"Perché sei scappata così? Ho fatto qualcosa di sbagliato?" mi chiede il moro, comprensivo come non lo è mai stato.

"È solo colpa mia, tu non c'entri nulla" mi affretto a rispondere "Diciamo che tendo a fuggire quando qualcosa mi spaventa"

"Ti va di dirmi cosa ti ha spinta a svignartela?" sorride per invitarmi a parlare.

"In questo istante mi sembra la cosa più infantile del pianeta" cerco di distrarlo.

"Non ti giudico" si mette la mano destra sul cuore "Promesso"

"Ho il terrore degli aghi" mi abbandono alla sincerità e, con mia sorpresa, sul volto di Cole non appare l'espressione divertita che mi sarei aspettata.

"Non è una cosa stupida né infantile" un altro sorrido dolce "Ognuno ha paura di qualcosa, persino le persone che indossano perennemente una maschera da dure" mi tocca il naso con l'indice come sei fossi una bambina "Non hai nulla di cui vergognarti"

Rialzo lo sguardo che avevo abbassato per paura dalla sua reazione e gli rivolgo un sorriso.

"Sono entrato lì dentro per caso" mi confessa "Non avevo la più pallida idea di che posto si trattasse, però era uno dei pochi posti aperti e mi ci sono tuffato per sfuggire alla pioggia" resto in silenzio per incitarlo a continuare "In verità ho sempre desiderato un tatuaggio. Uno piccolino, in modo che in futuro possa guardarlo e ricordarmi della mia adolescenza. Credo che entrare proprio in uno studio di un tatuatore sia stato un segno del destino e mi piacerebbe approfittare di questo colpo di fortuna"

Resto in silenzio perché ho capito appieno che il suo è un lecito desiderio adolescenziale e, dato che questo periodo non dura in eterno, decido di accontentarlo.

"Torniamo dentro?" chiedo e i suoi occhi s'illuminano di gioia, facendomi capire di aver fatto la scelta giusta.

"Certo" mi sorride sprizzante di gioia ed insieme torniamo in quel posto che, dopo questa breve chiacchierata, mi sembra infinitamente meno ostile.

Ci accomodiamo nuovamente sulle poltroncine di pelle e mi guardo attorno, vedendo questa stanzetta sotto una prospettiva del tutto nuova.

Riesco quasi ad immaginare i tanti ragazzi che vengono qui per lasciare un segno indelebile sulla pelle, una specie di ricordo dei bei tempi in cui puoi fare tantissime cose pazze, ma che ti permettono di ridere fino a sentirti male. Tante cose belle, ma anche cazzate colossali, perché in fondo nessuno è perfetto e sbagliare ci permette di imparare cose che, senza averci provato, non sapremmo nemmeno cosa vogliano dire.

L'uomo che prima mi aveva spaventata con i suoi grandi occhi color carbone esce dalla stanza e, solo dopo aver salutato in un modo cordiale che non si addice per nulla al suo aspetto, esce dal negozio.

"È la prima volta che venite qui, vero?" ci chiede il ragazzo biondo che deduco sia il proprietario di questo studio e noi annuiamo "Sono Harry" ci porge la mano con un sorriso cordiale e ci presentiamo anche noi "Cosa posso fare per voi?"

"Vorrei fare un tatuaggio" risponde Cole al mio fianco mentre i suoi occhi riprendono a brillare per la felicità.

"Nero o a colori?" chiede Harry mentre lascia scorrere l'indice su una fila di raccoglitori disposti su una mensola dietro il bancone.

"Nero" Cole risponde velocemente, come se non avesse nemmeno bisogno di pensarci.

Dopo una serie di domande, il biondo poggia sul bancone in legno scuro come il parquet un raccoglitore con tantissime immagini di tatuaggi. Il ragazzo alla mia destra sembra stregato da quelle figure e, con curiosità, inizia a sfogliare le tante pagine, fermandosi quando un disegno lo colpisce particolarmente.

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