-Ti ho per caso dato il permesso di inginocchiarti?- sussurrò con la mano subito nella pistola.

Continuò a rimanere zitta.

La sua bocca saccente le aveva già procurato dolori, voleva evitare che succedesse una seconda volta, sapeva che non era nella posizione di ribadire la sua indipendenza.

-Stupida ebrea.- le tirò un colpo con il manico della pistola facendola cadere a terra con il labbro sanguinante.

Come se non bastasse le tirò due calci nei fianchi che le dolerono per i precedenti lividi, poi il soldato passò avanti.

Le lacrime le rigarono le guance, mentre le riportarono nel campo a lavorare.

Non riusciva a trasportare nulla, le facevano male i fianchi e la mano le bruciava, si stava infettando e portare 5 mattoni alla volta non l'aiutava.

Adeline non aveva subito la stessa sorte, lavorava normalmente e le intimava di continuare se non voleva essere sparata.

Proprio quando stava per cedere e far cadere tutti i mattoni arrivò il pasto, il ''sostanzioso'' pranzo che tutti agognavano con trepidazione.

Tutte si misero in fila con le proprie scodelle di latta alzate verso il grande pentolone, mentre la poltiglia di verdure veniva versata e a Ester toccò bella sostanziosa, ringraziò Dio mangiandola con grande appetito nonostante non fosse un pasto eccezionale.

Aveva conservato anche una fetta di pane duro che l'altra sera non aveva mangiato a causa dei rigurgiti e finito il pasto si avviò verso l'infermeria, ma venne fermata subito da Adeline che la prese per il polso.

-Ma dove vai?-

-In infermeria, perché?-

-Sei pazza? Li ti uccidono direttamente, a una ragazza che aveva un sacco di pustole l'hanno bastonata ed è morta.-

-Ha bisogno soltanto di essere disinfettata ... - purtroppo riusciva a credere alle parole crude di Adeline e si fidava della sua esperienza al campo.

-Cavatela da sola Ester, è meglio.- un consiglio spassionato.

Li lasciarono liberi per due orette e lei cominciò a girovagare tra le baracche, passando davanti a ragazze denutrite che si accasciavano quasi morte davanti alla porta d'ingresso.

Aveva letto dei libri di botanica quando era a casa e notò che proprio dove salivano le stecche che reggevano il filo spinato nascevano alcuni fiori, un controsenso visto che quel campo portava solo morte, ma scacciò quel pensiero cercando anche una piantina di camomilla.

Quel pensiero le riportò a quando la prima volta che aveva incontrato Wilm gli aveva consigliato degli impacchi di quella pianta e un sorriso malinconico le spuntò sul volto, ricordandosi quei giorni beati con un peso sul cuore.

Setacciò tutte le piantine e finalmente trovò proprio quella che cercava, ma era dietro il filo spinato.

Deglutì e si inginocchiò, pronta a rischiare, dopotutto era l'unica via.

Piano piano infilò la mano tra i due fili, sentendo la tensione che sibilava malefica al suo orecchio minacciandola di perdere il controllo e buttarsi contro di essa, morendo.

Afferrò lo stelo della camomilla, ma era sotterrata nella neve e non riusciva a sfilarla con naturalezza e velocità.

Deglutì e chiuse gli occhi, tirando e sentì qualcosa staccarsi, poi sfilò lo stelo e la neve cadde giù.

Ritirò subito la mano allontanandosi dal filo e accasciandosi al muro della baracca accanto.

Si strappò il bordo della veste che portava, non era pulitissimo ma era tutto ciò che si poteva permette.

The Nutcracker SuiteHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin