Una stilografica per scappare dalla realtà

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*PRESENTE*

"Buongiorno signorina Sorrentino. Passato un bel fine settimana?"

"Non posso lamentarmi."

"Bene. Allora se si ricorda un paio di sedute fa le ho chiesto se avesse delle persone vere di cui fidarsi al suo fianco e le ho detto di tenersele strette per affrontare questo suo percorso, oggi le vorrei chiedere se anche lei oltre a loro sia pronta ad affrontare  questo."

"Certo che mi sento pronta. Sono sempre stata determinata e poi se non mi sentissi pronta non sarei mai venuta qui. Ma mi ha preso per scema?!"

"Oh no signorina, stia tranquilla. Mi spiego meglio: vorrei che lei mi parlasse un po' di com'era, come viveva prima che tutto questo accadesse."

"Oh, mi scusi allora. Beh cosa vuole che le dica...ero una ragazza come le altre: mi hanno sempre definita come una ragazza testarda e pronta ad aiutare gli altri. Io invece mi sono sempre vista come una persona normale, divisa tra le sue fragilità e i suoi punti di forza. Permalosa dalla nascita e sempre con la risposta pronta per avere l'ultima parola su tutto. Curiosa di conoscere il mondo, mi limitavo però a vivere normalmente, venivo a scuola, uscivo con i miei  amici, parlavo con i miei genitori ma questo non è cambiato."

"Però mi dica queste cose le fa ancora con la stessa frequenza e la stessa serenità di una volta?"

"A dir la verità no."

"Ecco, allora mi racconti di qualcosa del suo passato anche di cose accadute anni fa o di quando lei era bambina, belle o brutte che siano. Diciamo che voglio conoscerla meglio."

"D'accordo ma davvero non so cosa raccontarle. Da piccola ero una bambina felice, spensierata e davvero attaccata e contenta della sua famiglia."

"E quanti siete nella sua famiglia mi dica?"

"Quattro... cioè tre ormai. Mia sorella maggiore se n'è andata di casa anni fa. Da piccole eravamo inseparabili ma crescendo i suoi atteggiamenti cambiarono. I miei genitori pensavano che fosse solo una fase ma non fu così. Se devo essere sincera mia sorella divenne la più grande stronza del mondo. Non aveva più nessuna regola da seguire, faceva tutto di testa sua ed ormai i nostri genitori non erano più niente per lei. Proprio per questo io dovevo subire tutti i loro litigi facendo finta di non stare poi così male perché vedermi piangere rendeva mia madre ancora più nervosa e mia sorella ancor più bastarda ed insensibile. In casa mia volavano solo parole avvelenate e a parer mio insensate. Già, insensate. Insensate perché non è possibile che una madre e una figlia possano dirsi tali cattiverie. Con tutto ciò non sto dicendo che in casa mia si viva male, anzi il contrario. I miei genitori non mi hanno mai fatto mancare nulla ed hanno sempre fatto in modo che io fossi felice e mia sorella mi ha sempre voluto un bene infinito  ma con il suo cambiamento cambiò anche il nostro rapporto che finì per essere orribile. In ogni caso una volta compiuti i 18 anni e finito il liceo andò via di casa e nonostante tutto questo io ho sempre vissuto serenamente, con i miei genitori e con Dalyla che prese il posto di mia sorella."

Una lacrima scivolò sulla mia guancia ed io mi curai di distruggerla nel minor tempo possibile.

"Bene. Vede che le cose da raccontare ce le ha. Vuole dirmi qualcos'altro, ad esempio cos'è che le piace fare o cos'è che l'ha sempre aiutata in momenti  difficili come quello che mi ha appena raccontato?"

"Beh io ho sempre amato fare foto."

"Che cosa carina e come mai?"

"È semplice: è perché le foto a differenza delle persone non cambiano rimangono le stesse anche se il mondo dovesse stravolgersi. In una foto non puoi nascondere nulla: un sorriso, una lacrima, nessuna emozione può sfuggire all'obiettivo. La fotografia, quella vera e pura coglie la spontaneità delle persone, i particolari più belli di una natura misteriosa e le perfette imperfezioni del mondo. Una volta qualcuno disse che "Fotografare è porre sulla stessa linea di mira la mente, gli occhi e il cuore" ed io sono convinta che sia davvero così"

"Ha dei pensieri davvero profondi lo sa? Ed oltre la fotografia ha qualcos'altro che la fa stare bene?" 

"In effetti sì cioè in realtà è più che altro il mio sogno o almeno un modo per scappare via da tutto..."

"Bene, me ne parli allora."

"Si tratta della scrittura. Scrivo qualsiasi cosa: dalle storie più strane e improbabili ai miei pensieri più incasinati. Scrivere per me è un modo per fuggire in un'altra dimensione, per scappare dai problemi che a volte non riesco ad evitare. Quando mi sento triste, scoraggiata o semplicemente ho una giornata no, afferro una penna e scrivo le prime cose che mi vengono in mente. Non pretendo nulla dal mondo, cerco solo un rifugio, un modo di scappare da questa realtà che mi fa male! Il costante bisogno di afferrare una stilografica per macchiare il foglio di quell'inchiostro che andrà a dipingere i miei pensieri vive in me. Sono una sognatrice, un' inguaribile romantica e una strana pazza che si comporta così solo per non dover spiegare come si sente in realtà! È quindi per questo che scrivo: liberarmi dei pesi che mi porto addosso. Non pretendo nulla da nessuno, sogno solo di poter dire quel che voglio liberamente senza essere giudicata!" 

Non mi resi conto che alla fine di quel discorso stavo quasi urlando in preda alle lacrime e non riuscivo a smettere. Avevo bisogno di tornare indietro nel tempo ed aggiustare tutto quello che era andato male nella mia vita a partire da mia sorella e finendo con Cameron, ma non potevo e l'unica cosa che avevo in quel momento era un attimo di sfogo tra le braccia della signora Castellani che mi abbracciò come fossi sua figlia. Avevo davvero bisogno di un abbraccio che mi sapesse così tanto di materno.

Ah ora che ci penso, credo di dover dire davvero grazie alla signora Castellani. Grazie per tutto quello che sta facendo per me, gliene sono davvero grata.

If I didn't believe in You. // In RevisioneWhere stories live. Discover now