»
«Perché non mi hai svegliato? Sarei andato io.»
«Questa notte Edin non ci ha fatti dormire. Volevo che riposassi almeno tu.»
Miralem le sorrise e le stampò un bacio sulla bocca.

Ormai erano ritornati ad essere una vera e propria coppia. Erano quasi due settimane che convivevano e il calciatore bianconero aveva iniziato a farci l'abitudine. Sarebbe stato un trauma ritornare alla vita di prima senza Edin e Celeste.
Avrebbe voluto che quei giorni durassero per sempre.

«Aprila.» , lo incitò Celeste consegnandogli la lettera.
Miralem la prese e si affrettò ad aprirla. Le mani gli tramavano e sentiva il cuore in gola. Era come se la vittoria della sua squadra dipendesse da una sua punizione al novantesimo.
Forse anche peggio.

La reazione che ebbe il numero cinque alla lettura dei risultati fu diversa da quella che si sarebbe aspettata la ragazza. Egli infatti teneva lo sguardo fisso su quella carta e dalla sua espressione, non sembrava particolarmente contento.
«Beh, allora? Fammi vedere.»
Il sorriso di Celeste sparì dal momento in cui scoprì che Miralem non era il padre di suo figlio.

La ragazza cercò con lo sguardo il suo compagno ma lui aveva il volto girato verso la finestra.
Celeste si avvicinò a provò ad abbracciarlo da dietro. Lui non si mosse. Rimase immobile quasi come se fosse congelato.

«Mira... mi dispiace, io... io... non so che dire, ero sicurissima che fossi tu il padre. Ci avrei addirittura giurato.»
A quel punto Miralem si alzò di scatto e si diresse verso la finestra. Non riusciva a guardare Celeste negli occhi.
«Vorrei dirti che lo sapevo, ma sarei un ipocrita. Speravo di sbagliarmi dal primo momento che ho visto gli occhi di Edin. Credevo che fossero i miei. Anzi, ne ero sicuro.
Io mi stavo affezionando a quel bambino e adesso scoprire che non è mio figlio, dopo che ho passato mesi credendo che lo fosse, è come ricevere una pugnalata al cuore.»
«Qua c'è un errore, ci deve essere sicuramente un errore. Forse abbiamo letto male, dobbiamo leggere da qualche altra parte, magari c'è un altro foglio.» , Celeste iniziò a girare e rigirare quel pezzo di carta con la speranza di riuscire a trovare qualcosa che cambiasse quel risultato, ma Miralem glielo strappò dalle mani e lo buttò per terra.
«Okay, manteniamo la calma, cerchiamo di pensare lucidamente, non permettiamo che questo stupido risultato condizioni la nostra relazione.» , si alzò di scatto Celeste cercando di avvicinarsi al calciatore che non voleva avere alcun contatto fisico con lei.
«Dici sul serio? "Stupido risultato" lo chiami anche? Celes, forse non te ne sei accorta, ma hai avuto un figlio da un altro uomo. Adesso sei una cazzo di madre e dovresti essere un cazzo di esempio per tuo figlio e invece continui a comportati come se fossi un'adolescente.»
«Non ho scelto io di diventare madre a ventitré anni, è successo. Non ho preso la decisione di abortire perché prima di scoprire della gravidanza mi sentivo una merda e l'arrivo inaspettato di Edin ha completamente cambiato il mio stato d'animo. Non mi importa chi sia il padre di questo bambino, perché voglio che sia tu.» , Celeste gli disse queste parole guardandolo negli occhi.
Entrambi trattenevano le lacrime.
«Io vorrei tanto essere il padre di Edin, ma so che non ce la potrei mai fare perché ogni volta che lo guarderei negli occhi, penserò che non è veramente mio figlio.»

Detto questo, Miralem uscì da quella stanza lasciando Celeste sola con i suoi pensieri e il suo dolore. Iniziò a piangere e a disperarsi come non aveva mai fatto. Per la prima volta si accorse che aveva perso sul serio Miralem e che mai e poi mai l'avrebbe perdonata per aver avuto un figlio con un altro uomo.

Quando si alzò da terra, la ragazza si asciugò le lacrime e si guardò allo specchio della sua stanza. Non si era mai fermata per davvero a fissarsi e a pensare al casino che aveva creato. Tutti stavano male per causa sua e adesso ne stava pagando le conseguenze, perdendo la fiducia di suo fratello, il suo ragazzo, i suoi amici, ma soprattutto perdendo Elena, la sua migliore amica.
Sapeva quanto quest'ultima amasse Stephan, ma lei voleva soltanto proteggerla da quel "mostro" , anche se adesso doveva dire a quello stesso "mostro" che era il padre di suo figlio.

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Buon 2020 a tutti!
Spero che abbiate passato delle belle vacanze e se così non fosse, che almeno questo capitolo possa avervi fatto distrarre dai vostri problemi almeno per un po'.
Manca poco alla fine (si spera) di questa storia ancora ricca di tanti colpi di scena.
Vi prometto che cercherò di aggiornarla più spesso anche perché adesso diventa interessante continuare e forse ho ritrovato quella voglia che avevo perso.
Ad ogni modo, vi auguro ancora un buon anno e oggi una buona befana 🧙🏼

Instagram || Stephan El ShaarawyWhere stories live. Discover now