Io mi perdono.

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Erano le cose più superficiali a farmi paura, quelle piccole cose che dall'esterno sembrano sempre venire in secondo piano. Perdere i capelli, non andare all'università, dover stare attenta in ogni singola situazione, ogni singolo minuto della mia vita. Io per prima pensavo che non fossero così rilevanti davanti a una speranzosa possibilità di guarigione, ma poi mi sono trovata a dover affrontare ogni cosa in prima persona e la mia prospettiva è cambiata, la mia concezione della malattia è variata all'improvviso. All'inizio è stato difficile. Chi prendo in giro, lo è ancora, ho un tumore. Ho un tumore. Ho un tumore. Per quante volte lo ripeto mi sembra fuori dal mondo, mi sembra inimmaginabile, come è potuto accadere? La verità è che nessuno sa perchè queste cose succedono, ma all'improvviso bussano alla tua porta con fare prepotente e in un attimo ti prendono ogni cosa. Ogni sogno, ogni speranza, li vedi passare davanti a te come se fossero flashback di una vita che hai quasi ottenuto, ma che non sei riuscita mai ad avere. Non voglio deprimere nessuno, però, è facile deprimere me stessa, invece. Sapete cosa mi dicevano tutti? Cosa mi dicono ancora adesso. Che sono forte. Ma in che senso, scusate? Il mio corpo è malato, la mia mente è malata, a cosa serve? A cosa serve avere uno spirito forte quando tutto il resto viene meno? Non serve a molto, ma ti fa andare avanti in qualche modo. In queste situazioni è importante ricordarsi di andare avanti. A volte sembra come se qualcosa ti stesse spingendo verso il fondo, come se anche aggrappandoti con tutte le tue forze a quell'ultimo scintillio di positività che è rimasta, ogni singola cellula del tuo corpo gridasse 'basta', 'lasciami andare', ma non si può, sarebbe troppo facile e le cose facili non mi sono mai piaciute. Ogni tanto ripenso a quando ho letto per caso il quesito clinico, ero ricoverata in ematologia ed ero così ingenua che non sapevo perché e non me lo ero chiesto. Linfoma, lessi; è un tumore, pensai. Lo sapevo come si sanno queste cose. Le sanno tutti e nessuno sa come, perché, e come mai è destinato a riconoscere l'esistenza di cose tanto dolorose. Perchè la nostra mente è sempre all'erta, ho pensato io. Perchè sa che le cose che più ci terorizzano sono le cose che dobbiamo conoscere meglio e che in modo del tutto inconsapevole, quindi, memorizziamo meglio. Sono rimasta molto calma, devo dire la verità. Non potevo fare molto. Probabilmente non avrei neanche dovuto averla tra le mani quella cartella clinica, la mia cartella clinica. Per un secondo mi sono ritrovata in totale negazione, tanto che nelle ore successive neanche ci pensavo all'ipotesi. Era solo un dubbio che avevano, ma perchè nessuno me lo aveva detto? Ho pensato che mancasse il coraggio di affrontare l'argomento in modo diretto, 'potresti avere un linfoma' non sono parole così facili da pronunciare. Quando diventa realtà, invece, è molto più semplice. La negazione scompare del tutto, perché non ha più senso continuare in quel vortice di illusione e allora proprio in quel momento inizi a pensare alle cose più stupide. 'Guarirai' mi dicono e io penso, restando in silenzio, che ciò che mi importa davvero è vivere la mia vita, è sbrigarsi. Non voglio perdere tempo, questa cosa la ripeto a chiunque, anche a chi mi chiede cosa ho mangiato per pranzo. Mi sento in colpa, per il tempo perso e quello sprecato, per ogni singola cosa e all'improvviso quello di cui ho bisogno è accellerare i tempi, tornare ad una vita stabile. Ma la stabilità è un'illusione per tutti. Simile alla perfezione, ma molto più subdola, perchè ti fa credere di avere tutto sotto controllo, ma in realtà tu non hai mai nulla sotto controllo. Noi giovani, per esempio, abbiamo molta fiducia nei social, io per prima ho fatto l'errore fatale di dedicarmici. Ho un profilo twitter. Sono iscritta da quando avevo più o meno 13 anni e quando non avevo nessuno a cui rivolgermi degli sconosciuti erano pronti ad ascoltarmi. Non era il massimo, perchè la solitudine rimane e persiste e il dolore, quello non svanisce. Era comunque molto di più di quello che una timida, asociale e davvero spaventata ragazzina potesse chiedere a sé stessa. Era il massimo alla quale poteva aspirare. Questo, però, ha reso molto più difficile la comprensione dei miei sentimenti. Anni sono passati e mi rendo conto di provare ancora tanta rabbia nei confronti di quella ragazzina. Non ci ha neanche provato, si è semplicemente arresa. E poi quando finalmente ha avuto il coraggio di provarci, ha fallito miseramente. I social sono molto particolari e tendono a distogliere lo sguardo dalle cose importanti. Non è un posto sano, internet, e la cosa brutta è che è difficile uscirne. Per questo me la prendo con quella ragazzina, perché se non avesse mai creato un profilo twitter, magari a quest'ora avrebbe un po' più di dignità. Quanto è inutile prendersela con il proprio, come direbbero gli inglesi, young self? Quella ragazzina ne ha passate tante da sola e se questo era il suo modo per andare avanti, io chi sono per giudicare? In fondo, io non sono tanto meglio di lei. Ho sbagliato tante volte sui social e a volte continuo a sbagliare. Quando metti per iscritto la tua vita privata qualcosa si smuove nelle persone, si incuriosiscono, vogliono starti vicino o vogliono insultarti. Mi è successo che facessero entrambe le cose, e io da parte mia ho parlato di ogni tipo di tradimento, di dolore e di sofferenza. Quando si esprimono i propri sentimenti qualcuno rimane sempre ferito e quando lo si fa pubblicamente è un po' come se volessi che il mondo comprendesse il tuo dolore. 'Ascoltatemi, vi prego' questo penso io quando posto un tweet, triste, no? 'Ho bisogno che comprendiate, ho bisogno di sapere di non essere sola'. Oggi ho capito che devo abbandonare quella ragazzina insicura e devo dare spazio alla donna che sono diventata. Una donna che ha ancora tanto da affrontare e che si porta dietro le ferite che la ragazzina non è riuscita a far guarire. Ferite infette, che fanno male al minimo movimento. Ferite mentali, che sono molto peggio di quello che si potrebbe immaginare. In fondo è una guerra continua con la mia mente. Mi si insinuano dei pensieri fissi, mi tormentano, mi fanno credere di essere un tipo di persona che non vorrei mai essere, che non sono, ma che sono troppo debole per crederci davvero. Quindi iniziano i rituali. Cose strane, cose stupide, cose che fanno ridere. Lavarsi le mani più volte, aggiustare ogni notte il bracciale, ripetere la stessa azione all'infinito fino a quando non riesco a pensare alla cosa giusta. Non ci vuole un genio per capire che la cosa giusta non arriva mai. Disturbo ossessivo compulsivo. Quando sono riuscita a dare un nome a quella che io credevo una mia piccola follia, mi si è letteralmente aperto un mondo. Altre persone provavano quello che provavo io. Sapete, il meccanismo del mio disturbo mi impediva di parlarne con chiunque. Era come avere un macigno addosso, senza poterlo sollevare. Da sola non ci sarei mai riuscita. Ho avuto paura per molto tempo e a volte mi spavento per le cose che riesco a pensare, per i collegamenti che il mio cervello riesce a legare ancora oggi. Anche quello è stato un percorso, una bella salita, della quale però non sono ancora riuscita ad arrivare in cima e durante la quale mi devo fermare per riprendere fiato. Non me ne faccio una colpa, sulle malattie mentali sono diventata molto più consapevole, ma è difficile essere razionale, quando il disturbo che ti tormenta vuole a tutti i costi che tu non lo sia. E così tra una cosa e l'altra, tra un tweet e un altro e tra un pensiero intrusivo e una compulsione, ho dovuto affrontare la diagnosi, quella che nessuno al mondo vorrebbe mai sentire. Voi mi direte che non è così grave, che ormai si guarisce. Lo so. Questo non lo rende meno spaventoso o più semplice, non lo rende meno importante, non mi rende meno terrorizzata. Ecco l'ho detto. Sono terrorizzata. E paralizzata, in quello che mi sembra un limbo che dura da troppo tempo. Non so come uscirne. Non vedo porte, non c'è neanche una finestra e l'aria non può mancare, non deve. Io ho bisogno di uscirne. Ho bisogno di sapere che sono al sicuro con me stessa,che sono quel tipo di persona di cui io avrei bisogno in questo momento e credetemi ci sto provando. Contenere le emozioni, rimanere indifferente, non esagerare, non arrabbiarsi, non essere maleducati, non urlare, non piangere, non agitarsi. Essere delle persone forti è stancante. per questo fallisco un po' ogni giorno. Piango, mi agito, esagero, mi arrabbio. Potete pure accusarmi ora di essere una brutta persona. Ma ci sto provando. Non è quello che facciamo un po' tutti? Il vero problema sorge quando uno smette di provarci. Cosa che io non ho intenzione di fare. Non ho più intenzione di accusare quella ragazzina per essersi comportata così, lei ha fatto del suo meglio. E io posso continuare solo cercando di essere ancora migliore. Ho vissuto per anni in un buco nero. Era caldo e in qualche modo confortevole, ma era tossico e mi stava impedendo di respirare come avrei dovuto. Quell'aria putrida, quel vortice oscuro mi perseguitano ogni tanto ed è più facile rifugiarsi nel buco nero, sperando che questa volta non faccia così male. Ma fa male, ogni singola volta. Il buco nero si sta sempre più rimpicciolendo, a volte mi sembra ancora enorme, mi sembra spaventoso, ma ormai lo controllo la maggior parte delle volte e ne sono orgogliosa. E quando non lo faccio e il mondo mi cade addosso e mi comporto come una stupida, ripenso che io ci sto provando. Vi prego, credetemi, io ci sto provando. E so che ci state provando anche voi. La strada da fare è lunga ed è così tortuosa, che solo al pensiero mi viene voglia di arrendermi. Non si può, non si deve e lo devo a quella ragazzina, lo devo ad una ragazza presa dal mondo dei libri e delle serie tv, lo devo alla donna che sta scrivendo adesso. Loro ci stanno provando e io sono forte per loro. Io le perdono. Per ogni errore, per ogni litigata, per ogni parola di troppo. Io le perdono. Per ogni momento buio, per ogni sognata via d'uscita, per ogni pianto. Io le perdono. Per ogni risata spezzata, per ogni sogno infranto, per ogni attacco d'ansia. Io mi perdono e vado avanti. E nonostante il mio buco nero sia sempre in allerta, ho trovato una nuova casa ed è più luminosa e ariosa. Mi merito questa casa. Mi merito un po' d'aria. Tutti si meritano un po' d'aria. E credo proprio che uscirò a godermela.

Andammo a cercare l'ariaOù les histoires vivent. Découvrez maintenant