Capitolo 2

2.4K 95 6
                                    

Izzie

Quando l'allarme del mio cellulare suona alle sette in punto, sono già sveglia, troppo eccitata per riuscire a dormire serenamente. Il Berkeley Hospital offre uno dei migliori programmi studio dell'intera California, per giovani matricole come me. Il tirocinio avrà una durata di 9 mesi e si svolgerà a rotazione; tre mesi presso reparti di medicina, tre mesi presso reparti di chirurgia e gli ultimi tre mesi presso lo studio di un medico di medicina generale. Subito dopo avrà inizio la specializzazione. Io ho le idee abbastanza chiare, sono innamorata della Dermatologia, ma sono completamente aperta all'apprendimento delle altre discipline mediche. Voglio imparare il più possibile.

Il tragitto in autobus è molto rapido, tanto da permettermi di raggiungere l'ospedale con ben venti minuti di anticipo. Avrei potuto spostarmi a piedi, ma l'ansia di far tardi il mio primo giorno, mi ha portata ad usare prudenza. Entro nella gigantesca struttura e dopo aver chiesto informazioni, mi dirigo nella sala conferenze al secondo piano. Ci sono già diverse persone in attesa e l'ansia che sembrava avermi abbandonata fino ad un attimo prima, torna ad impadronirsi del mio controllo.

Sono anni che attendo questo momento. Sin da bambina, ho sempre sognato di poter diventare un medico, non ho mai e dico mai, desiderato far altro. Sono sempre stata convinta ed è grazie alla mia smisurata determinazione che oggi mi ritrovo qui. Mi sono guadagnata questo posto con le mie sole forze, ma non mi sento assolutamente arrivata. C'è ancora tanto, troppo, da imparare e sono pronta a dare tutta me stessa e apprendere quanto più possibile da tutti i grandi medici con i quali avrò la fortuna di lavorare.

Dopo una lunga conferenza di benvenuto, nella quale ci vengono illustrate le regole dell'ospedale e viene introdotto il programma del tirocinio, ci spostiamo in un'altra sala riunioni. Questo primo giorno sarà interamente dedicato all'orientamento, che ci aiuterà nell'inserimento graduale con i ritmi frenetici dell'ospedale.

Tutto sommato, nonostante questo primo giorno sia stato poco movimento e a tratti noioso per le troppe chiacchiere, mi sento in gran forma. Motivata e piena di energie.

Ritorno a casa raccontando tutto a mia zia Carol. La decisione di trasferirmi da lei non è nata certamente per una questione di denaro. Vengo da una famiglia benestante, il tirocinio è ben retribuito e non sarebbe stato certamente un grosso peso economico vivere da sola. È stata proprio mia zia a propormi di trasferirmi a casa sua ed ho convenuto fosse la scelta migliore per iniziare ad ambientarmi in una nuova città, molto più caotica della piccola Clayton. E poi, detto sinceramente, non amo la solitudine. La compagnia di mia zia e del mio cuginetto mi fa sentire a casa.

Sono molto legata alla mia famiglia, alla mia terra, ai miei amici. La mia è una grande famiglia, molto unita e amante delle tradizioni. Mio padre Charlie, è a capo di un'azienda informatica, nella quale lavora assieme ad un team tecnico di analisti, ingegneri e programmatori. È una persona estremamente diligente, ma con uno spiccato senso dell'umorismo. È stato ed è tutt'ora, un padre modello, sempre presente e disponibile. Mia madre Jamie, è una donna, una moglie e una mamma esemplare. Ha origini coreane e cinesi e lavora come farmacista. Probabilmente è proprio da lei che ho ereditato questa mia passione per la medicina. Infine, mio fratello maggiore Theo; il classico fratello protettivo, ma anche rompiballe. Ne abbiamo affrontate di litigate, talvolta per sciocchezze, ma con la consapevolezza che nel momento del bisogno, avremmo sempre trovato sostegno l'uno nell'altro. Theo è l'artista della famiglia; lavora come ballerino in una compagnia di danza, nella quale, sporadicamente, si ritrova anche a recitare. Sono cresciuta in un clima di serenità e amore ed essendo la più piccola di casa, mi sono ritrovata ed essere la più coccolata. Il distacco non è stato facile, ma necessario per dare vita al mio futuro.

«Quindi ora sei un dottore?» mi domanda Jackson, mangiando dal suo piatto.

«Mh, non esattamente tesoro» mugugno, sorridendo. «Diciamo che sono sulla giusta strada per diventarlo» tento di spiegarmi meglio.

Il rumore di uno sguardoWo Geschichten leben. Entdecke jetzt