Wilm invece lo era spaventosamente, era alto anche se non aveva una presenza dominante, spalle larghe e fisico magro e asciutto , una ottima base su cui lavorare per plasmare un soldato; Gli occhi azzurri cambiavano dipendendo dal suo umore, di solito erano grigi come un cielo nuvoloso riflettendo il suo umore pensieroso e rilassato.

Aveva il naso dritto e spruzzato di lentiggini, i capelli ondulati erano sempre buttati sciattamente di lato, gli davano un aspetto affascinante e misterioso, qualche ciocca a volte gli cadeva sulla fronte e lui lo spostava con la sua solita nonchalance, il suo viso era molto spigoloso ma nonostante quello rimaneva sempre un bel ragazzo.

Per quanto lo fosse però non toglieva il fatto che per Ester rimaneva insopportabile, soprattutto quando le sorrideva con quel suo modo di fare strafottente e superiore che odiava.

In generale il ragazzo con cui viaggiava faceva di tutto per non essere la brutta copia di suo padre che Ester aveva visto in foto, il padre di Wilm e il figlio erano molto simili eccetto alcuni dettagli fondamentali.

Il giovane nonostante avesse preso il viso del genitore e i colori aveva i modi e gli atteggiamenti della madre, il sorriso strafottente, gli occhi ipnotici, la testa sempre tra le nuvole e l'orgoglio.
Ester sorrise, avendo un po' nostalgia della risata amichevole della donna e i suoi occhiali messi in modo buffo sulla punta del naso quando cuciva.

Si riscosse dai suoi pensieri a causa del gorgoglio proveniente dalla sua pancia, così si affrettò a seguire Karl verso la sala da pranzo.

La sala era grande con un tappeto persiano enorme che ricopriva tutta la superficie dove poggiava il tavolo, dove era stata poggiata una colazione abbondante: salumi, formaggi e uova, oltre a parecchi grammi di pane, caffè, marmellate e pfannkuchen o come dicono in America, pancake.

A Ester venne l'acquolina in bocca mentre si sedeva insieme ai due ragazzi, ma proprio prima di addentare il suo pane con marmellata si ricordò le parole della madre, che molte volte le aveva ripetuto di benedire sempre il cibo che mangiava, ma davanti a Karl...

Decise di recitare la Berakha' mentalmente, e poi proseguì a gustarsi la sua beneamata e tanto desiderata colazione, successivamente lei e Wilm si dileguarono dalla bella casa.

Arrivati alla stazione la mente di Ester cominciò a correre, le pulsazioni aumentavano mentre pensava a dove potevano andare, la cosa che più la innervosiva ovviamente era Wilm che fumava un sigaro tranquillamente guardandosi intorno come un bambino a una gita scolastica, così si ficcò le mani nelle tasche del cappotto, tastando con la mano qualcosa di insolito.

Tirò fuori una lettera che profumava di lillà, e si chiese in che contesto l'avesse lasciata li.

La aprì curiosa, trovando scritte nel foglio bianco un indirizzo e una città, con la firma di suo padre sottostante, si chiese se mentre l'aveva abbracciata gliel'avesse infilata in tasca, ma in quel momento era troppo concentrata a capire perché quell'indirizzo le suonasse così familiare.
-Cosa hai trovato?- chiese Wilm fregandole da sotto il naso la lettera.

-La nostra destinazione.-

***

Due ore dopo erano nella tana del lupo, la capitale della Germania, comunemente detta Berlino.

Ester già c'era stata molte volte con la sua famiglia per una scampagnata fuori città, ma non la ritrovò come l'aveva lasciata.

Adesso un telo rosso con una svastica nera ricopriva i bei palazzi e le stradine dove era solita mangiare un Brezel seduta su una scalinata, quei bei ricordi macchiati dalla pazzia di Adolf Hitler.

The Nutcracker SuiteWhere stories live. Discover now