c a p i t o l o 2❁

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Finalmente arriva la ricreazione e al suono della campana tutti gli alunni, nonostante sia solo il primo giorno di scuola, si precipitano impazienti e affamati fuori dalle loro aule inondando i corridoi.
Io e Isa ci avviamo verso l'androne gremito di gente.

"Sei pronta? Te la senti?" domanda lei voltandosi verso di me.

"Possiamo farcela." rispondo serrando le labbra.

Ci prendiamo per mano e, con le dita intrecciate, ci infiliamo nell'ammasso di persone sudate a causa del caldo che ancora a metà settembre fa desiderare un ultimo bagno a mare mentre invece noi siamo rinchiusi tra queste quattro mura incastrati tra banchi bassi e dizionari pesanti.

Tra spintoni e gomitate riusciamo a raggiungere l'uscita.

"Ci conviene andare sul prato." enuncia Isa dopo uno sbuffo sonoro.

Annuisco e ci incamminiamo verso il prato del giardino che si estende sul lato destro della scuola: è la parte che preferiamo entrambe per rilassarci dopo prime le tre ore estenuanti e per riacquistare un po' di energia per le altre tre.

Anche fuori, dato il caldo estenuante, ci sono un sacco di studenti. Piccoli e grandi gruppetti di gente occupano il prato, c'è chi si abbraccia dopo tre mesi di assenza e ci sono ragazze che raccontano della loro cotta estiva, ragazzi che fanno passaggi con la palla, e persone che a vicenda mostrano le foto al mare o in qualche parte sconosciuta del mondo.

Io ed Isa ci accostiamo in un piccolo angolino vicino al muro dell'istituto e con le schiene appoggiate all'intonaco iniziamo a sgranocchiare qualcosa.

"Hey Lia, io vado a prendere una bottiglietta d'acqua perché qui c'è così caldo che tra poco mi sciolgo, vieni con me?"
Isa si alza e passa una mano sui jeans per pulirli.

"No preferisco restare qua, così non ci prendono i posti. La prendi anche a me?" apro lo zaino e infilo la mano alla ricerca di qualche monetina "Ecco tieni." Le porgo una monetina dorata da cinquanta centesimi e lei allunga la mano per afferrarla.

"Arrivo il prima possibile, devo sfoderare nuovamente la mia spada per farmi spazio tra quell'ammasso di adolescenti sudaticci."

"Beh buona fortuna cara, che la forza sia con te."
E dopo una risata frettolosa Isabel si allontana verso l'entrata.

Poggio la testa al muro e chiudo gli occhi per un minuto, dopo un sospiro li riapro e, mettendo le cuffiette, afferro il mio libro e riprendo con la lettura.

I miei occhi iniziano a sfrecciare da una parola all'altra, scorrono da un capitolo a quello successivo in breve tempo, e tra dialoghi e personaggi perdo la cognizione del tempo.

Finché dopo un po' non mi accorgo che un'ombra troneggia su di me.

Non alzo nemmeno lo sguardo, sposto un po' lo zaino e libero lo spazio a Isa necessario per sedersi mentre continuo la mia lettura.

Ma vedo che l'ombra continua a ingombrare il cielo sopra la mia testa.

Finalmente stacco gli occhi dal libro e li alzo verso la figura che mi sovrasta.

Tra il sole che mi accieca e gli occhiali pieni di ditate ci vuole un po' prima che metta a fuoco il volto della persona che mi guarda dall'alto, aggiusto la montatura degli occhiali sul naso e strizzando gli occhi osservo meglio la persona davanti- o meglio sopra- di me.

"Sei tu...Amalia?" domanda un ragazzetto che indossa una gigantesca montatura verde sul naso lentigginoso.

"Si sono io, hai bisogno di qualcosa?"

"Ehm...bene...i ragazzi mi hanno mandato a prendere...vedi...la-la palla." mi informa impacciatamente e solo ora, seguendo il suo sguardo, mi accorgo che alla mia sinistra, incastrata tra il mio zaino e il mio fianco, c'è un pallone da calcio usurato. Come ho fatto a non accorgermene prima, insomma, stiamo parlando pur sempre di una palla! La contemplo con occhi leggermente sgranati continuando a pensare a quanto sia stata immersa nella lettura.

Il ragazzetto fa un colpo di tosse per poter riavere la mia attenzione e io, una volta afferrata la palla ancora un po' stordita, gliela porgo.

"G-graz..."
"Allora, ti muovi ragazzino? Quanto ci metti per prendere una cazzo di palla?" sentiamo urlare dietro il corpo magrolino che è ancora in piedi davanti a me.

"Veramente...ehm...la sto prendend-" risponde lui stringendo la palla al petto.
"Vedi di sbrigarti invece, a saperlo mandavamo qualcun altro a prendere la palla dato che quella là nemmeno rispondeva." è un ragazzo che parla, uno di quelli che stava giocando a calcio insieme ad altri dall'altra parte del prato.
Corrugo le sopracciglia appena capisco che quella là sarei io.

"Scusate...ecco, ehm, tenete." il ragazzino corre verso di loro e con la palla in mano mentre io lo seguo con lo sguardo "ora...potrei, ecco, unirmi a voi?"

"Beh primino, certo che puoi, se la prossima volta magari ti dai una mossa puoi sempre diventare il nostro raccattapalle." un altro ragazzo affianca quello che ha precedentemente parlato e gli posa una mano sulla spalla.

"Io in realtà vorrei...vorrei...giocare con voi."

I due ragazzi se la ridono di gusto e poi, incrociando le braccia, ritornano a guardarlo con le sopracciglia inarcate.

"Tornatene a studiare, che è meglio." proclama infine il ragazzo che ha iniziato la discussione.

"Sapete ragazzi, meglio un uomo che i neuroni li usa piuttosto che uomo che con i propri ci gioca a calcio." è la mia voce quella che li fa girare all'improvviso verso la mia direzione, ed immediatamente mi sento microscopica.

"Scusami, hai per caso parlato?" chiede con un ghigno stampato in volto il biondino che prima aveva affiancato l'altro.

"Ecco appunto." ribatto incrociando le braccia e avvicinandomi a loro "Sapete, ragazzi, come ha detto Woody Allen -certo, ammesso che voi lo conosciate- il vantaggio di essere intelligente è che si può sempre fare l'imbecille, mentre il contrario è del tutto impossibile. Spero non vi sia risultato troppo pesante provare a comprendere queste parole. Detto questo, divertitevi senza i vostri neuroni e, soprattutto, senza un raccattapalle ai vostri piedi." strappo la palla dalle mani del ragazzino al mio fianco e la getto sul petto del biondino davanti a me "Ah e per la cronaca quella là non vi ascolta perché ha cose nettamente più interessanti a cui dare conto."
Mi giro e mi dirigo verso l'ingresso dato che, oltre all'arrivo di Isa, è appena suonata anche la campanella.

"Oh amico ma chi è Woody Allen?" sento domandare alle mie spalle.
"Sta zitto coglione." risponde irritato il ragazzo dai capelli neri che affiancava il biondo.

Raccolgo lo zaino con un sorriso di soddisfazione stampato in volto e raggiungo Isa che mi prende a braccetto dopo avermi passato la bottiglietta d'acqua ghiacciata mentre ci dirigiamo nuovamente verso la classe.

"Lia che stava succedendo?" vuole sapere lei.

"Mhh niente di interessante, come la personalità di quegli energumeni d'altronde." la mia amica scoppia in una sonora risata che le illumina il volto e viene accompagnata dalla mia.

Rientriamo nuovamente nell'istituto, più cariche di prima, per porre termine alla prima di una lunga serie di giornate scolastiche.

L'arcobaleno dopo la tempesta Where stories live. Discover now