Capitolo Primo

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4 agosto, 21:37.
Vorrei tanto poter dire che oggi sia una domenica come tante altre, ma non è così.
E non parlo della pioggia che cade ininterrottamente, bensì del fatto che queste sono le ultime ore che passo nella mia stanza, il mio rifugio da sempre. Domani partirò per Roma, dove andrò a stare dai miei zii in una tenuta in campagna. Non ricordo molto di quel posto, ma nelle foto da piccola sembravo essere felice.
Sono quindi questi i pensieri che mi accompagnano mentre sistemo gli ultimi indumenti nella valigia, cercando di non dimenticare nulla.

5 agosto, 9:13.
Aprii lentamente gli occhi, stordita ancora dal sogno in cui ero immersa, rendendomi conto di avere una fame da lupi. Senza neanche guardarmi allo specchio, camminai verso la cucina. Qui, per l'occasione, trovai mia madre nonché la donna più logorroica che conosca. Era probabilmente tornata la sera prima e sarebbe ripartita tra non molto. Abituata ad ignorarla, quasi non sentii l'unica cosa sensata che potesse dire: "sei ancora in pigiama? Hai l'aereo tra due ore!".
In effetti, non avevo neanche controllato l'ora. Masticando ancora la merendina, ritornai nella mia stanza, prendendo tutto ciò che potesse servirmi a prepararmi.

Io amo gli aeroporti, sembrano piccoli centri città, puoi essere chiunque e fare qualsiasi cosa, nessuno ti degna di poi tante attenzioni.
Avevo con me un libro, delle cuffie e un'ottima playlist. Niente e nessuno poteva distrarmi dal deprimermi per essere sempre più lontana da casa. Così, fiera dei miei piani per le prossime ore, fui pronta ad affrontare il viaggio.

Era da poco passata l'ora di pranzo, quando atterrai. Ad aspettarmi c'erano i miei cugini, Vladimir e Chiara.
È importante premettere che i miei zii fossero due genitori molto appariscenti e questo fece si che i miei cugini, sin da bambini, fossero in costante ribellione. Questo è il motivo per il quale, ogni qualvolta ne avessero l'occasione, il loro look non fosse esattamente ciò che ti aspetti da dei ragazzi di questa famiglia.
Ciò nonostante, non avrei mai potuto chiedere di meglio, soprattutto in quel momento.
Dall'ultima volta che l'ho visto, inoltre, Vladimir doveva essere cresciuto parecchio. Ed è per questo che quando le sue braccia mi avvolsero, finii immersa in un mare di muscoli e profumo inebriante.  Non passò molto prima che Chiara ci interrompesse, iniziando a trascinare la mia valigia, sproloquiando e agitando la mano nell'aria.
Mentre ci incamminavamo verso l'uscita, pensai che infondo non mi sarei sentita così sola. Forse loro erano la mia famiglia molto più di quanto lo fosse quella che mi lasciavo alle spalle.

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