Don't talk, Joey. Gods listen to you.

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<<E allora?>>

<<E allora, Daisy, non lo so.>>

<<E allora>>, s'intromise il capo, <<Direi che è ora di lavorare e non di chiacchierare.>>

Io e la mia amica ci guardammo e quasi scoppiammo a ridere.

<<Scusa, John.>>

John mi conosceva da quando ero piccola, non era un vero e proprio rapporto capo-dipendente molto rigido dal momento in cui mi aveva vista crescere, però se doveva riprendermi non esitava a farlo.

<<Cosa non ti convince?>>

<<Alexander è un bel ragazzo, ma questa è una cosa oggettiva.>>

Estrassi il cesto della lavastoviglie contenente le tazzine, poggiandolo nel lavabo.

<<Però?>>

<<Però è troppo dolce, troppo perfetto, troppo pressante. Mi sta con il fiato sul collo. Ci parlo bene, per carità, è anche carino nei modi e simpatico.>>

<<Sento aria di Friendzone.>>

<<Esattamente. E poi non ha un proprio carattere, almeno in mia presenza. Se io dico bianco e lui pensa nero, dirà che è bianco solo perchè lo dico io. E non è così che dovrebbe funzionare.>>

<<Al di là della mancanza di personalità, non può andare già in partenza semplicemente perchè, parliamoci chiaro Jo, non ti piace abbastanza.>>

<<Infatti siamo solo buoni amici, ma lui sembra non volerlo capire.>>

<<Joey, apri gli occhi!>>, schioccò le dita davanti ai miei occhi, <<L'ha capito ma crede che prima o poi qualcosa potrà cambiare per qualche volere divino!>>

Ci lasciammo andare in una risata.

Quando esprimeva le sue teorie che per lei erano più che esplicite assumeva l'espressione di una pazza psicopatica.

E niente mi faceva divertire più del vederla con quella faccia.

Scossi la testa sorridendo, <<Gli dèi sono dalla mia parte, Daisy>>, ironizzai.

<<Già, povero Alexander>>, ridacchiò divertita.

Subito dopo la sentii tossire, <<O forse hanno preso le parti di un'altra persona...>>

Sollevai un sopracciglio, <<Cosa intendi?>>

Con un cenno di testa indicò verso l'entrata.

Alexander venne verso il bancone, "Mai vista barista più bella", sorrise.

"Oh mio Dio, cominciamo bene!"

L'espressione di Daisy cambiò radicalmente.

Cercò di mantenersi seria.

Prima, però, si voltò nella direzione opposta alla nostra per cercare di non ridere, mordendosi l'interno delle guance.

Forzai un sorriso, <<Scusa, ma non posso parlare, sto lavorando.>>

<<Ti ho vista da fuori, hai parlato tutto il tempo con la tua amica.>>

Entrai in panico.

"Ora cosa invento?"

<<Già, ma...>>

<<Io sono la figlia del Padrone di questo locale>>, s'intromise Daisy.

"GRAZIE A DIO!"

L'ordine degli sguardiWhere stories live. Discover now