- Perché hai fretta di andartene? Siamo appena arrivate. - disse Michelle.
- Mi sono ricordata di fare una cosa... -
- Puoi farla dopo. - sentenziò Peter - Rimani. -
Potrei giurare di aver visto i suoi occhi brillare.
Deglutii il cappuccino e abbassai lo sguardo.- Ember mi ha appena rivelato che sta facendo uno stage all'Avengers Tower. Adesso voi due vi incontrate anche a lavoro, si direbbe fortuna... - cominciò Michelle scrutandoci - Se non fosse per il fatto che non parlate. Nella nostra scuola non si fa altro che parlare della tua scenata, Ember. -
- Non me ne può fregare nulla di cosa parlano. - risposi secca.
- Lo pensavo. -
- Nella mia scuola invece ci sono persone peggiori... - iniziai mantenendo lo sguardo in basso.
- Che intendi dire? Bulli? -
- Approfittatori. -
Alzai lo sguardo verso Peter e sentii la sua mano stringere la mia sulla superficie del tavolo.
- E anche gli stupidi, come me, che credono alle prime voci di corridoio e che si sfogano su chi non merita. - continuai - Io mi sento così stupida... Non merito la fiducia delle persone se io non sono la prima a riporla in loro. -
Mi alzai dal posto e Peter fece lo stesso.
- Resta. Io devo andare ragazzi, vi auguro una buona merenda. - sentenziai duramente.
In un batter d'occhio mi allontanai e mi nascosi in un vicolo cieco.
- Perfetto, qui potrebbero anche derubarmi. Ma si da il caso che... -
Realizzai di star copiando le parole di Stephen e sorrisi. Alzai la testa e vidi Peter: si avvicinò sempre di più al mio viso, lo afferrò tra le mani e baciò delicatamente la mia fronte.
- D-Dovevi restartene al tavolo. -
- Due giorni fa sono andato in un negozio. - iniziò con le lacrime agli occhi - Ho trovato la tua amica Sophie, colei che ti ha imbrogliato tutto quanto, che con la scusa di un vestito mi ha fatto rimanere con lei. -
- Lo so. E per di più quel vestito lo avevo già scelto io. -
Peter sorrise fra le lacrime. Le sue iridi erano arrossate. E se avesse pianto tanto per colpa mia?
- Le ho consigliato lo stesso vestito. Mi ha colpito. Indossato da te sarebbe stato magnifico, ne sono certo. -
Arrossii alle sue parole.
- Quello che sto cercando di dire è: sono entrato in quel negozio sicuro di trovarti lì, volevo parlarti. Semplicemente mi mancavi. Ma devi essere uscita un attimo prima e quando ti ho rivista... Con le tue parole mi è cascato il mondo addosso e mi sentivo colpevole anche se ciò che dicevi non aveva un senso logico. -
- M-Mi dispiace di averti fatto soffrire Peter... - dissi col pianto in gola.
- Dispiace a me. Ma una colpa in effetti la ho e-
- No Peter no. Tu sei così buono e io sono stata stupida a dubitare di te. Spero solo tu possa capire le mie ragioni. -
- Tranquilla. -
Si avvicinò e mi attirò verso il suo corpo. Mi strinse forte a sé come non mai. Ogni sua carezza scaturì un brivido lungo la mia spina dorsale.
- Stavo dicendo che una colpa in effetti la ho. - sussurrò al mio orecchio - Pensavo la timidezza potesse essere una buona scusa ma non lo è, la verità è che sono codardo e non ho mai avuto il coraggio di dirti cosa provo. -
- Peter, non devi giustificart-
- Invece si. - disse lui guardandomi negli occhi - Ho sbagliato anche io e per questo ti ho quasi persa. Se tu pensi di essere stupida per aver dubitato io lo sono di più per aver dato tutto per scontato. -
- Non ti ho mai sentito parlare così... Stai bene? -
- Benissimo, ho solo deciso di dormire meno e agire di più. -
Dette quelle parole abbassò lo sguardo sulle mie labbra e lo vidi avvicinarsi.
Iniziai a sentire parecchio caldo.- C-Che fai? -
- Agisco. - sussurrò.
Afferrò il mio viso fra le mani e si avvicinò: in quell'istante poggiò le sue soffici labbra sulle mie in un bacio puro, innocente, lento. In quell'attimo percepii di tutto.
- Non sei mai stata mia ma mancavi come se lo fossi - disse per poi riprendere a baciarmi.
- Peter, io-
Mi interruppi da sola e lo guardai, prendendomi nei suoi occhi. Sorrisi e trattenni le lacrime di gioia agli occhi.
- Io ti amo. - disse prima che potessi farlo io. Realizzò ciò che aveva appena detto e abbassò leggermente lo sguardo.
- Peter, stavo per dirti che anch'io ti amo. -
Sollevò il viso e sorrise.
Si avvicinò e mi baciò ancora una volta.- Non sai quanto ho temuto di non sentire queste parole. -
- Dimmi che non hai pianto per me. -
- E per chi avrei dovuto piangere se non per la donna che desideravo proteggere con tutto me stesso anche se lei non voleva vedermi? - rispose tutto d'un fiato - Sono contento. Non potrei aver avuto ragione migliore per piangere. -
- Oh Peter... -
- Va bene cosi. Sto benissimo adesso, tu sei con me. -
- Oh si, puoi dirlo forte. -
- LEI STA CON ME! - urlò uscendo dal vicolo. Lo seguii e tentai di fermarlo.
- Peter, non intendevo quest-
- Finalmenteee! - esclamò Ned. A giudicare dall'espressione di Michelle direi che anche lei se lo aspettava. Quella a non saper nulla ero proprio io.
ČTEŠ
Chromium.
Sci-fiEmber Quade è nata a Reno, nello stato del Nevada. A pochi mesi di vita, dopo la scomparsa improvvisa del padre, lei e la madre furono costrette a trasferirsi a Detroit, dai genitori di lei. Dopo la loro morte fu la volta di Washington per questioni...
∆ Chapter Twenty Four ∆
Začít od začátku