3rd; Boxe.

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L'ora di pranzo si svolge tranquillamente, e durante questa sono riuscita a conoscere meglio Aria, la ragazza del corridoio. Mentre mangiavamo abbiamo iniziato a parlare delle cose più stupide, che però mi sono state utile per capire che persona realmente è.

Sono sempre stata brava ad intuire quello che nascondo le persone dietro ai comportamenti con cui si mostrano. Aria si mostra come una ragazza timida e fragile, ma dentro è il completo opposto: lei è forte, e suppongo anche stronza. Quello che non mi è chiaro è perché lo nasconde, dato che le stronze solitamente si vantano di essere tali.

Quando suona la campanella ci sorridiamo, e afferro l'orario delle lezioni per vedere cosa dovrò fare fra poco. "Io ho ginnastica. Magari ci vediamo dopo!" Dico, iniziando ad andare dalla parte opposta rispetto alla sua. "Ciao!"

Lei ricambia il saluto, e con tutta calma mi dirigo verso lo spogliatoio femminile della palestra. A quanto pare la scuola fornisce le divise solo per praticare ginnastica, quindi mi ritrovo ad indossare un paio di leggins neri e una maglietta rossa con il logo della scuola sulla parte sinistra del petto.

Insieme a tutte le altre ragazze mi dirigo verso il professore, che ci aspetta al centro della palestra.

"Bene ragazzi, per questo quadrimestre l'argomento principale sarà boxe." Inizia il professore, con tono che non ammette repliche. " Lo so, i ragazzi saranno avvantaggiati, ma pazienza ragazze: magari nel secondo quadrimestre sarete più fortunate!"

Alzo la mano, attirando su di me l'attenzione di tutti. "Non si potrebbe fare altro?"

"No. Ha qualche problema con questa attività?" Mi chiede l'insegnante, e io mi ritrovo a dargli mentalmente del coglione. E' ovvio che ne ho, se no sarei stata zitta.

"Che c'è, paura Gray?" Mi chiede uno dei ragazzi della banda di Styles.

Ho paura, ma non per me. Dopo anni di addestramento in cui mi insegnavano a difendermi e uccidere in qualsiasi modo esistente il problema che avranno loro sarà la mia probabile incapacità di tenere sotto controllo la mia forza.

"E se dovessi fare male a qualcuno?" Chiedo, con voce sicura.

"Te? Fare male a qualcuno? Ma per piacere, sei solo una sfigata!" Dice Styles, provocando una risata generale.

"Se ne sei tanto sicuro, Styles, perché non stai in coppia con me?"

"Va bene, sfigata." Acconsente, facendomi l'occhiolino e rivolgendo un ghigno ai suoi amici.

Il prof. annuncia le coppie scelte da lui in base alle corporazioni fisiche e la conoscenza della boxe, ma malgrado l'indecisione lascia me e Harry insieme.

La prima coppia è formata dalle barbie della classe, che al posto di fare boxe usano le mani come ventilatore per l'altra, mancandole di dieci centimetri ogni volta.

La seconda e la terza sono formate dal gruppo degli amici di Styles, che essendo tutti esperti finiscono in parità, perché secondo il prof. i loro scontri stavano diventando troppo violenti.

Passano altre coppie, e all'ultima tocca a me ed il riccio.

Fiducioso di se stesso si posiziona davanti a me sul tappetino, prendendo poi la tipica posizione di inizio, con le gambe leggermente piegate e i gomiti alzati a novanta gradi, tenuti affianco alla vita.

"Sei sicura di quello che stai facendo?" Chiede, alzando un sopracciglio. "Non vorrei mai romperti un'unghia." Conclude, con tono sarcastico.

"Tranquillo, le unghie le mania: non c'è problema. E dimmi, Harry. Ti sei fatto crescere le palle?" Rispondo, con lo stesso tono.

Harry, spazientito, si posiziona per fare la prima mossa, ma prima che riesca ad affondare il colpo contro di me, mi suona il telefono che avevo messo dentro al bordo dei leggins.

"Di chi è questo telefono?" Urla il prof., arrabbiato.

"Scusi è il mio, posso rispondere?" chiedo, facendo uno sguardo innocente.

Lui annuisce, spazientito, prima di dire. "Ma non ti allontanare da qui!"

Alzo le spalle, perché andarmene o rimanere qui non mi cambia niente, e mi affretto a rispondere al telefono. Il nome "Tom." che compare sullo schermo mi incuriosisce, e veloce premo la cornetta verde.

"Natasha." Dice, senza esitazione.

"Tom."

"Lakowsky è atterrato a Londra un'ora fa." Dice, e non posso negare il brivido che questa notizia mi fa provare.

"Sapete dov'è?" Chiedo, torturandomi il labbro con una mano. 

"No. Ma devi avvisarci se lo trovi."

Annuisco, "Farò delle ricerche e vi farò sapere. Buona giornata." Attacco la chiamata e ripongo il telefono dove lo avevo preso, ma sono costretta a tirarlo fuori subito dopo per l'arrivo di un messaggio.

Tom: Ti voglio alla base il prima possibile.

Senza rispondere lo rimetto nei pantaloni, pronta a sospendere questa minchiata di scontro con Styles.

"Dobbiamo fare in fretta, perché devo uscire." Affermo, riprendendo la posizione.

"C'è bisogno di un genitore per uscire da qui." Istruisce il prof.

"Oh, stia tranquillo. Questo non è un problema." Dico, sicura, sapendo perfettamente che Tom ha gi° fatto tutto il necessario per lasciarmi uscire tranquillamente dal cancello della scuola.

"Okay, iniziate." Il prof. fischia nel fischietto, e Harry inizia ad avvicinarsi a me.

Essendo di fretta gli afferro il polso destro, e ignorando i sospetti che potrei destare lo faccio passare dietro la mia schiena, facendolo cadere a terra con una capriola. Mi siedo sopra di lui, e dopo aver sentito il prof. annunciare la fine mi alzo, urlando un "Ciao a tutti." corro a cambiarmi, senza aspettare le domande che potrei aver suscitato dopo quella mossa.

Nello spogliatoio vuoto mi cambio velocemente, e dopo essere passata dalla segretaria per annunciare la mia uscita mi dirigo verso il cancello. Dopo essere uscita inizio a ripercorrere la strada di casa, sapendo che lì troverò una macchina da poter usare per andare alla base dell'FBI, distante una mezz'oretta da qui.

Le strade sono vuote a quest'ora, perché sono tutti a scuola o al lavoro, ma una macchina che mi passa a fianco con velocità ridotta richiama la mia attenzione. Quando sorpassa l'angolo tiro un sospiro di sollievo, essendo a conoscenza del fatto che non potrei difendermi come sono capace nel mezzo di una città, sotto gli occhi di tutti. Dopo pochi minuti lo stesso suv fa capolinea dall'altra parte della strada, con la stessa velocità.

Cerco di guardare all'interno del veicolo, ma i vetri oscurati non mi rendono la situazione più difficile del previsto.

quando ormai penso di aver perso l'occasione di riconoscere il guidatore il finestrino si abbassa, e riesco a riconoscere una delle poche persone che in questo momento non vorrei vedere.

Il braccio destro di Lakowsky mi osserva da dentro la macchina con un ghigno sul volto. La macchina va avanti, e quando mi giro per vedere da che parte va non la trovo più, come se fosse sparita.

When spies fall in loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora