1° Capitolo

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Palazzo di lord Hartur Wellesley, visconte di Wellington.

24 Dicembre 1813.

Alexander Lowel, conte di Warwick, guardava con cinismo e insofferenza la folla danzante nella sala da ballo riccamente decorata per l'occasione, trattenendo a stento uno sbadiglio, mentre accuratamente si teneva alla larga dagli altri invitati, seminascosto in un angolo poco affollato, sorseggiando pigramente uno champagne da un flûte di finissimo cristallo.

Non più di quattro anni prima, la stessa nobiltà che in quel momento faceva carte false per assicurarsi la sua presenza a un ricevimento, aveva escluso il signor Alexander Lowel, sia perché era, come qualcuno mesi prima gli aveva fatto notare, un semplice "signor nessuno", sia per gli scandali che in passato avevano macchiato il suo nome e prima ancora quello di suo padre.

Ricordava ancora come tutti quei damerini danzanti lo avevano guardato dall'alto in basso, quasi fosse un repellente scherzo della natura mentre ora avevano l'ardire di chiedere la sua presenza ai loro festini.

Quante volte aveva letto l'espressione delusa sul volto di sua moglie, quando, dopo essersi sposati, nessun invito era giunto alla loro casa!

Volse lo sguardo annoiato verso un gruppo di ragazzine, sicuramente alla loro prima stagione, avvolte in finissimi abiti, stile impero, dalle tinte tenui e notò gli sguardi sfacciati che gli lanciavano da dietro i loro ventagli. Piccole sfrontate! Nel giro di pochi anni, sarebbero diventate puttane matricolate, pensò con disgusto, sorseggiando lo champagne per celare la propria espressione sdegnata.

Già, puttane come lo era stata sua moglie.

La sua esperienza in fatto di donne era stata molto istruttiva e distruttiva al tempo stesso. Aveva stabilito che era pericoloso affidare il proprio cuore a una donna, poiché per ben due volte si era trovato nella condizione di perderlo, ma non sarebbe mai più successo. Alexander o Alex, come lo chiamavano più spesso i suoi pochi amici, aveva stabilito che a una donna si potevano concedere solo pochi e soddisfacenti amplessi, senza nessun coinvolgimento emotivo; in fondo era l'unica cosa che davvero le interessava, oltre ai soldi e ai gioielli.

Sorrise all'indirizzo delle signorine, che sembravano mangiarselo con gli occhi, e i loro modi gli ricordarono ancora Julia, sua moglie o per meglio dire, la sua defunta moglie. Una fitta d'amarezza lo avvolse, ma subito si affrettò a scacciarla guardandosi intorno alla ricerca di qualche bella donna, possibilmente moglie annoiata, per farne la sua nuova amante. Le mogli annoiate, come aveva avuto modo di scoprire, erano le più intraprendenti, e il fatto di sapere che c'era possibilità che un marito geloso potesse scoprirli mentre erano ancora a letto, rendeva il tutto molto più eccitante. Era da un paio di mesi che non aveva un'amante fissa e frequentare case di malaffare non si confaceva ai suoi gusti. Volse il suo sguardo altrove e, non lontano, scorse lo zio, il fratello di suo padre che, quando anch'egli ebbe modo di notarlo, impettito gli voltò le spalle. Alexander rise fra sé. Chissà quanto gli era roso che il nonno non lo avesse nominato suo unico erede e quindi anche conte?

Ricordava ancora l'espressione allibita dello zio, quando, all'apertura del testamento, qualche mese prima, non era stato nominato terzo conte di Warwick, ma sul testamento figurava come erede universale Alexander William Frederick Lowel. Ancora Alex ricordava il proprio sbalordimento nello scoprire d'aver ereditato il titolo e tutti i beni del nonno e soprattutto che lo zio era rimasto a bocca asciutta.

≪Non può essere, avvocato. Mio fratello è stato diseredato. Non è possibile, quindi che mio padre ne abbia nominato il figlio come suo successore. ≫, aveva urlato lo zio, vedendo sfumare tutti i propri sogni di ricchezza e potere.

Era stato lui, scoprì Alex in seguito, che aveva sempre avvelenato la mente del nonno, mettendolo contro suo padre.

Era tutta colpa sua se il nonno non li aveva aiutati come avrebbe voluto, ma prima di morire aveva deciso di fare ammenda diseredando suo figlio minore e cedendo titolo e beni al primogenito di suo figlio maggiore, com'era giusto che fosse.

IL CONTE DI GHIACCIOWhere stories live. Discover now