Capitolo III: I'm A Mess

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Atlas Hands

Capitolo III: I'm A Mess

"Oh, I'm a mess right now,

inside out.

Searching for a sweet surrender,

but this is not the end.

I can't work it out,

how going through the motions,

going through us.

And, oh, I've known it for the longest time.

And all of my hopes,

all of my words,

are all over written on the signs,

when you're on my road

walking me home."

(I'm a mess - Ed Sheeran)

16 gennaio 2013

Non è una bella giornata.

Louis è steso sul suo letto, mangiando schifezze e guardando un programma idiota in tv, e non è una bella giornata.

In realtà, non sono stati quattro giorni fantastici, in generale. Ha piovuto di continuo, quindi Louis non ha potuto più trovare scuse per non studiare e si è chiuso in casa, in compagnia dei suoi libri. Se solo fosse riuscito a concentrarsi un minimo, giusto un poco, sarebbe stato fantastico. Ma tutte le vote che Louis guardava le pagine, le parole stampate danzavano sotto al suo sguardo, al ritmo di una canzone che non conosce, un sapore salato sulle labbra, dietro agli occhi, sotto alla pelle.

Harry non si è fatto più sentire, e Louis sogna tutte le notti occhi troppo tristi e labbra fatte per sorridere. Sogna stupidi ricci e stupide sciarpe tra i capelli, sogna stupide mani enormi e stupide parole come a settembre ho provato a suicidarmi.

E poi c'è quello stupido sapore di mare tra le labbra, incastrato tra i suoi denti, sciolto sulla sua lingua. E a Louis non è mai piaciuto molto il mare, a dire la verità. Louis odia la sabbia, odia la marea, odia il vento. Ma quel giorno, quel giorno c'era acqua salata nei suoi occhi, nel suo cuore, nel suo sangue, c'era acqua salata sulla punta delle sue dita.

Louis pensa che Harry abbia la mente e il corpo di una poesia, ma il cuore di un uomo morto.

Quando sente il cellulare suonare sul comodino, non si preoccupa neanche di guardare il nome sullo schermo, mentre pensa a sale e acqua e Harry.

“Pronto?”

“Pronto? Ehi, ciao, Louis. Sono Harry.”

Acqua salata e sabbia tra le dita dei piedi.

“Harry.” riesce a dire soltanto, perché non si aspettava di sentire di nuovo quella voce roca e disperatamente triste.

“Ciao, Louis. Scusami per l'orario, ma volevo chiederti – sei impegnato?”

Louis si volta e guarda l'orario sulla sveglia. 10.22 pm.

“No, non sono impegnato.”

“Perfetto. Ti andrebbe di venire al parco? Ha smesso di piovere e si vede il cielo.”

Louis esita un solo istante, prima di rispondere. “Certo.”

“Bene.”

“Sarò lì tra venti minuti.”

“Ok.” e Harry lo sussurra così piano che Louis non riesce quasi a sentirlo.

“Le stelle sono bellissime stasera.”

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