IL NUOVO MONDO

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Saranno comodi i materassi del dormitorio alla base, ma a casa si dorme decisamente meglio. Io mi sto abituando a tutti i cambiamenti. Tutti noi ci stiamo abituando, le ragazze soprattutto.
Lo stile di vita "anni '80" sembra adattarsi molto bene ai nostri caratteri. Si vive in modo decisamente meno frenetico. Peccato che tutto questo ci venga imposto dalla situazione e non sia frutto di un cambiamento liberamente scelto della nostra società. Resta la sottile ansia quotidiana, gli allarmi antiaerei e le esplosioni sempre più frequenti anche se lontane. I Russi non hanno gradito le ultime risposte ai loro attacchi. Continuano ad effettuare ricognizioni e hanno intensificato le incursioni, ma dalla parte sbagliata. Volano sempre più spesso verso la Toscana e gli Appennini in direzione di Grosseto. Chissà cosa pensano di trovare. Le piste di Pisa e di Grosseto sono dei campi di patate già da tempo. 
Anka si sta lamentando che Pellecchia gli ha smontato la macchina del caffè. Ormai questo ragazzo è diventato di famiglia. Marina, la mia figlia più grande, ha cominciato a chiamarlo "Archi", da Archimede. Non il filosofo e matematico siracusano, ma l' Archimede Pitagorico di Paperopoli, l'amico di Paperino. Effettivamente il suo andamento dinoccolato e certe espressioni del viso lo ricordano. È l'unico che conserva la frenesia che noi stavamo abbandonando. Sempre con quel cavolo di cacciavitino in mano. Sempre a rigirare qualcosa per capire come aprirlo. E mai ad esimersi dal farlo. Ovviamente tutta roba che non funziona da mesi. I nostri cellulari, tablet, computer. In testa gli frulla qualcosa è evidente. Apre e guarda. E confronta. E poi bofonchia cose strane. L'unica cosa che si capisce è quando ripete tra sé la domanda "ma perché". 
Beh, adesso che ci ha messo le mani lui, la lavatrice nuova che avevamo comprato poco prima del Cyberharbour funziona. Non riconosce che tipo di panni ci sono dentro, ma lava. Questo è l'importante.
Io sto sfogliando il giornale. Ci sono tre grosse novità. Enormi novità, qualcosa che probabilmente avrà un impatto notevole sul nostro futuro. 
La prima è che il Presidente della Repubblica è vivo ed è nel territorio delle Regioni Libere. È in un posto segreto adesso, ma sta bene. Se lui è vivo ed in carica, significa che La Repubblica Italiana esiste ancora. Soprattutto io so di stare dalla parte giusta. Questo fatto mi ha tolto parecchi pensieri. La seconda è che sono arrivate notizie e immagini di scontri all'interno della Russia stessa. Sembra che a San Pietroburgo il leader del partito liberal progressista, Alexandr Rodionov, abbia esposto le prove di pesanti brogli alle ultime elezioni e che un'imponente folla si sia radunata da giorni nelle piazze contro gli ultranazionalisti al governo. Si parla anche di scontri tra diverse fazioni delle forze armate. 
Anche in Cina, una nuova "rivolta degli ombrelli" partita da Hong Kong si sta espandendo in altre regioni. La ciliegina sulla torta è che gli Stati Uniti sono dalla nostra parte. Sono stati parecchio colpiti dagli attacchi informatici dei primi giorni, ma hanno dato l'ordine a tutte le loro forze presenti in Europa e in grado di combattere, di supportare gli sforzi bellici degli eserciti impegnati contro i Russi. A proposito, una telefonata dell'Ammiraglio, appena tornato da Torino, mi ha anticipato che adesso facciamo parte delle Forze Armate Unite d'Europa. Mi ha anche detto che la dicitura corretta potrà dirmela solo nella riunione di domattina.

La sala riunioni sta cominciando ad essere sempre più vissuta. I fogli puntati su tutte le pareti si sono moltiplicati. Rapporti, avvisi, schemi giustapposti in progressione lungo la cornice di legno che gira intorno a tutta la stanza. I più recenti sono subito a destra della porta tagliafuoco. Poi, verso sinistra, tutti gli altri. Io sto occhieggiando la lista delle prossime missioni, quando entra l' Ammiraglio de Rosa seguito dal Colonnello Bertucci e il resto dello staff di comando. Oramai l'organizzazione si sta consolidando e ormai Base Bianca ha raggiunto una sua piena operatività. Venendo qui ho notato due "nuovi" Harrier e quattro elicotteri AB212. Mi dicono che è roba riesumata e che viene dalla Spagna. Vedo anche un po' di facce nuove. Tre sono ragazze. 
"Signori, comodi" esordisce l'Ammiraglio. Tutti ci sediamo. Adesso c'è una nuova fila di sedie completamente occupata, dietro quella dove mi piazzo io di solito. "C'è parecchia carne al fuoco. Voglio cominciare subito parlando della conferenza di Torino". Tutti drizziamo orecchie e schiena. "La notizia l'avete letta tutti. Il Presidente è vivo e vegeto, legittimo e in carica. Con lui il Presidente della Camera dei deputati e una cinquantina di parlamentari. La sera dell'invasione erano tutti ad una cerimonia al Quirinale. I Corazzieri e varie guardie del corpo sono riusciti ad evacuarli e a nasconderli. Quando è stato più chiaro cosa stava succedendo sono riusciti ad organizzarne la fuga grazie anche ad alcune cellule partigiane. Sì Spitz hai sentito bene. Le bandierine blu sulla linea del fronte adesso possiamo e vogliamo chiamarle Partigiani. In realtà sono unità combattenti costituite dai superstiti della Brigata Folgore provenienti da Pisa, Pistoia e Bracciano, unitisi a superstiti e sbandati provenienti dal sud. Sono combattenti di alto livello, ma per ora sono male equipaggiati e a corto di rifornimenti". De Rosa fa un passo indietro e si affianca ad un ufficiale in mimetica, decisamente molto alto e ben piazzato, ma abbastanza avanti con l' età. "Vi presento il Generale dei Carabinieri Adelmo Peruzzi. Lui vi illustrerà, anche con notizie di prima mano, la situazione a Sud."  L'uomo fa un passo in avanti. Non ha nessun foglio. Usa il leggio solo per appoggiarvi una mano. Solo adesso mi rendo conto che dietro di lui, appoggiata al muro, c'è una stampella. 
"Buongiorno a tutti" comincia a parlare con una voce potentissima. Sono il comandante del corpo dei Corazzieri." Poi ruota la testa per indicare tutt'attorno. "Innanzitutto voglio farvi i complimenti per tutto quello che avete messo su qua. È veramente impressionante. Io mi sono reso conto di quello che succedeva qui solo quando c'ero dentro. E complimenti per il lavoro che state facendo. Colgo l'occasione per portarvi anche i saluti e i complimenti del Presidente della Repubblica. Si trova in un luogo sicuro. È in ottima salute e pienamente operativo. Sta lavorando per garantire la continuità di governo della Repubblica Italiana". Sembra voler chiarire una volta per tutte che tutti i presenti stanno da una parte precisa ed è quella per cui hanno prestato un giuramento, chi prima chi dopo. Poi si avvicina alla carta. "Le posizioni che avete indicato sulla carta sono sostanzialmente corrette. I Russi hanno effettuato lanci di paracadutisti e sbarchi di truppe aviotrasportate subito dopo gli attacchi preventivi della prima notte. Il loro compito sarebbe stato quello di favorire gli sbarchi sulle coste Tirreniche e Adriatiche oltre che in Sicilia. Sbarchi che in Adriatico non sono avvenuti per i motivi che sappiamo e che sono stati molto limitati sulle coste Calabresi e Campane. In Sicilia gli sbarchi sono stati più consistenti perché partiti dal Golfo della Sirte.  La base di Sigonella è occupata e pienamente operativa. È da lì che provengono le incursioni verso il Nord. Operano squadriglie di Su24, Su34, Su33 e Mig29. L' AWACS che captate è un AN50 che parte da un base in Libia. Dalla Libia partono anche incursioni dirette sulla Sardegna e sulla Francia. Comiso è in fase di riallestimento e non manca molto prima che i Russi la rendano pienamente operativa. Di fatto la Sicilia è completamente militarizzata e sotto il controllo dei Russi. Sappiamo per certo che sono presenti due divisioni di fanteria meccanizzata e una corazzata. La buona notizia è che hanno scarsissimi mezzi per fargli attraversare lo Stretto. I traghetti sono stati quasi tutti affondati dai nostri". Il Generale sta confermando cose che già sapevamo, anche se ci da più dettagli sui numeri e sulle circostanze. Prosegue poi col rapporto di tutto quello quello vissuto in prima persona dalla notte dell'invasione. Ogni tanto sul suo volto si legge la sofferenza causata dalle sue ferite e la stanchezza accumulata nelle ultime settimane. L'Ammiraglio lo invita a sedersi, ma il corazziere vive la richiesta quasi come un affronto. L'uomo semplicemente si rilassa un po' e smette di lottare per mantenere la rigorosa compostezza che anni in quel ruolo sembrano avergli instillato nel DNA. Mentre parla degli eventi vissuti in prima persona, da semplice rapporto le sue parole si trasformano in un racconto. 
"La sorpresa è stata totale. Almeno per noi. Non ci è arrivata nessuna informativa che potesse sviarci dalla routine e dai programmi già stabiliti. Tanto è vero che in quel momento ci trovavamo nella Sala dei Corazzieri, la più grande del Quirinale, per recuperare una cerimonia di premiazione rimandata settimane prima. Oltre al Presidente, c'erano i Presidenti di Camera e Senato e svariati Parlamentari, per lo più appartenenti a commissioni che avevano a che fare coi ministeri della cultura e dell'istruzione. La cerimonia stava per finire quando il comandante operativo di turno entra nel salone con tutti i suoi uomini esclamando ad alta voce, ma con calma "Enea! Enea! portiamo Anchise alla rocca!". La reazione della maggior parte dei presenti è stata quasi di divertita sorpresa. La mia di intimo terrore, immediatamente nascosto da anni di addestramento. Anche se il mio ruolo è ormai istituzionale, certi automatismi non si dimenticano, così anticipando tutti i miei colleghi  avvolgo le spalle del Presidente e lo trascino, più gentilmente che posso verso la piccola porta alle nostre spalle. Ad attenderci c'erano già quattro operativi armati di tutto punto che ci hanno fatto indossare i giubbotti antiproiettile. Il Presidente non si scompone. A vederlo sembra un vecchietto fragile, ma alle spalle ha un vissuto non indifferente, tra Anni di Piombo e Guerre di Mafia. Sul volto aveva stampato il determinato cipiglio di chi sapeva già cosa fare. Chiede di mettersi in contatto col Presidente del consiglio e gli altri ministri che non erano presenti quella sera. Gli unici che avrebbero risposto all'appello nelle ore successive sarebbero stati il Ministro della Difesa e quello dei Rapporti col Parlamento. Nelle prime ore pensavamo di reagire ad un attacco terroristico di gravità estrema. L'idea era quello di muoverci verso la Caserma Bazzani, a Sud della città, dove c'è un centro di comando attrezzato e protetto per le emergenze nazionali. Scendiamo nella rimessa dove abbiamo il "bottino", cioè tutti i mezzi e l'equipaggiamento a nostra disposizione. C'erano già quattro Puma a sei ruote accesi e pronti a partire. A far parte del convoglio altri sei trasporti RG12, tutte le Moto Guzzi disponibili con un uomo armato a far da passeggero e qualsiasi mezzo con un motore e almeno due ruote. Dovevamo evacuare tutti i presenti in quel momento al Quirinale. Anche il capo cerimoniere ci seguiva col suo scooter. E anche lui portava sul sedile di dietro un corazziere armato di fucile d'assalto. In pochi minuti eravamo tutti pronti e ci siamo messi in strada. Luci spente, niente sirene. Cercavamo di non dare nell'occhio, per quanto ci potessero riuscire una trentina di mezzi, di cui la metà blindati, che si muovono per il centro cittadino. Il Presidente cercava di usare il cellulare, ma tutti i collegamenti sembravano interrotti. Anche le comunicazioni radio erano parecchio disturbate. Cercavamo di evitare le principali arterie stradali dirigendoci verso l'EUR. Dopo alcuni minuti un paio di eventi hanno chiarito a tutti la gravità della situazione. Per prime sono arrivate le esplosioni, tutte in direzione Sud, proprio dove eravamo diretti noi. Poi il mitragliere sulla torretta del nostro Puma comincia a gridare 'Parà, parà, sopra di noi'. Io gli intimo di non sparare. Non volevo che ci individuassero grazie ai nostri traccianti.  Il Presidente mi guarda e annuisce. Ci siamo già intesi. Dico al guidatore di fare dietro front e comunico alla colonna che si va alla "grotta". Si tratta di un rifugio NCBR sotto i laboratori del CNR al Gran Sasso. Non c'è bisogno di altre comunicazioni. Tutti sapevano già cosa fare. Da lì in poi il viaggio è stato abbastanza tranquillo. Anche perchè dalle frequenze assegnate alle forze di polizia è stato diffuso uno "strano" comunicato per tutte le forze di pubblica sicurezza. Dicevano che la situazione era sotto controllo, che non era necessario l'uso della forza, di deporre le armi e di attendere sul posto ulteriori ordini. Lo sguardo del Presidente era lo stesso di tutti presenti: incredulità e stupore. Lo abbiamo visto sprofondare sul suo strapuntino per qualche secondo. Per poi raddrizzare la schiena e ordinare "andiamo! è un colpo di stato. Andiamo". Da quel momento le esplosioni si sono diradate, ma abbiamo continuato a scorgere passaggi di aerei da trasporto e lanci di paracadutisti. Comunque in poche ore eravamo a destinazione".
Il generale Peruzzi sembra cedere un po' di più al dolore o alla stanchezza e si appoggia con l'altra mano al leggio, ma non smette di parlare per almeno un'altra mezz'ora e non si esime dal rispondere a tutte le domande che molti di noi gli pongono.
Di fatto i cosiddetti "sovranisti" nostrani ci hanno venduto ai nazionalisti Russi. Non ci sono prove provate, ma tutti gli indizi indicano nel Ministro degli Interni il principale responsabile e complice di questo colpo di mano. Per fortuna solo pochissimi, tra forze dell'ordine e forze armate, hanno preso posizione in favore dei Sovranisti, ma proprio per questo la gran parte è stata internata in campi di prigionia. Chi non si è arreso e non è riuscito a fuggire è stato semplicemente trucidato. Come è successo all'Ottavo Reggimento dei Bersaglieri nei pressi di Caserta, completamente eliminato dopo due giorni di combattimenti. E non è stato il solo episodio. Purtroppo anche le notizie sui nostri compagni di Marina sono più che sconfortanti. Ogni speranza che ci dava la mancanza di notizie certe ci è stata tolta dalle parole del Corazziere. Tutti i porti militari sono distrutti e le unità presenti o alla fonda nelle vicinanze affondate. Si parla del settanta per cento della flotta. Tutte quelle in crociera fuori dal Mediterraneo sono da considerarsi disperse, quindi non utili. Unico spiraglio di luce viene dal fatto che alcuni rapporti non confermati parlano di unità superstiti in Adriatico, nascoste vicino alle coste greche. 
Prosegue la riunione operativa l'Ammiraglio De Rosa. Ci presenta i nuovi arrivati. Tra loro le tre ragazzine. Dall'aspetto potrebbero essere mie figlie. In realtà sono tutte e tre piloti. Hanno appena completato l'addestramento negli States. Una è un elicotterista ed è un finanziere. Le altre due invece sono piloti AMI ed hanno appena ottenuto la qualifica sugli F35B, quelli a decollo verticale, ed hanno appena completato l'addestramento negli States. Purtroppo mi viene da dire, perchè di F35 funzionanti in giro non ce ne sono. A riguardo alzo la manina e pongo la domanda che mi è frullata in testa sin da subito.
"Signore, l'Harrier non è l' F35. Come facciamo a farle volare?" 
De Rosa allarga leggermente di lato la fessura che ha per bocca e fa l'occhiolino a Santo. So già che quando fa così per me si avvicinano i guai. "È per questo che le affidiamo alle tue cure Spitz". 
"Noo! Non io! Perché" penso senza osare dire. Però penso velocemente e vedo uno spiraglio e obietto "E come? Me le metto sulle ginocchia? Non abbiamo né un simulatore e nemmeno un..." Santo allarga il sorriso mentre mi interrompe "Non hai visto l'ultimo acquisto che abbiamo fatto su Ebay. Abbiamo un bel T biposto che ti aspetta dall'altra parte dell'Hangar. Volevamo farti una sorpresa". In sala si leva un brusio di risate, mentre io sprofondo nella mia sedia e incrocio le braccia, stampandomi sul viso il tipico broncio  che fanno i bambini quando gli viene detto che è ancora troppo presto per andare a fare il bagno al mare.
L'Ammiraglio rincara la dose. "Ti ricordi GattoDiMerda? Quel tizio spocchioso che pensava di essere un fenomeno e invece non ne aveva un'idea. Beh, se sei riuscito a far volare decentemente lui, queste le fai diventare Combat Ready in poche ore". Le ragazze si guardano tra loro sgranando gli occhi in un sussulto di infastidito stupore, ma De rosa continua "questi sono piloti di prim'ordine e di grande talento. I primi dei rispettivi corsi, devono solo prendere confidenza col mezzo e imparare un paio di procedure. Non ci vorrà molto". Io mi ricompongo e strizzando l'occhio al De Rosa "garibaldinamente obbedisco" rispondo. Una breve risata si propaga nella sala. Santo prende la parola "Ragazzi, la settimana sarà intensa e abbiamo un programma di volo molto serrato. Abbiamo nuovi aerei e spero molto presto nuovi piloti operativi. Abbiamo anche rafforzato le difese nella nostra area a siamo meglio coperti. Questo ci permetterà di essere più liberi ad elastici nei voli. Per ora la priorità è ancora la difesa del nostro spazio aereo, ma stiamo già studiando i piani per cominciare a spingerci a sud e dare maggior supporto ai nostri sulla linea del fronte. Negli ultimi giorni gli scontri si stanno intensificando e noi dobbiamo incomiciare a dare una mano". Poi si rivolge all'Ammiraglio che scuote la testa per dire che per quel che lo riguarda è tutto. "Ok..abbiamo finito. Le task per i prossimi giorni sono già tutte appese e assegnate. Mettiamoci al lavoro".

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 26, 2019 ⏰

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